Recensione Karate Kid II

Il secondo capitolo della saga del 'ragazzo del karate'

Recensione Karate Kid II
Articolo a cura di

Dopo il grande successo di pubblico di Karate Kid - Per vincere domani, John G. Avildsen decide di riportare sul grande schermo le avventure di Daniel Larusso e dell'iconico maestro Miyagi. Karate Kid II esce nel 1986, a solo due anni di distanza dal capostipite del quale superò il successo commerciale pur trovando voci assai più negative da parte della critica. Per cercare di variare in parte il classico plot il regista di Rocky opta per un cambio di ambientazione e decide di dare maggior peso alla figura del sensei nipponico. Partendo esattamente dal finale del film precedente (di cui ci viene posto un breve "riassunto" durante i titoli di coda) la storia ci catapulta dopo i primi minuti in quel di Okinawa, luogo natale di Miyagi. Il maestro di karate infatti, dopo aver ricevuto una lettera dal Giappone nella quale gli si annunciava l'imminente morte dell'anziano padre, si reca con l'allievo Daniel nel luogo dov'è cresciuto e dove ha lasciato il suo primo amore, Yukie. Ma giunti sul suolo nipponico, allievo e maestro vengono sfidati da Sato, uomo d'affari e vecchio amico d'infanzia nonché rivale in amore di Miyagi, con il quale ora ha un conto in sospeso.

Ritorno a casa

Karate Kid II non mantiene le aspettative dell'originale e si rivela un'operazione fortemente imperfetta. Il tentativo di concentrarsi maggiormente sulla figura di Miyagi e tramite esso rappresentare in qualche modo la cultura giapponese si adagia in una caricatura posticcia già "ben" rappresentata dalla scelta del luogo di riprese. Sia per il risparmio economico che per comodità infatti il villaggio di Okinawa è stato ricostruito a Honolulu, nelle Hawaii, e in più occasioni la sensazione di inadeguatezza della location rispetto a ciò che vorrebbe rappresentare si fa sentire. Questa inadeguatezza ambientale avrebbe potuto passare in secondo piano se implementata in una sceneggiatura solida ed efficace, ma purtroppo gli stereotipi permangono anche nello sviluppo dei rapporti tra i personaggi (le due storie d'amore, Miyagi-Yukie e Daniel-Kumiko, superano i limiti della stucchevolezza) con l'apice raggiunto nella caratterizzazione di uno dei villain. Le stesse sequenze di combattimento, fiore ad'occhiello dell'originale, sono qui presenti in maniera assai più limitata e sembrano prive di qualsivoglia ispirazione stilistica, improbabile epilogo in primis. Ralph Macchio inoltre appare spaesato e meno "simpatico" rispetto al recente passato e il carisma di Pat Morita, il cui personaggio mantiene comunque la classica sagace ironia, emerge soltanto a tratti.

Karate Kid II Un sequel senza arte né parte privo delle carte vincenti che avevano segnato la riuscita dell'originale. Se in principio la scelta di spostare l'ambientazione in un "finto" Giappone poteva sembrare ispirata, ben presto si rivela un'arma a doppio taglio che a causa di una realizzazione approssimativa penalizza la storia e i personaggi, soffocando il ritmo e lasciando poco spazio alla componente action, meno efficace del previsto.

5

Che voto dai a: Karate Kid II

Media Voto Utenti
Voti: 3
4
nd