Recensione L'esercito delle 12 scimmie

Stasera su IRIS alle 23 il cult sci-fi di Terry Gilliam con Bruce Willis e Brad Pitt

Recensione L'esercito delle 12 scimmie
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Tutto ebbe inizio nel 1962, quando il regista (ma sarebbe meglio dire artista a 360°) Chris Marker diede alla luce un'opera rivoluzionaria destinata nella sua unicità a lasciare il segno nel cuore e nella mente dei cinefili. La Jetéé infatti, cortometraggio di 28 minuti, brilla ancora tutt'oggi per la genialità che lo trascende, trattandosi di una storia di fantascienza raccontata con una tecnica insolita e innovativa, basata su un susseguirsi di fotografie accompagnate da una voce narrante fuori campo che ci introduce alla vicenda. Una perla assoluta cui non rende giustizia una breve descrizione ma che solo la visione può svelare nella sua maestosa poetica sci-fi. Una pellicola come detto entrata nell'immaginario di molti appassionati della Settima Arte, e anche in quella di Terry Gilliam, ex-Monty Python già famoso per le sue regie in solitario di un Capolavoro come Brazil e di due cult quali Le avventure del barone di Muunchausen e La leggenda del re pescatore. Per la sua quinta prova dietro la macchina da presa Gilliam dichiara anche nei titoli di testa di ispirarsi proprio all'opera di Marker, seppur ampliando notevolmente il plot e realizzandolo nel classico stile di finzione. E' il 1995 ed esce nelle sale di tutto il mondo L'esercito delle 12 scimmie (in onda il 19 marzo alle 23.03 su IRIS), produzione che può anche contare su un cast di grandi nomi tra cui due star come Bruce Willis e Brad Pitt.

Il futuro è storia

"5 miliardi di persone moriranno a causa di un virus mortale nel 1997...i sopravvissuti abbandoneranno la superficie del pianeta....ancora una volta gli animali domineranno il mondo..." Stralci di un'intervista con un clinicamente diagnosticato paranoide schizofrenico, 12 aprile 1990. Baltimora County Hospital.Questo è il prologo testuale che giunge sullo schermo dopo il logo della casa di produzione Universal. Nel 2035 l'umanità, quasi totalmente sterminata da un terribile virus, è costretta a vivere reietta nel sottosuolo. I detenuti forzati sono obbligati, a sorte, a dover indossare speciali tute ermetiche e recarsi in superficie per trovare delle prove che possano ricollegare ad una possibile causa della catastrofe. Tra di loro vi è James Cole (Willis), a cui viene promessa la grazia se riuscirà a reperire informazioni utili alla missione. Notate le sue caparbie capacità osservative, gli scienziati decidono di mandare Cole indietro nel tempo per scoprire le causa dell'epidemia, che sembrerebbero risalire ad un sedicente gruppo ecologista chiamato L'esercito delle 12 scimmie. L'uomo arriva così nel 1990, ma spaesato e intimorito da una realtà ormai a lui sconosciuta, viene arrestato e condotto in manicomio a causa delle folli (per la comunità del tempo) teorie di cui si fa portatore. Nessuno pare credergli salvo la dottoressa Kathryn Railly (Madeleine Stowe), una psichiatra che si appassiona sin da subito al suo nuovo strano paziente. Nella struttura per malattie mentali Cole fa anche la conoscenza di Jeffrey Goines (Brad Pitt), anch'egli detenuto nella struttura per comportamenti psicolabili. Cole non sa che proprio il suo nuovo compagno avrà molto a che fare con la sua missione...

Salti nel tempo

Un gioco ad incastri tra salti temporali che gioca sulla teoria secondo cui qualsiasi viaggio nel tempo è destinato a modificare, ma al tempo stesso a incanalare sugli stessi binari il futuro. Gilliam organizza nel migliore dei modi, sin dai secondi iniziali, questo non semplice plot che sarebbe potuto facilmente sfuggire di mano ma che, grazie anche ad una sceneggiatura a quattro mani (tra cui le due di David Peoples, già all'opera su un "certo" Blade Runner) che reinterpreta il classico di Marker, si dimostra invece appassionatamente credibile. Lo stesso svelarsi della causa che ha portato alla diffusione del virus regala più di un colpo di scena, sviando in parte le carte precedentemente messe sul banco sfruttando anche una certa capacità intellettiva da parte dello spettatore (scelta ahinoi sempre più rara nelle produzioni odierne). Cole sostiene più volte come "il presente" dove è stato catapultato sia in ogni modo e senza possibilità di discussione il passato e quindi, in ogni caso, sia impossibile cambiare il corso degli eventi. E' su questa scia, in parte indebolita dalle scene finali, che la vicenda si rivela implacabilmente concisa, condotta su una linea retta che forse può essere cambiata. Ma L'esercito delle 12 scimmie, pur giocando le sue mosse migliori nella componente sci-fi, offre anche una follia visionaria memore del miglior Gilliam, che ci regala con l'ausilio di convincenti effetti speciali la visione di un futuro cupo e deprimente in cui l'umanità è poco "umana" e si basa quasi esclusivamente sulla tecnologia. Tecnicamente ammirevole, la pellicola si fa notare anche per la riuscita caratterizzazione dei suoi protagonisti, forzando solo un po' troppo la love story (scelta però in parte giustificata da una rivelazione "contorta" negli ultimi minuti) tra Cole e la dottoressa, ma offrendo anche un 'bello' ed inquietante scorcio della vita nei manicomi. La storia di un anti-eroe che cerca di salvare il mondo ma impossibilitato a farsi credere da chiunque è ricca di sfaccettature e dà sfogo a non pochi rimandi introspettivi in grado di aprire possibili spunti di riflessione sulla reale pazzia (Cassandra docet). In questo divertito, esuberante ed originale calderone post-moderno è lodevole l'ottima prova del cast (in un piccolo ruolo anche il grande Christopher Plummer) che vede un vero e proprio duello di brillante bravura tra un tormentato Bruce Willis e uno schizzato Brad Pitt.

L'esercito delle 12 scimmie Cult sci-fi degli anni '90, a sua volta ispirato ad un'opera unica come Le Jetéé, L'esercito delle 12 scimmie è un'esempio di come qualità e storie di ambientazione fantascientifica possano convivere pienamente. Gilliam da pieno sfoggio della sua follia visionaria soprattutto nelle ispirate sequenze ambientate nel futuro, trovando perfetta collaborazione con una sceneggiatura che, seppur non priva di qualche lieve sbavatura, mantiene alto l'interesse sino ai titoli di coda reggendosi anche su una non semplice e plausibile credibilità.

8.5

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