Recensione La Mossa Del Pinguino

L'esordio alla regia di Claudio Amendola con quattro improbabili campioni di curling

Recensione La Mossa Del Pinguino
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Ne sono trascorsi di anni da quando, appena ventenne, incarnava il giovane e bello di Vacanze di Natale (1983), Vacanze in America (1984) e Amarsi un po', tutti diretti da Carlo Vanzina.
Romano classe 1963, nonché figlio degli attori e doppiatori Ferruccio Amendola e Rita Savagnone, Claudio Amendola, dopo una trentennale carriera trascorsa davanti alla macchina da presa, al servizio di cineasti del calibro di Marco Risi, Mauro Bolognini, Ricky Tognazzi e Carlo Mazzacurati, decide di passarvi dietro debuttando nella regia de La mossa del pinguino, di cui dice: "Quando ho letto il soggetto di questo film, ho subito pensato che chi me lo aveva portato mi conosceva bene. Era l'idea che cercavo. Raccontare un sogno, una speranza, un riscatto, una piccola rivincita di fronte alla propria fatica quotidiana. E tutto questo attraverso lo sport. Lo sport al suo livello più alto. Le Olimpiadi. Ho subito intuito i numerosi spunti di commedia che questa storia poteva offrire, ma allo stesso tempo ho colto anche la possibilità di toccare delle corde più amare. L'idea è quella di coinvolgere lo spettatore dal punto di vista emotivo attraverso tutto quello che lo sport, e ancor più lo spirito di squadra, rappresenta. Ma anche di raccontare la vita di quattro personaggi molto simili alle persone della nostra società; quattro uomini di età diverse alle prese con gli stessi problemi: la casa, il lavoro, il futuro, i sentimenti e gli affetti".

Un cast... olimpionico!

Quattro personaggi a partire da Bruno, ovvero l'Edoardo Leo che firma anche la sceneggiatura insieme a Michele Alberico, Giulio Di Martino e lo stesso Amendola, che, pur avendo superato da un pezzo i trent'anni, non vuole saperne di crescere: sposato con Eva alias Francesca Inaudi, dalla quale ha anche avuto un figlio che frequenta la scuola elementare, è incapace di tenersi un lavoro per più di sei mesi e, sempre alle prese con progetti che non vanno mai a buon fine, trascorre le sue giornate a giocare a calcio Balilla con l'amico di vecchia data Salvatore, interpretato da Ricky Memphis, impegnato ad occuparsi in casa di un padre affetto da una malattia degenerativa incarnato da Sergio Fiorentini.
L'uno attempato biscazziere che vive di espedienti con le fattezze di Antonello Fassari, l'altro anziano e solitario vigile urbano in pensione con quelle di Ennio Fantastichini, invece, Neno e Ottavio sono i due elementi mancanti che Bruno, di fronte alla cronica mancanza di soldi e allo sfratto imminente, decide di reclutare per completare il team che gli occorre al fine di portare a termine la propria nuova, folle idea che potrebbe risolvere tutti i suoi problemi finanziari: partecipare con una squadra di curling alle Olimpiadi Invernali di Torino 2006.

Smettono quando vogliono

Perché, con piccolissimi ruoli affidati al Vittorio Emanuele Propizio di Natale a Beverly Hills (2009) e allo Stefano Fresi di Smetto quando voglio (2014), è nell'anno in cui al Grande Fratello partecipò e vinse Floriana Secondi che si svolgono i circa novantaquattro minuti di visione, costruiti sul progressivo assemblaggio dello sgangherato quartetto, destinato a scontrarsi con problemi pratici ed a cimentarsi in grotteschi allenamenti sulle note de Il lago dei cigni di Pëtr Il'ič Čajkovskij.
Circa novantaquattro minuti di visione nel corso di cui Memphis, grazie all'indolenza e al sarcasmo che caratterizzano il suo Salvatore, provvede fin dalle prime immagini a strappare risate allo spettatore; efficacemente spalleggiato da un Fassari che tanto ricorda certe figure dalla spiccata romanità care a Carlo Verdone, un Fantastichini perfettamente bilanciato tra l'ironico e il serio e un Leo che sembra ormai aver trovato la giusta dimensione cinematografica nel concedere anima e corpo a giovani precari d'inizio XXI secolo intenti a dare una svolta alla propria vita.
E Amendola, a differenza di tanti colleghi che, al loro esordio registico, tentano di strafare azzardando virtuosismi e inopportune trovate narrative al fine di apparire originali a tutti i costi, manifesta il buon senso di mantenersi dalle parti del prodotto semplicemente mirato a riallacciarsi alla tradizione nostrana della commedia, pur senza celare un certo respiro internazionale.
Riuscendo, quindi, anche nell'impresa di virare sul dramma senza che esso infastidisca il resto dell'operazione, non priva di simpatici omaggi a Rocky (1976) e Momenti di gloria (1981) nello strutturare una "leggera" vicenda che, volta a ribadire che non bisogna mai arrendersi e che non è mai troppo tardi per continuare a sognare, intrattiene in maniera efficace regalando perfino qualche emozione in più rispetto al solo divertimento.

La Mossa Del Pinguino Una tragicomica avventura che vede il percorso di riscatto dei quattro personaggi maschili: uomini abbattuti dalla vita ma che hanno ancora voglia di vincere e sognare. Questo, in sintesi, è ciò che racconta l’esordio alla regia di Claudio Amendola, con Edoardo Leo e Ricky Memphis a fare da efficace coppia comica ed Ennio Fantastichini e Antonello Fassari che - cimentandosi anche in un bel dialogo “serio” a cena - non sono da meno. Si parla di uno sport particolare, si ride spesso, non ci si annoia e c’è anche spazio per tutt’altro che invadenti parentesi drammatiche... quindi, l’operazione può tranquillamente ritenersi riuscita.

6.5

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