Recensione La prima volta (di mia figlia)

Riccardo Rossi perde la verginità... registica

Recensione La prima volta (di mia figlia)
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Attivo sullo schermo fin dal lontano 1984, anno in cui prese parte alla commedia College di Castellano e Pipolo, il romano classe 1962 Riccardo Rossi - apparso in oltre trenta titoli comprendenti, tra gli altri, 3 supermen in Santo Domingo di Italo Martinenghi, Notte prima degli esami - Oggi di Fausto Brizzi e Un matrimonio da favola di Carlo Vanzina - è senza alcun dubbio nella memoria della maggior parte degli spettatori per aver incarnato l'alunno della 3ª F Mazzocchi nelle prime due stagioni della mitica serie televisiva I ragazzi della 3ª C, trasmesse da Italia Uno nel biennio 1987-1988.
Dopo circa tre decenni attività trascorsi davanti all'obiettivo della macchina da presa, decide di passarvi dietro per firmare La prima volta (di mia figlia), nel quale veste anche i panni del medico della mutua Alberto, metodico e maniaco dell'ordine separato da dieci anni e totalmente dedito alla figlia quindicenne Bianca, con le fattezze della Benedetta Gargari degli ozpetekiani La finestra di fronte e Saturno contro.
Figlia che finisce per farlo entrare non poco nel panico dal momento in cui apprende, leggendo di nascosto il proprio diario, che sta per consumare la sua prima esperienza sessuale.

Bisogna saper perdere... la verginità!

Quindi, una volta presentati sia il protagonista che la sua stramba collega psicologa Irene alias Anna Foglietta, impegnati anche in esilaranti visite ai loro pazienti, abbiamo una cena organizzata dallo stesso in un locale e nel corso della quale intende far capire alla ragazzina come dovrebbe essere presa la prima volta supportato dalla sua più cara amica Marina, ovvero Fabrizia"Paz!"Sacchi, ginecologa al consultorio, affiancata dall'indesiderato, inopportuno marito Giovanni, interpretato dallo Stefano Fresi di Smetto quando voglio e Noi e la Giulia.
Uno Stefano Fresi che strappa non poche risate, man mano che al tavolo si aggiunge anche la già citata Irene e che ognuno dei presenti si trova a raccontare la propria perdita della verginità, trasformando in una sorta di zoo quella che doveva essere, a suo modo, una "terapia di gruppo" per dare a Bianca lo slancio educativo cercato da Alberto.
Infatti, sono proprio tre flashback rispettivamente ambientati nel 1996, nel 1999 e nel 1986 a riportare sui binari della commedia cinematografica quello che, partendo da un'idea non distante da quella che fu alla base del francese La cena dei cretini di Francis Veber, a causa della quasi totale ambientazione in interno manifestava un'impostazione piuttosto teatrale.
Impostazione comunque impreziosita dalle ottime performance degli interpreti e da una regia adeguata che, sguazzando tra situazioni e battute divertenti (abbiamo anche il cineasta Marco Ferreri confuso per il Ferrero industriale dei cioccolatini), contribuiscono a regalare una scorrevole e piacevolissima visione.

La prima volta (di mia figlia) Da La prima volta (1986) di Joyce Chopra ad American pie - Il primo assaggio non si scorda mai (1999) di Paul Weitz, passando per i nostri La tua prima volta (1985) di Arduino Sacco, La prima volta (1999) di Massimo Martella e Dillo con parole mie (2002) di Daniele Luchetti, non sono state poche le occasioni in cui il variegato universo cinematografico ha avuto modo di affrontare la tematica della perdita della verginità. Tematica che affronta anche il bravo veterano della recitazione Riccardo Rossi ne La prima volta (di mia figlia) (2015), suo esordio dietro la macchina da presa, principalmente strutturato su una serata a cena con quattro personaggi adulti impegnati a raccontare le loro prime esperienze sessuali per far capire alla figlia del protagonista (lo stesso regista) che, forse, non è ancora arrivato il momento giusto per abbandonare l’illibatezza. Non ci si annoia e si ride piacevolmente fino alle divertenti interviste poste durante i titoli di coda... mentre si riflette anche sul fatto che, a volte, gli apparentemente scapestrati adolescenti sono più “puliti” dei “grandi” che intendono fargli la morale.

6

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