Recensione La seconda natura

Gerardo Marotta e la sua difficile lotta per una Napoli e un'Italia di cultura

Recensione La seconda natura
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Non è possibile lasciare i popoli alla loro spontaneità, perché da questa si svilupperà necessariamente quella sorta di anarchia tipicamente umana che tende l'uomo all'individualismo, che impedisce alle società di lavorare nell'auspicabile senso di un bene comune. D'altro canto è invece necessario favorire a ogni costo la costituzione di quella che Hegel chiamava e intendeva come La seconda natura, ovvero la formazione di uno spirito critico e filosofico che possa gettare le fondamenta per uno Stato pensante e non meramente istintivo, dunque capace di aggirare l'ostacolo del conflitto, dello scontro di interessi per favorire invece la ricerca ultima della pace tra popoli. Un discorso forse a oggi incredibilmente utopico che porta però in seno il germe di una verità che non dovrebbe mai essere trascurata/dimenticata, e che indica nella cultura, nella filosofia e più in generale nel sapere umanistico, gli unici mezzi a disposizione per la salvaguardia e l'evoluzione delle nostre esistenze. Questo, in poche parole, il cuore della riflessione ma anche l'assunto di base da cui prende vita il documentario La seconda natura di Marcello Sannino, regista partenopeo già autore di Decroux e il Mimo Corporeo (2003), La Passione Suessana (2004), L'Ultima Treves (2007), e dell'apprezzato Corde (2009).
Imbarcatosi in un interessante quanto spinoso viaggio sulle tracce del pensiero di Gerardo Marotta (uno dei protagonisti - dal dopoguerra in poi - della vita culturale e filosofica italiana) e di coloro che ne hanno consentito il brillante sviluppo (i grandi filosofi, politici e studiosi italiani del passato da Giordano Bruno a Tommaso Campanella fino a Benedetto Croce e Palmiro Togliatti) Sannino riapre così (attraverso appunto il volto e la voce della carismatica figura di Gerardo Marotta, illustre avvocato nonché fondatore insieme alla figlia di Benedetto Croce dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici) il dibattito sulle società e sulla necessità di uno Stato che sappia ostacolare anziché favorire la morte del pensiero politico, filosofico e degli ideali. Sullo sfondo di quel tempio di cultura e bellezza che è stata la Napoli di un tempo (ora ridotta a mera "pattumiera d'Europa") Sannino muove dunque il suo documentario, segugio fedele dietro ai passi e alle parole del suo luminare Marotta, pendendo ideologicamente - e letteralmente - dalle sue labbra. I discorsi di Marotta, le sue sessioni di studi immerso in un mare di libri, e i numerosi premi ricevuti quale Mecenate di cultura in Italia e non solo (si mobilitò in prima persona anni addietro per impedire che la filosofia fosse abolita nei licei italiani) vengono così filtrati (molto poco) e riproposti (quasi integralmente) allo spettatore, che alla stregua di un qualsiasi studente universitario al cospetto del suo illuminato professore, si ritrova a vivere (incredulo ma speranzoso) le sfide di rinnovo e cambiamento lanciate da Marotta nei suoi discorsi e durante tutta la sua vita. Un grido per il risveglio delle coscienze che non è possibile lasciare inascoltato e che, pure (nonostante la sua urgenza) è estremamente difficile se non impossibile da raccogliere.

La seconda natura Regista nato a Portici nel 1971, Marcello Sannino realizza un documentario che è il frutto di un ‘pedinamento’ durato circa otto anni. Inseguendo i movimenti quotidiani e soprattutto l’iter ideologico/filosofico del pensiero di Gerardo Marotta (uomo che ha dedicato la sua intera vita all'ideale della cultura e del bene comune) Sannino si fa carico di diffondere un grido di urgenza e di speranza che attraverso le parole di Marotta assume fondatezza e autorialità. Un documentario che assume infine l’aspetto di una lunga lezione sull'importanza del sapere, del conoscere, dell'informarsi, dello studiare non per fini meramente propri ma per fini sociali, in virtù di quell'apertura mentale che (sola) potrebbe rendere le nuove generazioni in grado di costruire un futuro migliore. Concetto ostico da attualizzare, ma indiscutibilmente interessante.

6.5

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