It, la recensione della miniserie TV anni '90

Una creatura mostruosa con le fattezze di un pagliaccio semina il terrore in una cittadina del Maine in It, adattamento TV del romanzo di Stephen King.

It, la recensione della miniserie TV anni '90
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Derry, Maine, 1960. Un'inquietante creatura mostruosa che assume le forme di un terrificante pagliaccio ha ucciso diversi bambini, tra cui il piccolo Georgie, fratello minore di Bill Denbrough. Poco dopo Bill e sei suoi compagni di scuola (con cui ha formato il gruppo dei Perdenti) vengono perseguitati dall'entità e decidono di trovare il modo per fermare la scia di morti e sparizioni. Il pericolo però non tarda a manifestarsi anche trent'anni dopo, quando uno dei ragazzini di allora adesso uomo assiste ad una nuova ondata di macabri fenomeni riconducibili al loro stesso passato, decidendo di richiamare gli amici di un tempo (tutti trasferitisi altrove) per tener fede alla promessa di fermare per sempre l'inquietante clown.

Uno per tutti, tutti per uno

Negli anni '90 bastava solo un qualsiasi spot pubblicitario per terrorizzare i bambini e già questo è un segnale di quanto l'It (qui la nostra recensione del film in uscita) televisivo abbia influenzato una copiosa generazione di spettatori. Una miniserie in due parti, per un totale di tre ore di visione, che pur non rispettando pienamente le pagine del fluviale romanzo di Stephen King e pur con qualche ingenuità (soprattutto nella seconda metà) ha raggiunto lo status di vero e proprio cult del piccolo schermo. Certo ad oggi, soprattutto anche se confrontata alla freschissima e assai più terrorizzante versione di Andres Muschietti, l'operazione denota il peso del tempo e una gestione degli jump-scare e delle atmosfere horror che si affidava più a trucchi ingegnosi che alla cura degli effetti speciali, in un periodo in cui le produzioni per il tubo catodico non avevano certo budget pari a quelli odierni. Diretto da Tommy Lee Wallace, regista specializzato in seguiti di classici di genere (da Halloween III - Il signore della notte (1982) a Il cacciatore delle tenebre (2002)), quest'adattamento ha comunque spunti di interesse, soprattutto nostalgici, anche per il pubblico odierno, grazie ad un'atmosfera opprimente ed inquieta che si viene a creare nello sviluppo degli eventi.

Prima e dopo

La narrazione è continuamente alternata tra il presente e il passato, con i due archi temporali che vanno ad incastrarsi con discreto equilibrio per narrare la genesi della vicenda e il relativo background del numeroso gruppo di protagonisti; il primo episodio, quello più dichiaratamente d'ispirazione anni '80, è quello che convince di più e non a caso è stato assunto a nume tutelare, per personaggi e ambientazioni, dalla serie Stranger Things. È facile immedesimarsi in ognuno dei ragazzini protagonisti, vittime dei bulli tra le mura scolastiche e altrettanto bistrattati tra quelle familiari, e il legame d'amicizia tra loro nascente risulta sincero e genuino al punto giusto per convogliare il lato emozionale del racconto. Allo stesso modo la presenza in campo di ognuno di loro permette di mostrare le diverse incarnazioni assunte da Pennywise, sempre pronto a camuffarsi dietro mentite spoglie pur di insidiare quelle anime innocenti tramite trappole ed escamotage via via sempre più destabilizzanti. Tra apparizioni di genitori e fratelli morti, lavandini che spruzzano sangue, lupi mannari nelle aule scolastiche e docce che impazziscono, la varietà di soluzioni è sempre originale e garantisce momenti di efficace suspense in più di un'occasione. Quando i percorsi tra la versione adulte e quelle giovanili continuano ad incrociarsi la miniserie funziona con un corretto equilibrio ma, dopo il finale apparentemente risolutore della prima puntata, la formula viene meno perdendo parzialmente il fascino ibrido precedentemente indotto, concentrando per la quasi totalità l'attenzione sugli adulti.

E qui, pur non mancando una manciata di risvolti sentimentali tornati a galla e tragiche perdite, il tutto si fa più scontato e prevedibile, rendendo la visione pur sempre piacevole ma meno incisiva, anche per via di un cast "quarantenne" senza infamia e senza lode che risulta più forzato della controparte bambina, lasciando al solo, magistrale, Tim Curry il compito di elevare la qualità attoriale nei panni del mostruoso pagliaccio. Ad affossare ulteriormente il climax, proprio nell'intenso finale, ci pensa una resa fin troppo rudimentale e derivativa dell'ennesima incarnazione di Pennywise, guardante sì al cinema avventuroso di creature degli anni '50 e '60 ma fin troppo ingenuo per i tempi della trasmissione televisiva.

It Il primo adattamento, sotto forma televisiva, del romanzo cult di Stephen King è ricordato soprattutto per quell'alone di sano terrore che aveva invaso il piccolo schermo negli anni '90. Diversa dall'opera originaria, da cui sono state epurate tematiche considerate troppo mature per il pubblico di riferimento contemporaneo, la miniserie diretta da Tommy Lee Wallace possiede comunque una discreta atmosfera e un buon numero di soluzioni orrorifiche di un certo ingegno, convincendo soprattutto nella prima puntata nella gestione dei rapporti aventi luogo tra i piccoli protagonisti, i quali sfumano di intensità nelle loro versioni adulte. Ad ogni modo It avrebbe perso molto del suo interesse senza un attore all'altezza in grado di dare forma all'inquietante Pennywise e la scelta di Tim Curry si è rivelata senza dubbio il vero punto di forza dell'operazione. La miniserie andrà in onda stasera, sabato 14 ottobre, alle 21.15 su PARAMOUNT CHANNEL.

6.5

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