Recensione La preda pefetta - A Walk Among the Tombstones

Liam Neeson incarna il Matthew Scudder creato dallo scrittore Lawrence Block

Recensione La preda pefetta - A Walk Among the Tombstones
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"Ho iniziato a scrivere di Matthew Scudder a metà degli anni Settanta. Devo ammettere che a volte, in questi anni, ho pensato che la serie si fosse esaurita, che fosse arrivata al capolinea, salvo accorgermi, poi, che, in realtà, avevo ancora tanto da dire e da raccontare su questo personaggio."
Parole del quattro volte vincitore del premio Edgar Lawrence Block, creatore del personaggio dell'ex poliziotto Matt Scudder, i cui casi della turbolenta vita privata e del proprio intimo desiderio di riscatto personale vengono tratteggiati all'interno del decimo della serie di gialli che lo riguardano: A walk among the tombstones, edito in Italia con il titolo Un'altra notte a Brooklyn e risalente agli inizi degli anni Novanta.
D'altra parte, è proprio nella New York del 1991 che apre La preda perfetta - A walk among the tombstones, trasposizione cinematografica del romanzo curata da Scott Frank, regista di Sguardo nel vuoto e sceneggiatore di Out of sight - Gli opposti si attraggono e Wolverine - L'immortale, a proposito della quale la produttrice Stacey Sher aggiunge: "Nei romanzi di Lawrence ci sono due elementi ricorrenti: il tormento interiore di Scudder e la situazione, sempre ricca di implicazioni emotive, che il personaggio è chiamato a vivere. Scudder è sempre sotto pressione, le circostanze sempre estremamente tese".

L'ultima tentazione di Kristo

E, dopo l'inizio non privo di azione e violenza, è a otto anni dopo, a qualche mese prima del chiacchieratissimo Millennium bug che ci si sposta per continuare a seguire le vicende del protagonista di cui sopra, incarnato dall'infallibile Liam Neeson ed alle prese sia con il demone dell'alcolismo che con le conseguenze delle sue ultime gesta.
Protagonista che, ai limiti della legalità, lavora senza licenza come investigatore privato, quando, seppur controvoglia, accetta di aiutare il narcotrafficante Kenny Kristo alias Dan Stevens ad incastrare i due individui che gli hanno rapito e brutalmente ucciso la moglie; arrivando a scoprire che non si tratta né del primo, né dell'ultimo dei massacri perpetrati dalla coppia di barbari assassini.
Ma, sebbene la tipologia di storia e la presenza dell'interprete di Io vi troverò possano spingere a pensare che ci troviamo dinanzi all'ennesimo action-movie tutto cattivi ammazzati e sete di giustizia da machismo reaganiano, le cose non stanno affatto così, in quanto l'idea principale, più che altro, è quella di tratteggiare su celluloide il giallo old school che costituisce il libro.
Un giallo old school che, con un giovane artista senzatetto destinato a diventare amico e "socio" di Scudder, uno spacciatore russo in cerca della figlia e un tizio a conoscenza di preziose informazioni, relega la mattanza soprattutto alla sua parte conclusiva, quando, in mezzo a schizzi di liquido rosso e pioggia che cade incessante, abbiamo addirittura momenti che sfiorano l'horror.
Mattanza a cui si approda man mano che l'insieme viene costruito su lenti ritmi di narrazione; coinvolgendo passo dopo passo lo spettatore grazie anche al fondamentale apporto della fotografia a firma di Mihai Malaimare Jr, dispensatrice di una grigia, efficace atmosfera atta a non permettere al sole di splendere nel cielo.

La preda pefetta - A Walk Among the Tombstones È presente addirittura l’attore brillante Danny DeVito tra i produttori del secondo lungometraggio cinematografico diretto dallo sceneggiatore Scott Frank, trasposizione cinematografica del decimo romanzo dedicato dallo scrittore Lawrence Block alla figura dell’ex poliziotto Matthew Scudder. Ed è il grande Liam Neeson a concedere anima e corpo a quest’ultimo su celluloide, nel corso di circa centoquattordici minuti di visione che, impreziositi proprio dalla sua performance, si costruiscono su lenti ritmi di narrazione senza eccellere e senza risultare particolarmente originali, ma riuscendo a coinvolgere nella giusta maniera lo spettatore senza dimenticare l’indispensabile dose di realistica violenza.

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