Recensione Kung Fu Panda 2

Torna Po per un nuovo, divertente, Pandamonio!

Recensione Kung Fu Panda 2
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È proprio vero che le idee migliori spesso sono le più semplici: la Dreamworks di Spielberg, Katzenberg e Geffen ce lo ha dimostrato in più di un’occasione. Guardare al mondo delle favole in modo irriverente come con Shrek o porre al centro della vicenda un ‘cattivo-non-poi-tanto-cattivo’ come in Megamind sono piccoli colpi di genio, e lo stesso di può dire del primo Kung fu Panda.
Dopotutto, il film in questione prende spunto dalle pellicole sulle arti marziali (che hanno sempre conquistato il pubblico di tutte le età, mantenendo spesso una certa freschezza vista la quantità incredibile di spunti che queste discipline offrono) apportando un’idea semplice quanto funzionale. Se difatti il kung fu l’ha sempre fatta da padrone in questi film, dai wuxia a Bruce Lee passando per le bizzarrie di Jackie Chan e ai mille emuli del cinema occidentale, mai nessuno aveva pensato di tornare alle origini di uno degli stili più amati e affascinanti, quello del Xiangxingquan. Tigre, scimmia, serpente, mantide, gru: gli uomini, tramite questa scuola di arti marziali, imitano le movenze degli animali, distillandole in un compendio di letali mosse di autodifesa.
Ma cosa succede se in un cartoon sono gli animali stessi ad utilizzare queste tecniche?
Succede che nasce un’opera come Kung fu Panda!

Pandamonium

L’idea si dice fosse nell’aria già dal ’93, ma solo quindici anni dopo arriva sugli schermi, conquistando un successo clamoroso, mondiale e in parte inaspettato (più di seicentotrenta i milioni racimolati al boxoffice, a fronte di una spesa di centotrenta). L’epopea del simpatico ed indolente panda Po, che lavora come cameriere nel ristorante del padre adottivo ma sogna di divenire maestro di arti marziali, fa breccia tanto ad Oriente quanto in Occidente, creando un piccolo pandamonio che rende il franchise il più lucrativo per Dreamworks dopo quello di Shrek.
La ricetta del successo, dicevamo, è semplice, ma infallibile: personaggi ben caratterizzati, buoni sentimenti e tanta avventura, che portano alla successiva realizzazione di uno special, I segreti dei cinque cicloni, alla messa in cantiere di una serie TV sull’onda di quella dei buffi Pinguini di Madagascar e, naturalmente, alla venuta di un quasi obbligato sequel: Kung fu Panda 2.

Ospiti d’eccezione

Anche questa volta, Kung fu Panda si distingue, nella sua versione in lingua originale, per un cast di doppiatori di gran peso. Tutti i nomi noti del precedente episodio sono tornati, dal protagonista Jack Black alle voci dei Cinque Cicloni (Angelina Jolie, Jackie Chan, Lucy Liu, David Cross e Seth Rogen) oltre che, naturalmente, a Dustin Hoffman, nuovamente voce del maestro Shifu. Il cast è inoltre arricchito dalla presenza del grande Gary Oldman, nei panni di Lord Shen, e dai graditi e riconoscibilissimi camei di Jean-Claude Van Damme e Michelle Yeoh. La versione italiana del film, invece, vanterà un cast di doppiatori professionisti, ad eccezione della voce di Po, che sarà doppiato ancora una volta da Fabio Volo.

La vendetta di Shen terrorizza anche l’Oriente

Sventata la minaccia rappresentata dal feroce Tai Lung, Po è ora acclamato come un eroe e considerato il nuovo Guerriero Dragone. Continuando ad allenarsi sotto la direzione del maestro Shifu, in compagnia dei Cinque Cicloni, il giovane panda difende la Valle della Pace da briganti e malintenzionati. Ma un nuovo pericolo è in agguato: si tratta del crudele Lord Shen, di ritorno da un lungo esilio e deciso a eradicare ogni traccia dell’odiato kung fu dalla Cina, conquistandola con la sua potentissima arma segreta, un supercannone della sbalorditiva potenza.
Avvisati della minaccia, i nostri eroi partono alla volta del regno di Shen, con l’intento di sconfiggerlo una volta per tutte. Po, alla ricerca del segreto della "pace interiore", avrà anche modo di far luce sulla propria infanzia...

La potenza della pace interiore di un panda!

Diretta da Jennifer Yuh Nelson, già collaboratrice di punta di Dreamworks per pellicole come Simbad, Spirit e Madagascar, oltre che il primo KFP, la nuova avventura di Po giunge fresca e divertente, dotata inoltre dell’apparentemente immancabile upgrade 3D.
Dal punto di vista tecnico, la pellicola si presenta molto bene, con un livello tecnico sicuramente in linea con le ultime produzioni Dreamworks, e vantando uno stile grafico caratteristico, se non unico, che ha la sua punta di diamante nella ricercatezza dell’atmosfera che crea, nonché nelle splendide animazioni dei combattimenti. L’effetto stereoscopico è meramente accessoriale, ma rende molto bene nelle scene all’aperto e nei siparietti realizzati in animazione tradizionale, che giocano molto sull’effetto ‘lanterna cinese’. Meno incisivo nelle scene più concitate e/o scure, ma è del resto normale visti i limiti attuali di questa tecnologia.
In sostanza, comunque, lo spettacolo grafico è assai ben diretto e coreografato: i combattimenti si susseguono dinamici e pieni di ironia, valendo, da soli, il prezzo del biglietto. E giureremmo che, visto lo stile delle coreografie, stavolta Jackie Chan abbia messo lo zampino fuori dalla sala di doppiaggio per entrare in quella dove si preparano gli storyboard.
Quella che non convince al 100% è invece la sceneggiatura, che al di là di un paio di gustose trovate, si trascina un po’ banalmente tra la (ri)scoperta delle origini perdute di Po e la ‘solita’ vendetta del cattivone ottuso di turno. Insomma, sa tutto un po’ di già visto, ma la cosa non inficia la visione, sempre e comunque divertente.

Kung Fu Panda 2 Po e i Cinque Cicloni tornano al cinema con un’avventura avvincente sul piano dell’azione, anche se un po’ deludente in quanto a trama. Un sequel che non innova ma si accontenta di intrattenere con stile e tecnica il pubblico di tutte le età.

6.5

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