Recensione Insidious 3 - L'inizio

Sceneggiatore dell'intera serie, nonché suo interprete nei panni dell'acchiappafantasmi Specs, Leigh Whannell passa dietro la macchina da presa per dirigere questo prequel volto a mostrarci le prime esperienze della sensitiva Elise Rainier con l'Altrove.

Recensione Insidious 3 - L'inizio
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Andando in ordine, tutto è iniziato nel 2010, quando il cineasta di origini malesi James Wan - autore sei anni prima del chiacchieratissimo Saw - L'enigmista - pose Patrick Wilson e Rose Byrne nei panni dei coniugi Josh e Renai Lambert, protagonisti di quell'Insidious che li vide alle prese con lo stato comatoso in cui cadeva uno dei loro piccoli figli dopo essersi trasferiti in una villetta di periferia, dove non esitavano a verificarsi strani fenomeni.
Una raccapricciante vicenda che provvide a rinnovare il concetto di ghost story attingendo dichiaratamente da Suspense di Jack Clayton e Carnival of souls di Herk Harvey, pur ricordando, per quanto riguarda determinati aspetti, Amityville horror e Amityville possession.
Una raccapricciante vicenda cui Wan ha dato nel 2013 il sequel Oltre i confini del male: Insidious 2, che, una volta superato un prologo ambientato nel 1986, riportò in scena i citati personaggi del capostipite, ancora impegnati a cercare di scoprire il segreto che li ha pericolosamente collegati al mondo degli spiriti e al fianco dei quali tornavano sia gli acchiappafantasmi Specs e Tucker, ovvero Leigh Whannell e Angus Sampson, che l'esperta in ipnosi e nel soprannaturale Elise Rainier, con le fattezze della veterana Lin Shaye.
Il Leigh Whannell che, anche sceneggiatore della saga, esordisce dietro la macchina da presa proprio per curare Insidious 3 - L'inizio, prodotto come i primi due capitoli dai Jason Blum e Oren Peli artefici del franchise Paranormal activity e che non è una continuazione, bensì l'antefatto che il titolo italiano non manca di suggerire.

Quinn of evil

Antefatto dovuto in particolar modo al desiderio di rivedere in azione la Rainier, rimasta uccisa nella lotta per salvare i Lambert, in quanto il regista spiega: "Io amo questo personaggio e mi domandavo come avrei potuto riportarla in vita. Dovermi confrontare con il ‘fantasma Elise' non era l'idea giusta; io la volevo viva. Agli spettatori è piaciuta la storia che attraversava il tempo raccontata nel secondo film ed ho sentito che mi avrebbe aiutato a trovarne un'altra che desse all'avventura di Elise un significato più profondo. Così ho iniziato ad escogitare una storia dell'origine, un prequel ambientato alcuni anni prima rispetto al primo film, in cui i concetti centrali di Insidious potessero prendere forma e che ci consentisse di esplorare il passato di Elise. Una volta iniziato a scriverlo, mi sono innamorato dell'argomento".
Antefatto che, quindi, fa del tutto a meno dei sopra menzionati Wilson e Byrne, tirando in ballo la giovane aspirante attrice Quinn Brenner, ovvero Stefanie Scott, la quale, figlia di Sean alias Dermot"Zodiac"Mulroney e desiderosa di entrare in contatto con la defunta madre, si rivolge, appunto, alla Rainier; che in seguito, poi, si trova obbligata ad intervenire nuovamente dal momento in cui la ragazza, costretta ad una convalescenza in casa a causa di uno spaventoso incidente, viene aggredita da un'entità maligna soprannaturale.

C'era una volta l'Altrove

Aggressione che, tra l'altro, avviene man mano che si manifestano crepe sul soffitto e rumori sospetti provenienti dal piano superiore, dove, però, pare non abiti nessuno.
E non manca di risultare terrorizzante già la prima apparizione con cui si trova ad avere a che fare la sensitiva, alla quale non rimane che chiamare a raccolta tutti i suoi poteri nel contattare i morti per avventurarsi nelle profondità dell'aldilà e affrontare un demone caratterizzato da insaziabile brama di anime umane; addentrandosi in quel livello che il franchise ci ha proposto come "Altrove", nei confronti di cui Peli rivela: "In questo film abbiamo imparato molto di più riguardo all'Altrove, ma da un'angolazione diversa. Questo film contiene elementi che il pubblico non ha visto nei due precedenti e fa davvero molta paura".
Film in cui, oltretutto, non solo assistiamo al primo incontro con Specs e Tucker, come sempre portatori di ironia, ma sembrano essere maggiormente sfruttati "gadget tecnologici" appartenenti al quotidiano vivere d'inizio terzo millennio, dai laptop agli smartphone.
Perché sono proprio essi ad essere coinvolti in diverse delle situazioni horror, comprendenti, nel mucchio, un occhio aperto in fondo alla gola che tanto ricorda alcuni fotogrammi di Nightmare 2 - La rivincita (ma i rimandi alle imprese kruegeriane non sono certo una novità all'interno delle tre pellicole) e, soprattutto, uno spettro femminile privo di occhi che, in maniera fondamentale, testimonia la evidente influenza che il cinema della paura di matrice orientale ha avuto sulla serie.
Serie di cui questo nuovo tassello, come c'era da aspettarsi, non appare affatto incapace di regalare brividi e spaventi in maniera efficace (citiamo solo la sequenza che vede Quinn afferrata per essere trascinata giù dalla finestra); trasmettendo ancora una volta, però, l'impressione che, come già avvenuto nel caso del precedente episodio, le variazioni del sonoro per far balzare lo spettatore dalla poltrona e le improvvise entrate in scena delle fantasmagoriche presenze non siano sufficienti a camuffare l'assenza di originalità del tutto... in questo caso ulteriormente infarcito di spruzzata sentimentale alla Ghost - Fantasma nel corso dei suoi ultimi minuti.

Insidious 3 - L'inizio Regista dei primi due capitoli della serie, il cineasta di origini malesi James Wan figura soltanto in qualità di produttore di Insidious 3 - L’inizio, prequel alle spaventose escursioni che ci hanno portato a conoscenza dell’Altrove, mondo che vive parallelo al nostro e che, popolato dai morti e dai mai-vivi, penetra dai sogni e arriva nella vita reale. Prequel che segna l’esordio dietro la macchina da presa per il Leigh Whannell che vi interpreta anche il grottesco acchiappafantasmi Specs; il quale, se da un lato confeziona in maniera professionale un onesto horror testimoniando tutt’altro che inettitudine per quanto riguarda il mezzo cinematografico, dall’altro si limita ad inscenare il consueto racconto per immagini volto a ricreare spettri proto-giapponesi e sbalzi di sonoro per generare spaventi. In poche parole: funziona, ma senza regalare niente di nuovo.

6

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