La Città Proibita, l'epica e la poesia di Zhang Yimou

Epica e poesia nell'ultimo capolavoro di Zhang Yimou, La Città Proibita: la recensione del film che conclude un ciclo.

La Città Proibita, l'epica e la poesia di Zhang Yimou
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Bardo d'Oriente

Fino ad oggi solo due grandi registi sono riusciti a raccontarci in modo sontuoso ed epocale la storia dei popoli d'Oriente. Kurosawa per quel che riguarda il Giappone, Zhang Yimou la Cina. Non fa eccezione questo suo ultimo prodotto, che segue la scia di successo avuta dal rilancio de wuxiapian (il cappa e spada e cinese), peraltro favorita proprio da Yimou grazie a film come Hero e La Foresta dei Pugnali Volanti. Un genere che è riuscito a far breccia anche nel cuore degli occidentali, pur essendo per certi versi completamente estraneo e lontano alla nostra cultura. E' forse proprio il fascino dell'ignoto e del diverso, di popoli così ancorati alle tradizioni e all'epica pura ad attirare anche chi non abbia gli occhi a mandorla. Per tornare a parlarci di questa pagina di storia leggendaria, il regista si affida alla sua musa più cara e vicina, quella Gong Li che, oltre ad averlo accompagnato in molte pellicole, è stata anche sue amante per diversi anni. A farle compagnia sul trono troviamo Chow Yun Fat, già visto in questi lidi per La Tigre e il Dragone e di recentissimo sbarco sui vascelli de I Pirati dei Caraibi. Tutto intorno un cast di tutto rispetto, su tutti l'emergente Jay Chou. Ogni singolo dettaglio è curato alla perfezione, per un film che insieme riesce a essere dramma e avventura.

Intrighi e complotti

Il film è ambientato nella Cina del decimo secolo, periodo della dinastia Tang. L'imperatrice Phoenix (Gong Li) soffre di anemia, e ogni giorno è costretta a prendere diverse volte una medicina prepearata dal marito, l'imperatore Ping. Ma la malattia non passa, anzi sembra peggiorare. Così Phoenix scoprirà che il consorte sta cercando di avvelenarla, e deciderà di ribellarsi. Sullo sfondo si muovono intrighi, rapporti incestuosi, amori impossibili. Ogni personaggio della famiglia reale, dall'erede al trono, figlio della prima moglie dell'imperatore, ai due figli di Phoenix, fino al medico imperiale e sua figlia, verranno coinvolti in un complotto più grande di loro, che si risolverà in un modo forse inaspettato. La fortezza proibita è una continua sorpresa: tradimenti sorprendenti, personaggi che pur praticando il doppiogioco hanno sempre un sottile, ma saldo, senso dell'onore. E' una storia complessa, lontana dai contorti giochi mentali di Hero, ma più intricata di quel che si possa pensare. E' una saga familiare che dona pretesti per una storia di epica pura, amore e morte, sangue e gloria.

Piacere per gli occhi, giubilo per l'anima

Ci troviamo al cospetto di un'opera d'arte. Più di una volta sembra di essere di fronte ad un quadro così stupefacente da non essere vero. Visivamente è uno dei migliori prodotti di sempre, uno scintillio continuo di colori sgargianti, dal rosso fuoco e acceso, al giallo luccicante e dorato. Fino ad arrivare al nero, che rappresenta la parte più cupa della storia. Ogni singolo abito rasenta la perfezione, è un vero capolavoro di bellezza e armonia, così come le armature, perfette nel loro roboante incedere. Le scene di massa sono curate nei minimi dettagli: centinaia di soldati agghindati in sfarzosi pezzi di metallo, pronti a morire per seguire il proprio comandante. La messa in scena nella sala esterna al palazzo reale, il cui pavimento viene ricoperto da migliaia di vasi di crisantemi gialli, è un qualcosa che oltre ad abbagliare gli occhi, riempie anche il cuore di un piacere unico. E, poi, vedere gli stessi fiori ricoperti dal sangue di centinaia di uomini, non può che commuovere per la sua immensa e triste poetica. E' una di quelle pellicole che ti scalda l'animo, memore di capolavori come I Sette Samurai o Kagemusha, rese qui però più mainstream per adattarsi maggiormente ai gusti del pubblico occidentale. Ma niente paura, Yimou non è sceso a patti e il suo marchio è sempre vivo e potente in ogni singola inquadratura.

Interpretazioni regali e voli di fantasia...

Sarebbe rimasto un ottimo film in ogni modo. Ma sicuramente le interpretazioni di Gong Li e Chow Yun Fat donano un valore aggiunto di grande importanza. L'imperatrice Phoenix viene delineata in maniera strepitosa, dal periodo della malattia fino alla collera e alla rivolta. I tremori, gli sguardi persi nel vuoto ma accesi da quella fiammella di rabbia sono un vero e proprio spettacolo recitativo. E lui, ormai alla ribalta anche ad Hollywood, delinea un imperatore crudele e cinico, ma che nonostante tutto non riesce a risultare antipatico fino in fondo. I suoi sguardi d'orgoglio tradito e di violenta vendetta incombente dicono più delle parole. Il resto del cast è perfetto, con una doverosa segnalazione per il figlio più piccolo della famiglia reale, una vera sorpresa.Non avremmo comunque a che fare col wuxiapian se non ci fossero acrobazie impossibili. Se per la prima ora ci si trova per lo più di fronte a un dramma sentimentale, è da metà in poi che si scatena tutta la bellezza e la poesia di quelle battaglie che superano il limite umano. Come non rimanere incantati di fronte alla discesa dei ninja dalle montagne, o all'assalto alla fortezza con migliaia di comparse impegnate in combattimenti sinuosi e perfetti, dove niente viene lasciato al caso. Sempre soluzioni geniali atte a rendere quella corsa verso la morte più bella e poetica che mai. Sangue e lacrime per una pagina di storia del popolo cinese. Popolo di tiranni ed eroi.

La città proibita Epica e poesia si incontrano nel migliore dei modi. Splendido oltre ogni limite dal punto di vista visivo, con i suoi colori sgargianti, non è da meno in fatto di coinvolgimento e regia. E' probabilmente il film di wuxiapan più maestoso mai realizzato, dotato anche di un cast strepitoso. Una storia di eroi, complotti e tradimenti inaspettati, il tutto marchiato dall'abile ed esperta mano di Zhang Yimou.

8.5

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