La mia vita da zucchina: Recensione

Acclamato a Cannes e in altri festival, arriva finalmente nelle nostre sale il film che rappresenta la Svizzera nella corsa agli Oscar.

La mia vita da zucchina: Recensione
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Candidato alla Caméra d'Or - premio per la migliore opera prima - al Festival di Cannes, dove ha debuttato nella Quinzaine des Réalisateurs. Premio del pubblico e per il miglior film al prestigioso festival di Annecy, appuntamento irrinunciabile nel mondo dell'animazione. Premiato come miglior film europeo a San Sebastián, e dalla giuria dei ragazzi al Festival di Zurigo. Un percorso di tutto rispetto per La mia vita da zucchina (Ma vie de Courgette), esordio nel lungometraggio del regista elvetico Claude Barras, campione d'incassi in patria e scelto per rappresentare la Svizzera in caso di nomination all'Oscar come miglior film straniero. Ora arriva anche nelle nostre sale, occasione ghiottissima per scoprire una delle opere migliori dell'anno, non solo nel contesto dell'animazione (ma anche da quel punto di vista è una delle punte di diamante del 2016).

Un nome, una verdura

Realizzata con la tecnica dello stop-motion, l'opera prima di Barras, coadiuvato alla sceneggiatura da Céline Sciamma (regista di Tomboy e Diamante nero), racconta la storia di Icare, soprannominato Courgette (Zucchina). Un ragazzino di nove anni, che si ritrova alle prese con una realtà nuova e a tratti terrificante - un orfanotrofio - dopo la morte della madre. A partire da lì Barras ci immerge in un universo veramente magico, dove un approccio delicato ma non per questo banale nei confronti di tematiche non propriamente adatte ai bambini (alcolismo, sesso, suicidio, malattia mentale) si unisce ad un grande gusto per i dialoghi e una maestria tecnica e formale davvero unica, che mette in evidenza tutti i punti di forza di un'animazione più tradizionale, più semplice, più tattile. Verrebbe quasi voglia di abbinarlo a Kubo e la spada magica, un altro gioiello in stop-motion incentrato su un protagonista giovanissimo, come esempio sommo dell'efficacia e della potenza, emotiva e cinematografica, di una tecnica espressiva che ha il coraggio di distanziarsi dai pur ammirevoli sforzi digitali di Disney/Pixar, DreamWorks, Illumination ed altri. Consigliamo pertanto ai cinefili di non lasciarsi sfuggire l'occasione e di gustarsi questa prelibatezza europea a base di giochi di parole, lacrime, risate e intuizioni visive che lasciano a bocca aperta.

La mia vita da zucchina L'esordio nel lungometraggio di Claude Barras è una magnifica, divertente e toccante riflessione sulla famiglia, sull'amicizia e sulla morte, un viaggio incantevole in un mondo riconoscibile eppure fiabesco, realizzato con un'animazione stop-motion da togliere il fiato.

9

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