Recensione L'assalto

L'action thriller di Julien Leclercq ispirato a fatti realmente accaduti

Recensione L'assalto
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Dopo averci proposto pochi mesi fa il precedente Chrysalis, la RAI porta di nuovo in chiaro, ed anche in questo caso in prima assoluta, un altro film del regista francese Julien Leclercq. Domenica 15 giugno 2014, alle 23.39 su RAI2, va infatti in onda l'inedito L'assalto, titolo del 2010 che ha ottenuto un ottimo riscontro di pubblico e di critica in patria e basato su avvenimenti realmente accaduti nel 1994. Nel dicembre di quell'anno un gruppo di terroristi arabi appartenenti alla GIA (Armed Islamic Group) sequestrano, in nome di Allah, un aereo in partenza da Algeri con destinazione Parigi. L'intenzione dei dirottatori sarebbe stata quella di trasformare il velivolo in una bomba volante da abbattere su Parigi. Ma a causa della mancanza di carburante, e dopo serrate ore di trattive, l'aereo fu costretto a fermarsi a Marsiglia per una tappa intermediaria, dando modo alle forze speciali francesi di poter intervenire.

L'assaut

Leclerq, rendendo degnamente omaggio alla tragicità dei fatti, sforna un thriller drammatico intenso e serrato, adottando uno stile credibile che per buona parte si basa sulle vere testimonianze dei "protagonisti", e offrendo un'altissima dose di tensione per tutti i novanta minuti, con un'escalation assoluta nella mezzora finale dove ha infine luogo l'assalto del titolo. Il regista è bravo a gestire i tempi, con una prima parte equamente divisa tra riusciti inserti introspettivi (che vedono come figure principali il membro delle forze speciali Thierry e la sua famiglia) e le vicende in atto all'interno del volo Air France, che costarono la vita a tre ostaggi uccisi dai sequestratori. Una violenza psicologica mai gratuita che raggiunge alti picchi di intensità emotiva e si pone come forte atto d'accusa verso i fondamentalismi religiosi (quello islamico in questo caso) mostrando la cieca fede dei quattro adepti della GIA. Distaccandosi di gran lunga dagli spettacolari action hollywoodiani (che probabilmente ne avrebbero costruito sopra un roboante action), il film ha una fortissimo sapore di cinema franco-europeista e anche la cruda fase d'azione si rivela efficace nel suo screpitante realismo, con la lunga sequenza all'interno dell'aereo che sfrutta assai bene il limitato spazio registico di manovra a disposizione.  Tecnicamente Leclerq è abile nel sfruttare riprese con macchina a mano e uno stile visivo in sottrazione, con un tono di fotografia tendente al grigio che ben si adatta alla cupezza dell'atmosfera. Altra scelta interessante, per quanto "forte" per chi fu coinvolto in prima persona negli avvenimenti, è quella di utilizzare i reali servizi in diretta dei telegiornali, mostrandoci così l'assalto dall'esterno e aumentandone la già encomiabile concretezza.

L'assalto Un'operazione rispettosa che Leclerq, grazie ad intelligenti scelte registiche, trasforma in un avvincente thriller drammatico con una serrata e realistica fase action nell'ultima parte. Il regista riesce a rendere degnamente credibile questa trasposizione di tragici fatti realmente avvenuti, dosando il ritmo nel migliore dei modi e lasciando con il fiato sospeso per tutti i novanta minuti di durata.

7.5

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