Recensione Joe

Dal romanzo di Larry Brown, un significativo dramma provinciale con protagonista Nicolas Cage

Recensione Joe
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Dalla commedia al dramma: il nome di David Gordon Green forse risuonerà familiare nelle vostre orecchie, ma non lo inquadrerete subito, soprattutto se cercate di associarlo ad altre pellicole drammatiche. Il motivo è presto detto: Green è, difatti, anche il regista di titoli decisamente più scanzonati, come Strafumati e Lo spaventapassere (che già dai titoli italiani lasciano intendere i loro intenti) o il maggiormente riuscito Sua maestà, con protagonisti nientemeno che James Franco, Natalie Portman e Danny McBride. Date queste premesse, pensare lo stesso regista di queste opere alle prese con l'adattamento di un romanzo di Larry Brown può risultare decisamente strano. Eppure è il caso di sorvolare sulle etichette, una volta tanto: l'approccio, difatti, è giustamente spiazzante ma sicuramente sentito, e gli echi ilari delle precedenti proposte del regista sono assai distanti.
Chi non conosce il romanzo di Brown può entrare subito nell'atmosfera pensando al noto Gran Torino con/di Clint Eastwood, con il quale condivide alcune tematiche (il romanzo da cui è stato tratto Joe, comunque, è assai precedente, essendo stato pubblicato nel 1991), tra le quali, naturalmente, spicca il rapporto tra il protagonista e il degradato ambiente provinciale circostante.

Role models

Joe (Nicolas Cage) è un cinquantenne che ha fatto molti sbagli nella vita. Collerico e a volte intrattabile, ha tuttavia una sua particolare condotta morale e apprezza e riconosce il valore del duro lavoro. Dirige una squadra di boscaioli, vivendo un'esistenza piuttosto grigia ai bordi di un paesino texano. Ma l'incontro con Gary (Tye Sheridan), un volenteroso ragazzino deciso a migliorare le condizioni di vita sue e della sorella, lo porterà ad assumere il ruolo, assolutamente inaspettato, di padre putativo. Perché in un contesto sociale disperato, nel quale non c'è limite al degrado, anche i 'role model' più improbabili possono avere un valore distintivo e salvifico.

Sofferto e profondo, il nuovo film con protagonista il sempre ingiustamente bistrattato Nicolas Cage parla di morte e rinascita, di sacrificio e di speranza. Alla base, un contesto sociale condannato a un eterno purgatorio, popolato da personaggi che si lasciano vivere senza avere il coraggio di fare la differenza. Eppure, un ragazzino riuscirà a scuotere le acque stagnanti e gettare un seme di speranza, in mezzo a tanta sofferenza: uno dei tanti messaggi in sottotesto presenti nella pellicola di Gordon Green, che vive delle ottime interpretazioni di un cast assolutamente in parte, e a volte anche sorprendente: la presenza su schermo di Gary Poulter -interprete di Wade, padre del ragazzino protagonista- è tragicamente realistica, poiché in parte autobiografica.
Non è dunque un racconto facile quello che vediamo scorrere sullo schermo, ma è fatto di dualità, di luci (poche) e ombre (tante), in un contesto in cui galleggiare nel mare della mediocrità è sempre la scelta più semplice e, perciò, praticata, per incapacità o semplice paura. Ma, come si suol dire, “il lavoro nobilita l'uomo” e fornisce la chiave di volta, per un ragazzo disagiato, che può permettergli di cambiare la propria vita, anche se la cosa richiederà molti sacrifici per sé e per chi gli sta attorno.

Joe Joe è un film che colpisce nel segno, soprattutto per l'azzeccata caratterizzazione dei suoi personaggi e la rappresentazioni delle zone d'ombra nei loro comportamenti e nelle loro vite. Merito del romanzo originale di Larry Brown, chiaramente, ma anche della riscrittura cinematografica ad opera di Gary Hawkins, nonché di sorprendenti interpretazioni da parte di un cast con un'unica star popolare ma dal grande potenziale globale. La regia di Gordon Green, in realtà, non è sempre incisiva come dovrebbe, ma fa il suo dovere e confeziona un film comunque significativo e meritevole di visione.

6.5

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