Recensione Killer machine

In dvd il serial killer della rete informatica!

Recensione Killer machine
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Con le fattezze di Ted Marcoux, il giovane Karl lavora in un negozio di computer, ma è, in realtà, un pluriomicida che sceglie le proprie vittime tramite i nominativi scritti all'interno delle agende di cui entra casualmente in possesso.
In fuga in automobile dopo l'ennesima strage, ha un incidente e muore in ospedale durante un esame computerizzato; il suo corpo, però, si trasforma in un virus e si trasferisce nella rete informatica statunitense.
Il terrore, quindi, non è finito, perché lo spirito di Karl non solo ha così modo di riprendere il lavoro di semina-cadaveri manovrando a modo suo tutte le attrezzature informatiche, ma si impadronisce anche dell'agenda informatizzata di Terry, cui concede anima e corpo la Karen Allen de I predatori dell'arca perduta (1981), che l'ha dimenticata nel negozio di computer dove lavorava il serial killer.
Su script a firma degli William Davies e William Osborne già autori della commedia schwarzeneggeriana I gemelli (1988), per la regia di Ivan Reitman, il secondo lungometraggio diretto dalla Rachel Talalay che esordì dietro la macchina da presa con Nightmare 6: La fine (1991) si basa su questa esile idea - in un certo senso tutt'altro che distante da quelle spesso al centro dei vecchi fanta-horror degli anni Quaranta e Cinquanta - nel tentativo di portare sullo schermo, nel 1993, un nuovo boogeyman di derivazione kruegeriana.

Il dvd

Del resto, proprio come lo squarta-adolescenti artigliato che ha regalato la popolarità a Robert Englund sfruttava l'astratta dimensione onirica quale posto in cui agire concretamente per uccidere, Karl fa della rete informatica il suo spazio d'azione tramite cui muoversi in cerca di vittime.
Ma, più che al caro vecchio Freddy, è con ogni probabilità all'Horace Pinker del craveniano Sotto shock (1989) - capace di spostarsi attraverso la rete elettrica - che s'ispira la pellicola, oltretutto destinata a tirare in ballo l'allora dilagante tematica della realtà virtuale, soltanto un anno prima al centro de Il tagliaerbe (1992) di Brett Leonard.
Pellicola sfornata in un periodo cinematografico che vedeva il filone slasher in cerca di una nuova identità, in quanto si era appena usciti dall'overdose di Venerdì 13, Halloween e simili regalata dagli anni Ottanta, ma non aveva ancora fatto la sua apparizione la geniale e innovativa saga di Scream, che sarebbe arrivata soltanto tre anni dopo.
Quindi, con l'impressionante eliminazione di un tizio aggredito per mezzo delle microonde, uno dei tanti film prodotti nel corso di una fase di transito per quanto riguarda il genere horror; ma che, curiosamente, se all'epoca della sua uscita non lasciò alcun segno, nonostante l'argomento piuttosto nuovo, oggi spinge quasi a pensare che possa avere ispirato alcuni aspetti della gettonatissima serie Final destination.
Ne sono una probabile testimonianza le dinamiche e le evoluzioni di sequenze come quella che vede coinvolta una lavastoviglie o l'altra che si svolge durante il crash test.
E' Koch Media a riscoprirlo per il mercato dell'home video digitale tricolore, seppur privo di contenuti speciali.

Killer machine Prendete l’Horace Pinker del dimenticato Sotto shock (1989) di Wes Craven e miscelatelo al Jobe Smith del kinghiano Il tagliaerbe (1992). Poi, sostituite la dimensione onirica di Freddy”unghie lunghe”Krueger con la rete informatica e otterrete il secondo lungometraggio di Rachel Talalay, la quale, non a caso, esordì dietro la macchina da presa proprio con Nightmare 6: La fine (1991). Un tipico slasher soprannaturale poco originale e realizzato in un periodo in cui l’horror cinematografico era in piena crisi di creatività, ma che, rivisto a distanza di quasi vent’anni, riesce perfino a manifestare elementi destinati a influenzare successivamente il genere.

6

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