Recensione La maschera di cera

L'esordio di Jaume Collet-Serra è un libero remake del classico del 1953, con protagonista Vincent Price che guarda al sottobosco torture adagiandosi su risvolti tipici dell'horror moderno.

Recensione La maschera di cera
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C'era una volta Vincent Price che, orribilmente sfigurato dopo un incendio, si costruì una maschera di cera e cominciò a mietere vittime, spacciando i loro corpi (dopo speciali trattamenti) come statue del suo personale museo. Viene però difficile trovare spunti narrativi, tolto l'incipit, che possano combaciare con gli intenti di remake del classico diretto nel 1953 da Andrè de Toth. Eppure appartiene proprio a questa categoria l'omonimo film del 2005 che segnava l'esordio dietro la macchina da presa del regista spagnolo Jaume Collet-Serra e che poteva "vantare" nel cast la partecipazione in un ruolo secondario della ricca ereditiera Paris Hilton, a quei tempi vera e propria regina del gossip mondiale.

House of wax

Sei amici decidono di trascorrere una notte di relax in campeggio fuori città. Al mattino seguente però una delle due auto su cui viaggiavano ha dei problemi al motore, e così Carly e il suo fidanzato Wade accettano il passaggio di un abitante del luogo, che li conduce alla cittadina più vicina per contattare un meccanico. Giunta nel borgo di Ambrose la coppia scopre un museo interamente realizzato in cera e trova l'aiuto del misterioso Bo. Quest'ultimo sembra però nascondere qualcosa e ben presto i ragazzi scoprono un'agghiacciante verità: riuscirà Nick, il fratello di Carly, ad arrivare in tempo per salvare la sorella

Il museo degli orrori

La partitura pseudo-gotica dell'originale qui lascia lo spazio a quell'horror moderno post-Saw, con concessioni a tratti gratuite (seppur d'effetto) all'universo del torture porn. La maschera di cera versione 2.0 mantiene intatti tutti gli stereotipi del filone, con una prevedibilità alquanto scontata e una tensione in crescendo che raggiunge l'apice nel finale, assai ispirato dal punto di vista visivo. L'idea di una cittadina costruita interamente in cera e popolata da manichini umani ha certamente il suo fascino, e permette al regista di giocare con efficaci scene madri (su tutte, quella della sala cinematografica) in un non disprezzabile mix di influenze horror e thriller: proprio per questo alcuni risvolti appaiono ben più che illogici nella loro inverosimiglianza. In una sequenza in cui la protagonista femminile, braccata dal villain, era ben a portata di vista di quest'ultimo, riesce a non farsi notare in maniera alquanto improbabile, e questo non è l'unico difetto narrativo/logistico che purtroppo infarcisce la visione. Peccato anche per il limitato spazio concesso alla "genesi" dei killer, soltanto accennata e arricchita in extremis da un piccolo colpo di scena nell'epilogo. Elisha Cuthbert e Chad Michael Murray se la cavano con disinvoltura in ruoli già rodati dal genere, mentre le figure secondarie, Hilton inclusa, si prestano senza infamia e senza lode alla parte di vittime sacrificali.

La maschera di cera Remake molto libero del cult con Vincent Price, La maschera di cera è un horror narrativamente scontato che, strizzando l'occhio all'allora assai redditizia violenza del torture-porn, si fa guardare senza troppi sbadigli dagli appassionati del genere, potendo contare su una solida regia e interpretazioni più che discrete, senza però sfruttare appieno l'affascinante espediente degli ambienti costruiti in cera, protagonisti dell'infuocato e affascinante finale.

5.5

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