Recensione L'Apprendista Stregone

Nicolas Cage sulle orme di Topolino in un banale action movie

Recensione L'Apprendista Stregone
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La parola d'ordine è “fantasia”. Più di duecento anni fa, nel 1797, lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe, vagamente ispirato dal Filopseudès di Luciano di Samosata, dà vita ad una ballata destinata a fama imperitura: L'apprendista stregone. La storia di un giovane ed inesperto mago, che decide di prendere la strada più breve per risolvere le faccende domestiche assegnategli dal suo maestro, ed usa quindi la magia su una scopa. Con l'unico risultato di combinare un disastro, allagando casa e suscitando così le ire dello stregone, l'unico in grado di riportare la situazione all'ordine nel momento del suo ritorno.
L'opera di Goethe non mancò, a sua volta, di ispirare altri artisti: il compositore francese Paul Dukas, esattamente cent'anni dopo, la riportò in musica, musica che, una quarantina d'anni dopo -esattamente nel 1939- divenne la base su cui venne creato il primo e più celebre segmento di quello che molti considerano il capolavoro di Walt Disney: Fantasia. Una fascinazione che, dunque, tramite la fantasia ha portato diverse generazioni di artisti ad affrontare il tema dell'apprendista pasticcione, fino ad arrivare alla nota sequenza di Topolino alle prese con le ingovernabili scope.
Nicolas Cage, ben noto non solo come attore ma anche come appassionato di fumetti ed animazione, afferma che Fantasia è probabilmente il primo film che i suoi genitori gli hanno fatto vedere, e il suo amore per quest'opera l'ha portato, in tempi recenti, a ripensarlo alla sua maniera, ovvero quella dell'action movie. Sotto l'egida della Bruckheimer Films (la casa di produzione di quasi tutti i live action di successo della Disney degli ultimi anni, da Pirati dei Caraibi a Prince of Persia passando per National Treasure), Cage ha proposto quest'idea, ben accolta dalla Disney stessa e passata quindi per le mani di un corposo gruppo di sceneggiatori, destinati a dar vita alla reinterpretazione moderna del mito de L'apprendista stregone.

Magica New York

Negli ultimi dieci anni, la vita di Dave Stutler (Jay Baruchel) è stata assai difficile: traumatizzato da quella che crede essere stata un'allucinazione in cui, all'età di dieci anni, si è ritrovato nel bel mezzo di un combattimento fra stregoni, ha passato la maggior parte del suo tempo fra sedute d'analisi e i suoi amati libri di fisica. Ora è all'università, immerso nei suoi studi e, volente o nolente, ben lontano da quella che si può definire una vita sociale “di successo”. Il destino, tuttavia, non chiede mai permesso quando decide di chiamare a sé i suoi eroi: proprio quando Dave comincia a lasciarsi il passato alle spalle e cerca di corteggiare la sua vecchia fiamma delle elementari Becky (Teresa Palmer), i due stregoni del suo terribile ricordo si riaffacciano nella sua vita, costringendolo a prendere posizione. Balthazar Blake (Nicolas Cage) è l'ultimo seguace e apprendista ancora in vita del mitico Mago Merlino, ed è alla ricerca del leggendario “Ultimo merliniano”, colui che erediterà i poteri di Merlino e sconfiggerà una volta per tutte la malvagia strega Morgana. Maxim Horvath (Alfred Molina), una volta compagno di studi di Balthazar, ha votato da ormai mille anni la sua esistenza alla riuscita degli oscuri piani di Morgana, e cerca dunque di mettere i bastoni fra le ruote in ogni modo al suo vecchio amico... Come reagirà una mente razionale come quella di Dave alla scoperta dei suoi poteri magici? E sarà davvero lui l'”ultimo merliniano”?

Giovani apprendisti crescono

La premiata ditta Cage-Bruckheimer-Turteltaub torna con un nuovo film denso di azione, mistero e situazioni improbabili: una scommessa difficile la loro, vista la pesante eredità che si ritrovano a sostenere, e difatti i risultati non sono del tutto positivi come si poteva auspicare.
A fronte di un lato tecnico di prim'ordine (gli effetti visivi digitali sono resi molto bene) e di una storia che fila liscia senza momenti di stanca e in sostanza intrattiene adeguatamente, pur senza grandi pretese, c'è da notare come il film sia un'enorme sequenza di “poteva, ma”: innanzitutto L'apprendista stregone poteva, presumibilmente, dar luogo ad una nuova mitologia fantastica, da sviscerare in numerosi sequel tramite una trama originale e articolata. E invece si accontenta di essere l'ennesima, stanca, replica del “viaggio dell'eroe” che sfrutta topoi e situazioni oramai visti e rivisti in decine di film. Lo sforzo immaginativo del team creativo è minimo: si vanno addirittura a “scomodare” Mago Merlino e la Fata Morgana pur di affondare in una marea di luoghi comuni sui maghi e sulla magia. Di originale, nello svolgersi della trama e nei suoi personaggi, c'è ben poco: giusto il parallelismo tra magia e scienza (la fisica, in particolare) che risulta vagamente interessante dando una spiegazione di come la magia possa, fisicamente, prendere vita nel nostro mondo, e il personaggio di Drake Stone, l'illusionista-mago ben interpretato dal Toby Kebbell già visto in Prince of Persia. Per il resto, il film fallisce totalmente l'obiettivo di creare un universo fantastico nuovo, credibile e affascinante, che è quello che si chiede (o si dovrebbe chiedere) in prima istanza ad un prodotto di questo tipo al giorno d'oggi.
Ancora: la pellicola poteva contribuire a lanciare/rilanciare le carriere dei suoi interpreti, e invece non ha suscitato alcun clamore, un po' per demeriti di sceneggiatura, un po' per quelli degli attori stessi. Se la trama è infatti banale, scontata e presenta un discreto numero di plot holes, non meglio se la cavano molti del cast: i migliori, che riescono a reggere, de facto, l'intero film, sono Cage -che usualmente da' il meglio di sé nei ruoli che si sceglie da solo- e soprattutto Molina, che regala sempre ottime prove nei panni di amabili “cattivi” come il suo Horvath.
Baruchel, invece, non appare sempre credibile: l'aria svagata è chiaramente autoimposta, e anche il fatto che lo si debba credere appena diciannovenne è pretenzioso. Shia LaBeouf, in ruoli simili, se l'è cavata molto meglio, il che è tutto dire. Carina, ma insipida, invece, Teresa Palmer nei panni dell'amore di lunga data di Dave, Becky. Su Monica Bellucci ci sarebbe da stendere un velo pietoso, ma per dover di cronaca dobbiamo dire che quella della strega Veronica è probabilmente la peggior interpretazione della sua carriera: non dimostra né sensualità né carisma, sia in versione “buona” che in versione “cattiva”, lasciando inoltre annichilito il pubblico non appena apre bocca. Ci rassegniamo, ormai, al fatto che doppiarsi da sola è al di là delle sue forze. Spiacenti, Monica.
Infine, Turteltaub e soci potevano esagerare e strafare, come del resto fece lo stesso Topolino in Fantasia, alle prese con un potere più grande di lui. Ma ciò non è successo: anzi, han preferito il basso profilo sotto molti punti di vista. E anche gli effetti speciali, per quanto belli, non destano poi chissà che meraviglia: a New York si son viste creature ancor più bizzarre e spaventose di un toro di bronzo, un drago sputafuoco e un gargoyle metallico.

The Sorcerer's Apprentice L'idea di andare “oltre” i dieci minuti del classico Disney, mostrandoci la maturazione e le avventure del giovane apprendista stregone, era di fatto buona, e la realizzazione tecnica dell'opera è ineccepibile, arrivando infine a confezionare un prodotto di puro intrattenimento. Il problema, però, è che coi soldi si possono comprare gli effetti speciali, ma non le idee, l'atmosfera e l'estro, in una parola: la Fantasia, quella con la “F” maiuscola.

6

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