Recensione La terra dei santi

I magistrati, le donne e la 'ndrangheta secondo Fernando Muraca

Recensione La terra dei santi
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Il titolo fa riferimento alla maniera in cui i greci ortodossi chiamavano la Calabria: La terra dei santi, appunto, comprendente la Lamezia Terme dove Vittoria alias Valeria Solarino si trasferisce dal Nord Italia per iniziare la propria carriera di magistrato con la seria intenzione di sconfiggere la ‘ndrangheta. La stessa ‘ndrangheta in cui Assunta, ovvero la televisiva Antonia Daniela Marra, sembra essere costretta a restare, anche se le hanno ucciso il marito e deve ora sposarne forzatamente il fratello Nando, con le fattezze del Francesco Colella de Il Sud è niente (2013).
La sorella maggiore Caterina, incarnata dalla Lorenza Indovina di Qualunquemente (2011) e impegnata a controllare gli affari di famiglia mentre il marito Alfredo Raso, boss dai connotati di Tommaso Ragno, è latitante, non solo la aiuta ad accettare le nozze, ma rappresenta per lei l'unico modo che ha per proteggere i suoi due figli: il piccolo Franceschino e l'adolescente Giuseppe, rispettivamente interpretati da Mattia Salcuni e da Piero Calabrese ed il secondo dei quali ha già la stoffa del capo, tanto da ottenere il pericoloso compito di fare da guardaspalle al cugino Pasquale, nei cui panni abbiamo Marco Aiello.

Vittoria... sulla ‘ndrangheta

Ed è Ninni"Boris - Il film"Bruschetta a completare il cast della oltre ora e venti di visione diretta da Fernando Muraca, che, non priva di arresti, esecuzioni in pieno giorno in mezzo alla gente ed attentati all'automobile della succitata Vittoria, conduce ad un drammatico interrogatorio in cui è proprio la donna ad annunciare ad Assunta che farà togliere la patria potestà a lei e a tutte le madri che mandano a morire i propri figli.
Oltre ora e venti di visione principalmente concentrata sul delineamento dei rapporti tra i diversi protagonisti e a proposito della quale il regista precisa: "È un film che scava dentro le radici antropologiche del fenomeno ‘ndrangheta. Non abbiamo cercato di raccontare i crimini che essa compie perché già ampiamente lo fanno i telegiornali e le fiction televisive, ma di chiederci perché è così forte. La ‘ndrangheta non è semplicemente una organizzazione che gestisce traffici illeciti, una associazione a delinquere. Essa muta infatti la ‘natura' stessa delle persone che vi appartengono. Esse, giurando fedeltà alla cosiddetta famiglia, perdono il libero arbitrio, ciò che caratterizza la persona forse più dell'intelligenza e di altre facoltà superiori. Gli affiliati diventano soldati di una forza oscura e settaria che opprime e distrugge la speranza, la gioia di vivere in intere comunità".
Del resto, nel probabile tentativo di rafforzare questi tutt'altro che allegri aspetti, è nella contrastata (e ricca di ombre) fotografia per mano di Federico Annichiarico che s'immerge l'insieme, oltretutto accompagnato dal triste piano della colonna sonora a firma di Valerio Vigilar.
Tutti elementi atti ad impreziosirne la buona confezione tecnica, man mano che il potere viene confuso per amore e che le convincenti prove sfoggiate dal cast finiscono per rivelarsi il suo maggiore punto di forza... come pure la breve durata, destinata a salvarlo al momento giusto dal rischio di caduta nella fiacchezza dovuta all'eccessiva verbosità.

La terra dei santi Sceneggiato dallo stesso regista Fernando Muraca insieme alla Monica Zapelli che scrisse I cento passi (2000) di Marco Tullio Giordana e che è anche autrice del romanzo Il cielo a metà, derivato da questo film, La terra dei santi propone una inedita vicenda di malavita quasi tutta al femminile volta a chiedersi per quale motivo la 'ndrangheta sia così forte. I dichiarati modelli d’ispirazione del regista sono Cronaca di un amore (1950) di Michelangelo Antonioni per quanto riguarda la messa in scena e Maddalena... zero in condotta (1940) di Vittorio De Sica per il modo in cui raccontò la classe popolare. E, in effetti, l’operazione si mantiene più vicina ad un certo tono neorealista che alla ricerca di suggestivi momenti di morte tipici del genere... qui affrontato, forse, in maniera eccessivamente letteraria e verbosa, ma con le lodevoli prove degli attori e la buona confezione tecnica a rappresentarne gli elementi di spicco.

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