La Torre Nera Recensione: viaggio al cuore dell'universo

Lontano dai libri parliamo di un film d'avventura per ragazzi di sufficiente fattura, chi ama la mitologia di Stephen King però avrà dell'amaro in bocca.

La Torre Nera Recensione: viaggio al cuore dell'universo
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Si narra che al centro dell'universo ci sia una Torre Nera in grado di proteggere gli uomini e l'umanità da forze oscure, che aspettano fameliche al di là delle nuvole. Aspettano impazienti che qualcuno annienti la stessa torre, che azzeri qualsiasi barriera fra il bene e il male, così che l'oscurità possa finalmente dominare il mondo - anzi, i mondi. Perché uno soltanto a Stephen King, maestro dell'horror e penna spesso sopraffina, andava decisamente stretto. Non è un caso che per raccontare la sua torre nera abbia impiegato sette libri (più uno extra), incrociando inoltre la lunga storia ad avvenimenti narrati in altri suoi libri, creando così l'hub definitivo della sua galassia letteraria. Trasformare tutto questo in immagini ci farebbe pensare probabilmente a una serie TV multi-stagione, che omaggi il Maestro assorbendo - se non lo stile , cosa impossibile - almeno i suoi stessi tempi del racconto. In Sony purtroppo non hanno pensato a niente di tutto ciò, se lo hanno fatto hanno lasciato tutto in forma d'idea e sono andati avanti con la produzione di un singolo, unico lungometraggio, con un inizio e una fine. Un azzardo folle ma non impossibile, complicato però dai malumori fra regista, produzione e comparto di montaggio. Il risultato di questo pasticcio produttivo porterà nelle sale di tutto il mondo un film di appena 95 minuti, che ha il difficile compito di far conoscere la complessa mitologia di King al grande pubblico e soddisfare allo stesso tempo i fan più accaniti - alcuni dei quali considerano la saga de La Torre Nera la migliore prodotta dallo scrittore americano. Inizia dunque il viaggio verso il cuore dell'universo.

Attraverso i mondi

Mettiamo per un attimo da parte la letteratura e trasferiamoci nella New York dei nostri giorni, in compagnia del nostro giovane protagonista. Jake è un adolescente come tanti, ma soltanto all'apparenza, perché nella sua mente scorre un dono. Poteri psichici che gli permettono di avere visioni al di là dei mondi, e che lo fanno sembrare agli occhi di tutti - dei genitori in primis - un ragazzo difficile, traumatizzato, che necessita dell'aiuto di uno specialista. Jake è invece puro sino al midollo, ogni parola, ogni disegno che produce corrisponde a verità. È proprio questa verità che lo spinge in un viaggio fantastico, in un Medio-Mondo in cui il vecchio West convive con la fantascienza, la semplicità d'animo con il male e l'odio assoluto. Il male del resto è ovunque, le forze positive hanno definitivamente perso la loro guerra, e i difensori dell'umanità - i pistoleri - sono tutti estinti. Tutti tranne uno, che della sua discendenza sembra aver perso tutto, anche la fede: Roland è un personaggio arreso all'evidenza, conscio che con le sue sole forze il mondo non potrà essere salvato in nessun modo. L'incontro con Jake cambierà del tutto la sua visione pessimista del destino, la sua sete di vendetta finirà in secondo piano per far spazio a un obiettivo più grande e universale. Il cavaliere smetterà di essere figlio, il ragazzo newyorkese ritroverà finalmente un padre.

L'uomo in nero

Nessuna opera però avrebbe mordente senza un villain all'altezza: sul cammino del pistolero Roland e l'adolescente prodigio Jake vi è l'Uomo Nero, uno stregone che con la sola imposizione delle mani può avere il mondo ai piedi. Sin dal primo libro della saga, il motore di tutto è questa forsennata ricerca dell'Uomo Nero, un inseguimento per deserti e città sperdute, una corsa senza fiato contro il tempo e lo spazio. È questa affascinante caccia al bersaglio che ci fa divorare con foga migliaia di pagine, al di là della bellezza dei fatti narrati fra un falò e l'altro. Gli sceneggiatori del film invece hanno potuto soltanto accennare questo aspetto, da un preciso momento in poi l'hanno addirittura capovolto, mettendo l'Uomo Nero sulle tracce di Roland e Jake attraverso i mondi. Non è però il solo elemento a non quadrare: numerosi dettagli e sotto trame risultano appena accennati, i sette libri originali sono stati gettati in un tritacarne e il risultato è un potpourri di elementi confuso e poco funzionale - e non basta un omaggio a Pennywise e IT per mettere in ordine. Non aiuta neppure la messa in scena, che nei momenti più frenetici monta le immagini in maniera troppo veloce, rendendo le scene poco leggibili su schermo - salvo il finale interamente in slow motion. Solo chi conosce a menadito gli aspetti chiave dei libri potrà dunque congiungere i puntini e vedere l'immagine totale, per tutti gli altri resta lo scheletro di un film d'avventura per ragazzi che avrebbe spopolato negli anni '90 - nonostante qualche elemento slegato qua e là, in apparenza al di fuori della trama principale per l'appunto. Un'opera comunque godibile, auto-conclusiva, ma poco adatta ai fan più incalliti della saga.


Superficie contro profondità

Fan della saga che mal digeriranno anche l'Uomo Nero di Matthew McConaughey: all'attore americano, premio Oscar per Dallas Buyers Club, è capitata una pessima fotocopia bidimensionale del personaggio originale. Il suo stregone non ha passato, non ha background, non ha spessore, vuole ostinatamente distruggere la Torre a causa delle sue manie di grandezza e il suo narcisismo. Parliamo infatti di un uomo affascinante che veste moderne camicie nere con giacche abbinate, scherza su tutto e ha sempre la battuta pronta - si diletta persino nel cucinare un pollo in padella come un comune mortale in una cucina del Mondo Cardine. Lo sbrigativo epilogo è quasi un'offesa alla sua potenza, alla sua magnificenza, alla sua maligna statura. È andata decisamente meglio a Idris Elba, un combattente che ha dei sentimenti profondi, dei ricordi vividi e delle ferite aperte. Nonostante la breve durata generale del film, il pistolero cinematografico ha il tempo di fare un percorso di crescita e di maturazione, di cambiare i propri orizzonti e le proprie ambizioni - omaggiando così la memoria della sua stirpe e dando una nuova possibilità al bene supremo. L'interpretazione dell'attore di colore è indubbiamente notevole, in un prodotto più assennato o una serie TV più corposa avrebbe dettato legge; invece, come una stella cadente, brilla per un istante e poi scompare nel cielo e nel buio.

La Torre Nera Cosa resta dunque de La Torre Nera? Se guardiamo il film con gli occhi del fan della saga, pensando costantemente ai libri, fra le mani stringiamo un pessimo e frettoloso adattamento, che riduce all'osso la mitologia generale, che non va al fondo dei personaggi e sbriga tutto in un finale deludente. Da spettatori comuni, al di fuori dell'universo kinghiano, abbiamo invece a che fare con un film d'avventura per ragazzi che parla a cuore aperto agli adolescenti. Gli dice di non arrendersi mai, neppure di fronte all'evidenza, di non farsi condizionare dal male e dal degrado che li circonda, se ognuno nel suo piccolo fa la sua parte c'è sempre speranza. Fra le pieghe inoltre si racconta l'importanza dei sogni e dell'immaginazione, veniamo spinti a non cedere mai al cinismo, a viaggiare per mondi fantastici, per quanto assurdi e folli essi siano. Mescolando le due visioni viene fuori una grande, enorme occasione sprecata, che lascia troppo amaro in bocca.

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