Recensione L'anno del dragone

Michael Cimino dirige Mickey Rourke ne L'anno del dragone, magistrale e avvincente poliziesco ambientato tra le strade di Chinatown.

Recensione L'anno del dragone
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Stanley White, pluridecorato capitano di polizia di origine polacca nonché reduce del Vietnam, viene assegnato a Chinatown appena dopo l'omicidio del rispettato boss locale. Approfittando del vuoto di potere il giovane e ambizioso Joey Tai riesce ad imporsi come leader della Triade, ma non ha fatto i conti con l'arrivo di White, intenzionato a cambiare per sempre il tacito accordo di "non belligeranza" vigente tra le forze dell'ordine americane e la mafia cinese. Il capitano, con l'aiuto della bella e coraggiosa reporter Tracy Tzu (che diverrà ben presto la sua amante), incomincia così una vera e propria guerra senza esclusione di colpi contro l'organizzazione criminale che nel frattempo sta acquisendo sempre maggiore potere: Joey Tay infatti eliminando i diretti concorrenti sta costruendo un nuovo impero basato sulla violenza. Per White ben presto la missione diventerà più personale del previsto quando persone a lui care rimarranno coinvolte nella faida.

Scontro di culture

Il Cinema di Michael Cimino non ha mai avuto le fortune che avrebbe meritato, esclusa la parte iniziale della carriera in cui il cineasta raggiunse l'apice col successo di critica e di pubblico de Il cacciatore (1978). Dopo il clamoroso flop di un Capolavoro quale I cancelli del cielo (1980), pagina commerciale tra le più buie che la Settima Arte ricordi, anche il successivo L'anno del dragone (1985) non ottenne il risultato sperato, nonostante il film sia uno dei polizieschi più ispirati e avvincenti del decennio. Opera ambiziosa e imperfetta ma pregna di un fascino viscerale ambientata in quel di Chinatown, dove il velo di apparenza viene ben presto strappato dall'entrata di un protagonista sopra le righe la cui determinazione è pari soltanto all'inconsapevole egoismo mostrato verso le persone a lui più care, destinate alcune a cadere come vittime nella fitta tela di violenza che ha ben presto luogo in questa battaglia senza esclusione di colpi con l'altrettanto ferreo antagonista. Il fascino di questa Chinatown fittizia, "ricostruita" per l'occasione in North Carolina, emerge in ogni sequenza con una particolare attenzione per le sequenze notturne nelle quali il regista coglie al meglio le sfumature regalandoci passaggi action-thriller di grande scuola, con una resa dei conti finale tra le più coinvolgenti e memorabili mai realizzate. Piani sequenza che sfruttano nel migliore dei modi uno spazio scenico avvolgente ed inquieto, tra i vicoletti di questo microcosmo culturale nei quali la legge non può entrare e dove contano soltanto i giochi di potere e i ripetuti tradimenti tra i vari boss della Triade, accompagnano le due ore e rotti di visione, in un crescendo emotivo e tensivo che lascia senza fiato in un'escalation del ritmo che rende intense anche le diatribe sentimentali vissute dal capitano White, diviso tra l'amore ormai prossimo alla fine con la compagna di una vita e la nuova e bruciante passione per la bella giornalista orientale (interpretata dalla splendida "meteora" Ariane). Accusata ingiustamente di razzismo dalle comunità cinesi, per via di alcune battute sporche (includenti riferimenti alla guerra del Vietnam) che però hanno una loro precisa ottica all'interno della narrazione, la pellicola vive sulla perfetta simbiosi / rivalità tra l'antieroe di Mickey Rourke e il villain di John Lone, volti e anime perfetti per dar vita a quest'epica criminale senza mezze misure.

L'anno del dragone Un affresco criminale forse improbabile ed eccessivamente stereotipato ma ad ogni modo ricco di un fascino epico che Michael Cimino mette in atto con uno stile viscerale e raffinato nella gestione di personaggi e risvolti narrativi, dando vita a due ore abbondanti di grande Cinema. L'anno del dragone ci trascina nello sporcizia morale di Chinatown mettendoci nei panni di un capitano della polizia sopra le righe, parzialmente razzista ma determinato ad ogni costo a far rispettare la legge in e per principio e ad ottenere la sua personale vendetta in seguito. La sceneggiatura curata dallo stesso regista insieme ad un altro grande maestro quale Oliver Stone non risparmia niente e nessuno, tra passionali digressioni sentimentali e un duello di pura e rabbiosa violenza tra i personaggi di Mickey Rourke e John Lone, incarnazioni di due diverse culture e ideali etici che si trovano a lottare in una vera e propria guerra urbana senza vinti né vincitori.

8.5

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