Recensione Kick-Ass 2

Il giustiziere mascherato 'fai da te' è tornato, ed è pronto a prendere a calci nel sedere tutti i malviventi della città!

Recensione Kick-Ass 2
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Qual è la differenza fra una persona comune, un eroe e un supereroe? David Lizewski (Aaron Taylor-Johnson), dall'“alto” della sua adolescenza, se lo chiede incessantemente durante la lettura dei suoi fumetti preferiti. Vorrebbe tanto essere un (super)eroe anche lui: del resto, come tanti protagonisti delle sue storie preferite, è un ragazzo come tanti, e basterebbe poco (un'occasione giusta, la scoperta di un talento) per poterlo diventare. E invece no: nessuna mutazione genetica, nessun superpotere, nessun destino da Salvatore del mondo lo aspettano. Del resto, non basta indossare una maschera per diventare supereroi: ma, forse, basta “il giusto mix tra solitudine e disperazione” ed ecco che Dave diventa Kick-Ass, un vigilante mascherato per gioco, per noia, per vocazione. Non rendendosi conto che, a scherzare col fuoco, quasi sicuramente ci si brucia.
E difatti, dopo le prime, poco memorabili imprese a base di gattini salvati e vecchiette aiutate, il nostro si ritrova faccia a faccia con la criminalità locale, in un'escalation di violenza che lo mette in guai seri, e gli fa conoscere crudeli gangster, odiosi figli di papà e spietati “veri” vigilanti in un gioco al massacro che sembra non risparmiare nessuno. Dopo numerose peripezie, Kick-Ass e la piccola quanto letale Hit-Girl (Chloë Grace Moretz) sgominano il ramo principale della famiglia mafiosa dei D'Amico, ma a caro prezzo.
Passa parecchio tempo. Dave/Kick-Ass è ora più intenzionato che mai a fare la differenza ed essere un vero eroe, allenato da Mindy, che nel frattempo ha dismesso i panni di Hit-Girl per volere del patrigno, e cerca consigli da parte di Dave su come diventare una frivola ragazzina moderna, con alterne fortune. Nel frattempo, in città si è organizzata, sotto l'egida del Colonnello Stars & Stripes (Jim Carrey), una congrega di autoproclamati “supereroi” a cui lo stesso Kick-Ass si unisce. Giusto in tempo per contrattaccare l'offensiva del primo “supervillain” del mondo reale, un redivivo Red Mist (Christopher Mintz-Plasse) passato ora definitivamente dalla parte del 'male' col nome di MotherFucker, che ha riunito un personale esercito di mercenari per mettere a ferro e fuoco New York. Inizia il secondo atto. Inizia Kick-Ass 2!

Cos'è davvero 'nerd' al giorno d'oggi?

Partiamo da dei presupposti il più possibile semplici. Il fumetto originale di Kick-Ass, e nello specifico la prima serie, è tra le migliori graphic novel degli ultimi anni, e non (solo) per gli ottimi disegni di un maestro come Romita Jr. o per la bizzarra irriverenza e le numerose strizzate d'occhio al pubblico nerd d'eccellenza a cui si propone. In esso ritroviamo il miglior Millar, quello capace di scovare lo straordinario nell'“ordinario” mondo dei nerd e ribaltarne le convenzioni, arrivando a mostrarne eccessi, contraddizioni, punti di forza. Grazie anche all'interpretazione grafica di Romita, poi, ogni singola tavola, se non ogni singola vignetta, è un pugno nello stomaco, è un colpo sulla testa di ogni lettore, e non c'è placca metallica che tenga.
Poi, nel 2010, ecco arrivare la tanto attesa trasposizione cinematografica, portata sul grande schermo da Matthew Vaughn (da lì a poco anche regista di X-Men - L'inizio). Un film che spiazza per l'irriverente dose di dialoghi sboccati, soluzioni audaci e violenza visiva, che toccava il suo estremo nelle ottime scene con protagonista Hit-Girl. Un discreto successo che però divide pubblico e critica anche dall'interno. Oltre alle solite, banali polemiche sulla violenza in sé, il film ha fatto discutere per il suo discostarsi in più punti dal fumetto originale in maniera molto decisa, e sicuramente più commerciale.
Nonostante una prima parte accattivante, brillante e ben realizzata, il film si risolveva in modo banalissimo, sottovalutando (o prendendo coscienza?) dell'intelligenza dello spettatore medio, visto sempre e comunque come incapace di apprezzare qualcosa di davvero diverso dal solito. Difatti, alla fine, la pellicola si rivela schiava di una visione commerciale dell'opera originale (cosa malamente nascosta sotto una ipocrita patina di blando anticonformismo), rivelandosi la parodia di quello che dovrebbe essere davvero (e che il fumetto in effetti è). Insomma: mentre il comic-book era per “veri nerd” e veicolava un messaggio ben preciso, il film era pensato a uso e consumo del pubblico generalista, che ha scoperto di amare i supereroi ma crede che Wolverine sia alto un metro e novanta, Batman sia un vigilante ninja e Tony Stark un uomo dalla battuta sempre pronta. Uno spettacolo divertente, che chi non ha letto il fumetto originale non fa fatica ad apprezzare, ignaro che il senso originale dell'opera si è andato a perdere, banalizzato e dissolto in un buonismo assolutamente fuori posto. Molto meglio, da questo punto di vista, il trashissimo Super di James Gunn, molto più onesto in virtù del suo essere prodotto indipendente.

"Non so volare, ma posso prenderti a calci" parte 2

Ma, come si suol dire, la frittata è fatta e il pubblico di massa, come prevedibile, gradisce, col beneplacito dello stesso Millar che non è mai stato schizzinoso in fatto di trasposizioni delle sue opere (vedasi anche il mediocre Wanted di Timur Bekmambetov).
Era solo questione di tempo che, sulla scia del successo parallelo del franchise sia su carta che su schermo, arrivasse anche un secondo film: la regia passa nelle mani di Jeff Wadlow, che ne cura anche la sceneggiatura sotto la supervisione di Vaughn e Millar. Il risultato finale è in linea col precedente episodio, seppure con le dovute differenze.
Pure in questo caso (data anche la dovuta coerenza col primo episodio) le vicende differiscono parecchio con quelle riportate nel seguito al primo volume della saga di Kick-Ass, riprendendo personaggi ed episodi sia dal secondo volume che dallo spin-off dedicato a Hit-Girl, ma inserendoli in un contesto più scanzonato. L'espressione beffarda di Nicolas Cage/Big Daddy in una foto appesa nel rifugio segreto di Mindy sembra proprio indicare il tono generale dell'operazione, che dunque si allontana definitivamente dai pesanti interrogativi posti dai personaggi su carta per portarci su binari di puro entertainment. E, questa volta, la trasposizione dà meno fastidio anche ai cultori dell'originale. Ma non tanto per merito del film in sé: è il fumetto stesso che sembra aver esaurito gran parte della spinta iniziale dopo la conclusione della prima serie, proseguita poi per inerzia e (possiamo dirlo?) voglia di spremere a fondo fino all'ultima goccia di latte da questa mucca para-supereroistica. Se il primo volume era difficile (se non impossibile) da rendere al cinema, il secondo ha una trama molto più banale, anzi ravvivata sul grande schermo con una discreta verve che ne migliora alcuni punti (certi personaggi restano delle macchiette, ma quantomeno MotherFucker al cinema è relativamente divertente e non un semplice e patetico psicopatico capace solo di sparare a caso sulla folla dilapidando soldi).

Tra alti e bassi

Anche gli altri personaggi vantano una resa migliore sullo schermo piuttosto che sulla carta, a partire da Mother Russia fino ad arrivare a tutti gli altri “supercriminali” e “supereroi” (e i Remembering Tommy meritano sicuramente una menzione speciale) mentre il Colonnello Stars & Stripes riunisce efficacemente in sé due personaggi del fumetto, anche se viene utilizzato al di sotto delle sue potenzialità. Lo stesso Carrey è ben calato nella parte, ma la pesante prostetica finisce per svilire le doti espressive del caro Jim. In verità si potrebbe dire che molti personaggi fanno pura tappezzeria, ma è un difetto dell'originale, anzi quanto più possibile smussato sullo schermo.
Dal canto loro, Aaron Taylor-Johnson ne ha fatta di strada, attorialmente parlando, e si vede; Mintz-Plasse è una conferma, mentre Chloë Grace Moretz sta sbocciando come un fiore ed è innegabile.
Eppure... il film non decolla. Vive di momenti, di alti (pochi) e bassi (molti). Alcuni derivano dal fumetto originale, altri sono trovate estemporanee dettate dal rating e dalla continuity.
Certo, qualcuno dovrebbe decidersi a spiegare a registi e sceneggiatori hollywoodiani che c'è differenza tra la escatologia tipica del percorso dell'eroe e la scatologia di un umorismo puerile e fuori luogo, che oramai sembra immancabile in questo genere di prodotti: senza aggiungere altro, citiamo solamente la scena della mensa, insensata e indigeribile da qualunque punto di vista.

Kick-Ass 2 Dopo esser divenuto, a suo modo, un cult movie, Kick-Ass trova ora un seguito che ne ripercorre le orme, sia da un punto di vista stilistico che da quello della sceneggiatura. Ne esce fuori un prodotto curato, ben interpretato e, per la maggior parte, anche ben traslato dal medium originale, nonostante qualche imperdonabile caduta di stile. Ma a parte due o tre scene azzeccate, per il resto scorre via piuttosto monotono. Chi si è divertito col primo probabilmente apprezzerà anche questo: gli altri possono passare avanti senza rimpianti. Sarà curioso, comunque, vedere come verrà conclusa la trilogia, anche alla luce degli avvenimenti della scena dopo i titoli di coda. Anche se, a quanto pare, Millar si dedicherà prima alla realizzazione del film tratto dal suo acclamato Superior.

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