Recensione Io, Don Giovanni

Carlos Saura firma un biopic incompleto e pretestuoso

Recensione Io, Don Giovanni
Articolo a cura di

Don Giovanni: uno dei personaggi della letteratura più noti di tutti i tempi, creato e rielaborato più e più volte nel corso dei quattrocento anni da quando Tirso de Molina ne fece il protagonista della sua opera El Burlador de Sevilla y convidado de piedra. Assurto a simbolo di uno stile di vita teso al godimento della vita terrena in ogni singolo attimo del suo scorrere, viene correntemente utilizzato come sinonimo di una persona che passa il suo tempo a sedurre le donne, cacciandosi spesso nei guai. A diffondere questa immagine fu, tuttavia, per la maggior parte l'opera lirica Il dissoluto punito, ossia il Don giovanni, scritta da Lorenzo Da Ponte e musicata da Wolfgang Amadeus Mozart.
Ora il regista Carlos Saura, Orso d'Oro a Berlino nel 1981 con Deprisa Deprisa, nel suo Io, Don giovanni ci narra della nascita di quest'opera e soprattutto della vita del suo librettista, l'emblematico e misterioso Lorenzo Da Ponte.

Vita e passioni di un libertino

A Venezia, nel 1763, Emanuele Conegliano (Lorenzo Balducci), ebreo di nascita, viene battezzato col nome di Lorenzo Da Ponte. E' la (ri)nascita, sotto l'ala protettiva della Santa Chiesa, di un grande uomo di lettere, destinato tuttavia ad un destino controverso per via delle proprie idee troppo liberali. Ordinato prete sotto l'egida del Vescovo, diviene insegnante di Letteratura, ma ben presto i suoi scritti segreti gli valgono l'esilio dalla Serenissima. Da Ponte si rifugia a Vienna, dove grazie alle raccomandazioni di Casanova (Tobias Moretti) conosce il compositore Salieri (Ennio Fantastichini) e, in seguito, il prodigioso Mozart (Lino Guanciale), cominciando la carriera di librettista.
Dopo Le nozze di Figaro, davanti a Mozart e Da Ponte si profila la sfida più grande: la stesura del Don Giovanni, che sarà per lui anche la rappresentazione simbolica della propria storia d'amore con la bella e angelicata Annetta (Emilia Verginelli).

Più “Io” che “Don Giovanni”

L'idea di parlare di un personaggio così importante per la cultura letteraria e musicale del tempo ma così poco conosciuto, al giorno d'oggi, come Da Ponte, è sicuramente buona; così come quella di farlo attraverso la storia della sua opera forse più famosa e importante.
Il problema del film di Saura, però, è che il rigore formale con cui confeziona l'opera poco si confà ad un racconto storicamente inesatto (per non dire di pura fiction) e che si prende troppo sul serio, viste le tecniche di realizzazione del film.
Nella pellicola infatti, la distinzione fra la rappresentazione storica dei fatti e la messinscena dell'opera teatrale è molto labile, per scelta stessa del regista: la realtà si mescola alla fantasia, come estrema rappresentazione dell'identificazione fra Da Ponte e il suo stesso Don Giovanni, che da libertino impenitente vuole riscattarsi tramite l'amore del suo angelo terreno.
Purtroppo però, gli ampi estratti d'opera presenti nel film risultano noiosi, estrapolati dal contesto effettivo a cui appartengono e posticciamente inseriti a significare stati d'animo e idee del solo Da Ponte. E idee originali e interessanti, come quella di avere delle scenografie costantemente teatrali e perlopiù dipinte (al fine di non mostrare mai lo stacco tra quello che succede sul palco e quello che accade nella vita reale) risultano solo grandemente fastidiose, alla lunga.
Io, Don Giovanni prosegue lento, come una gondola su un piccolo canale veneziano con a bordo anonimi ma sgargianti personaggi che tuttavia non riescono a lasciare un segno del loro passaggio. E la colpa non è del cast (in sé abbastanza bravo, soprattutto il protagonista, Lorenzo Balducci) ma di personaggi insipidi (e per rendere insipidi Mozart e Casanova, in fase di script, ce ne vuole!) e del modo in cui Saura ha deciso di realizzare la sua storia, che già una volta si era affossata ad appena un quarto della produzione per mancanza di fondi e che ha infine ripreso il suo viaggio grazie a nuovi finanziamenti italiani. Un modo troppo personale, che tuttavia non trova una vera identità artistica come nei suoi precedenti lavori.

Io Don Giovanni Imparruccato. Il nuovo lavoro di Saura è rigido e impomatato come una parrucca del '700, noioso e a tratti pedante, seppure sia assai lontano dalla verità storica. Inutile tentare di essere fintamente rigorosi quando poi ci si presta a narrazioni di tipo più o meno sperimentale. Se sperimentalismo doveva essere, tanto valeva osare di più e farne un viaggio visionario nella mente di Da Ponte. Ma Saura non è Gilliam, e la parrucca pseudo-punk che il suo Mozart indossa non bastano per sentirsi originali e introspettivi come il titolo vorrebbe far pensare.

4.5

Che voto dai a: Io Don Giovanni

Media Voto Utenti
Voti: 24
3.9
nd
ROMA09
Recensione Videogiochi Triage
Triage
ROMA09
Recensione Videogiochi After
After