Recensione L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo

Jay Roach, regista usualmente avvezzo alle commedie, si butta sul dramma storico raccontando la vita e i guai giudiziari di Dalton Trumbo, grande sceneggiatore hollywoodiano accusato di comunismo nel secondo dopoguerra.

Recensione L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo
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Gli Stati Uniti del secondo dopoguerra sono un Paese incredibile: un luogo dove realizzare ogni proprio sogno e guadagnare gloria e onori con il sudore della fronte... o con le giuste parole scritte sulla macchina da scrivere. Ma sempre le parole o le ideologie possono procurare molti, moltissimi guai, e distruggere carriere, vite e famiglie in un lampo. È proprio quello che succede a Dalton Trumbo, celebre e ricercatissimo sceneggiatore di Hollywood che, per via delle sue simpatie all'ideologia comunista, finisce prima sotto inchiesta (insieme a nove colleghi) per poi subire la macchina del fango della propaganda e della paura, il carcere, le difficoltà lavorative e finanziarie. Il protagonista di L'ultima parola non si lascia certo sopraffare facilmente, e riuscirà a riscattarsi alla grande, durante e dopo ogni periodo di difficoltà, ma certo pagherà lo scotto di una battaglia morale che, tuttavia, sentiva come impellente e necessaria.

Lo sceneggiatore mangia-bambini

L'idiosincrasia verso il comunismo durante i primi anni della Guerra Fredda ha già visto, pochi mesi fa, un testimone in un altro film decisamente interessante, lo spielberghiano Il ponte delle spie. Ambientato una decina di anni prima del film con Tom Hanks, L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo racconta la paura anti-sovietica da un punto di vista molto poco conosciuto da chi non conosce la storia del cinema, ma estremamente significativo per chi invece ama conoscerne i retroscena: quello dei protagonisti della cosiddetta Lista Nera in cui finirono dieci stimati professionisti di Hollywood, accusati di (pressoché inesistente) propaganda comunista tramite il mezzo cinematografico. Lo sceneggiatore di Spartacus e Vacanze romane è stato forse il più emblematico dei dieci, ed è il protagonista assoluto di questo affresco storico e umano diretto da Jay Roach, che siamo abituati a vedere al timone di commedie molto più ridanciane come Austin Powers e Ti presento i miei. L'ultima parola è un film molto diverso dai precedenti di Roach: a tutti gli effetti, anzi, il regista appare quasi irriconoscibile. Tolta la verve usuale, resta (purtroppo, solamente) l'opera di un mestierante che si affida al reparto tecnico (in primis montaggio e fotografia) e alla bravura degli attori per portare a casa il risultato da un film che, da un punto di vista formale, si presenta bene ma il cui unico guizzo registico è quello di confondere le acque mischiando riprese cinematografiche e filmati e audio di repertorio. Non fosse per il fatto che la vicenda è così interessante da raccontarsi da sé e che il cast scelto è veramente in forma, suonerebbe parossistico che un film su una figura portante della Hollywood d'annata si presenti in modo sostanzialmente scialbo.

L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo è, nel complesso, un film meritevole di visione, per via della vicenda che narra ma anche al fine di vedere una delle migliori prove di Bryan Cranston, che è stato (giustamente e meritatamente) candidato all'Oscar come miglior attore protagonista per la sua sfaccettata interpretazione di Trumbo. Per il resto, si tratta di un film dal ritmo cadenzato, un po' retorico nel suo contrapporre dicotomicamente gli idealisti e testardi comunisti da un lato e gli irreprensibili bigotti capitalisti dall'altro, che di certo non farà la Storia, ma quantomeno tenta di raccontarla.

6

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