Recensione Kontroll

Un giovane controllore, volontariamente "recluso" nella metropolitana di Budapest, si trova ad indagare su una serie di strani suicidi in Kontroll, cult diretto nel 2003 dall'esordiente Nimrod Antal.

Recensione Kontroll
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La metropolitana di Budapest è luogo da qualche tempo di un'ondata di inspiegabili suicidi: già ben sette persone infatti, in attesa dei convogli, si sono gettate sui binari giusto prima del loro passaggio. Bulcsú è un giovane controllore che trascorre 24 ore su 24 nel sottosuolo, mangiando e dormendo all'interno della metro; insieme a lui lavora un affiatato e bizzarro gruppo di colleghi che ogni giorno devono chiedere biglietti a passeggeri sempre più molesti e strafottenti, finendo il turno di lavoro in condizioni spesso di forte stress fisico ed emotivo. Bulcsù, che ha ormai perso la cognizione del mondo esterno, si invaghisce di una giovane ragazza che gira sui vari treni con un costume da orso e deve guardarsi dall'accesa rivalità con Gonzo, un arrogante collega a capo di un altro team di controllori. Il destino del ragazzo si troverà di fronte ad uno snodo cruciale quando si imbatte in un losco individuo incappucciato, possibile causa delle efferate e recenti morti.

Life is strange

Film a più strati, giustamente assunto allo status di piccolo cult, l'esordio del regista californiano di origini ungheresi Nimrod Antal balla sul sottile confine col fantastico, offrendoci una narrazione popolata di figure umane e grottesche in grado di danzare (merito anche della contagiosa colonna sonora, firmata interamente dalla band indie-elettronica NEO) con grintosa grazia su un mix di generi. Dalla commedia sporca e graffiante sino al thriller più teso e vagamente surreale, Kontroll non si fa mancare niente nei suoi cento minuti di visione, regalandoci una storia originale supportata da uno stile registico fresco e adrenalinico, con una manciata di sequenze dalla grande potenza visiva. Le riprese, effettuate interamente in orari notturni in concomitanza con la chiusura notturna della metropolitana di Budapest, ci trasportano in un sottosuolo frenetico e delirante, volutamente popolato da stereotipi e oggetto di scene ad alto tasso di ritmo, su tutte l'esaltante inseguimento nei confronti di un writer senza biglietto, quasi memore delle corse a perdifiato di Trainspotting (1996). Ma sono tante le influenze messe in campo dal novello cineasta: echi di Tarkovskij e Kitano si fanno spazio in una sceneggiatura metafisica / esistenzialista che non disdegna passaggi introspettivi e una convincente gestione dei rapporti umani, lasciando giusto spazio ad un'affascinante dose di mistero che incuriosisce fino al liberatorio epilogo. Il tutto con un sapore avventuroso e divertente, capace di mantenere sempre alta l'attenzione nel suo estremo e piacevolmente caotico caos emotivo, ben supportato dalla efficace performance degli interpreti e che trova nella festa finale, quasi una sorta di party da "fine del mondo", la miglior conclusione possibile.

Kontroll Grottesco e poesia sono solo alcuni degli elementi a ibridarsi con sopraffino equilibrio nella costruzione narrativa di Kontroll, sorta di personale ed emotivo percorso post-apocalittico vissuto dal protagonista, ormai volontario prigioniero della metropolitana di Budapest. L'ambientazione sotterranea, dove giorno e notte non hanno più significato, si rivela elemento fondamentale ai fini di una vicenda complessa e affascinante, nella quale volutamente non tutti i misteri vengono svelati, per la serie "ciò che conta non è l'arrivo ma il viaggio". Il risultato funziona alla grande, coniugando divertimento e tensione filtrandoli attraverso il copioso numero di personaggi principali e secondari, caratterizzati volutamente all'eccesso in un racconto incalzante sempre in grado di regalare sorprese.

7.5

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