Recensione Kinetta

Fuori Orario propone il secondo film del regista greco Giorgos Lanthimos, ancora inedito in Italia

Recensione Kinetta
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Da sempre spazio succulento per i cinefili senza frontiere, Fuori Orario su Rai3, gestito da Enrico Ghezzi, propone ogni settimana titoli disparati provenienti da ogni angolo del globo, spesso in lingua originale e in prima visione assoluta. È anche questo il caso di Kinetta (la cui trasmissione è prevista sabato 15 febbraio alle 01.15), film del 2005 ad oggi ancor inedito in Italia diretto dal regista greco Yorgos Lanthimos, che in futuro ci avrebbe regalato altre opere come Kynodontas e Alps, assai apprezzate in diversi festival internazionali tra cui quello veneziano. Ed è presto detto il fervore con il quale la critica apprezzi lo stile di un autore tanto atipico quanto ostile verso il suo pubblico, e che rende anche questo suo secondo lavoro un titolo di non facile fruizione per il pubblico, ma non per questo meno meritevole di visione. Kinetta racconta infatti la storia di una vittima, di sé stessa e del mondo, incarnata da una giovane ragazza immigrata che viene ingaggiata, in cambio di un permesso di soggiorno, da un dirigente statale e dal proprietario di un negozio di stampe fotografiche. I due uomini, seppur nella loro nitida diversità, hanno un'inquietante perversione: quella di ricostruire scene di violenza verso le donne rigirandole come se ci si trovasse dinanzi ad un film. Ma la giovane protagonista si calerà sempre più nella parte sviluppando un'ossessione quasi morbosa e automasochista che rischierà di condurla alla follia.

L'insostenibile leggerezza del (non)essere

Scomodo, a tratti irritante, ma mai gratuito e veramente violento, Kinetta ha un fascino morboso offrendoci, spesso alternandoli, gli sguardi su questi tre personaggi (in cerca d'autore) e sulle loro esistenze, che appaiono vuote e prive di un reale obiettivo. Lanthimos li segue incessantemente con la camera a mano, creando inquadrature affascinanti pur nella loro normalità, creando una sottile inquietudine che scava lentamente nell'emotività fino al semi-liberatorio epilogo, distruggendo qualsiasi forma di empatia ma ponendosi come spettatore impotente, occhio che guarda ma non sente. Un cinema sporco e crudo, privo di qualsiasi artifizio cinematografico di sorta, una rappresentazione nuda di esistenze in stallo che passa tra i volti spesso fissi e ignari dei protagonisti, non dimenticando di optare per alcune sequenze suggestive (la lunga scena onirica della corsa sulle scale su tutte) ma rimanendo sempre coi piedi saldi sulla realtà. Un'opera complessa registicamente e stilisticamente che però difetta proprio, scelta voluta, nella narrazione, arrivando a raccontare il nulla. Gli stessi istanti finali, apparentemente portanti un barlume di speranza, possono essere interpretati diversamente, lasciando spiazzato anche lo spettatore più attento. L'atmosfera è continuamente opprimente, sottolineata anche da una fotografia e ambientazioni cupe, e gli stessi dialoghi sono limitati a poche battute, dando il via libera a numerosi momenti di stallo non sempre convincenti. Kinetta è dunque un film che può metter a dura prova anche chi vive a pane e cinema d'autore, ma la visione per quanto difficile può rivelare alcuni punti di interesse che il regista avrebbe ampliato nelle sue opere future.

Kinetta Kinetta è un film / non-film, stilisticamente e registicamente originale ma volutamente privo di anima, con una storia praticamente inesistente che si concentra solo negli sguardi e nei pochi dialoghi dei suoi protagonisti. Aspro e crudo, nonostante non privo di tempi morti dati dall'atmosfera e da un ritmo a tratti esasperante, il secondo film di Lanthimos dimostra comunque un'idea di cinema particolare che avrebbe trovato molti più estimatori nelle sue opere future.

6

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