Recensione Incompresa

Asia Argento narra una storia di delicata solitudine adolescenziale

Recensione Incompresa
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La piccola Aria (Giulia Salerno) ha nove anni e vive con i genitori (pianista eccentrica e volubile lei, attore scaramantico e facinoroso lui, entrambi incapaci e per niente inclini a svolgere il loro ruolo genitoriale) e due sorrelastre: Donatina (figlia di primo letto della madre interpretata da Anna Lou Castoldi, figlia di Asia Argento e Morgan Castoldi) e Lucrezia (figlia di primo letto del padre). Si tratta di una comitiva quanto mai disordinata e violenta (i genitori non fanno altro che riempirsi di insulti mentre le sorellastre giocano a fare il ruolo delle ‘preferite') in cui Aria si sente afflitta e spaesata. Dopo la formale separazione dei genitori, l'indifferenza e la noncuranza mostrate nei suoi confronti la costringeranno a 'fare la spola' tra una casa e l'altra nel tentativo di trovare un angolo in cui stare. Ma il costante stato di assenza (soprattutto mentale) dei genitori farà sì che la piccola e sempre più incompresa Aria venga ripetutamente cacciata da casa dell'uno o dell'altro genitore, costretta a vagare per le vie di Roma da sola. Aggrappata con le unghie all'affetto di un gatto nero trovatello ribattezzato Dac, all'amicizia con Angelica, alla speranza di un amore da inseguire (che le porterà solo altre umiliazioni), saranno i pensieri e le sue intime riflessioni a salvarla più volte dall'abisso, grazie alle parole consegnate al suo diario o ai temi in classe (per cui verrà anche premiata senza - comunque - suscitare alcun interesse o impulso di approvazione nei genitori). Parole e pensieri in fuga tramite cui manifesterà la propria frustrazione e anche tutta la propria inascoltata sensibilità.

Tra Asia e Aria

Per il terzo film della sua carriera, Asia Argento (che qui dirige e scrive) realizza una sorta di rilettura femminile di Incompreso - Vita col figlio di Comencini del 1966, ma soprattutto sfrutta la narrazione filmica come strumento per elaborare un materiale plausibilmente autobiografico che fin dal nome della protagonista (Aria - secondo nome della Argento) sembra intrattenere un profondo legame con la regista. Aria (la bravissima Giulia Salerno che nonostante tutto dimostra un grande potenziale artistico) è infatti l'incompresa del titolo e alter ego filmico della stessa regista, bambina sensibile e infelice che scruta quel mondo di adulti egocentrici e ‘schizzati' che le ruotano attorno, tentando invano di estrapolarne un punto di riferimento. Ma il film risente tutto il peso di un risentimento autobiografico non sufficientemente metabolizzato e filtrato perché diventi una drammaturgia filmica compiuta. In breve, Asia Argento pare riversare su schermo tutti i ricordi più rumorosi e le immagini più violente (soprattutto a livello verbale) di un'infanzia vissuta nella completa solitudine di una ricchezza e di un divismo abusati. E se da una parte la stessa regista sembra particolarmente abile nel tratteggiare il mondo interiore della piccola Aria così come anche il suo tentativo di integrarsi disperatamente a un nucleo (che sia esso la casa, la scuola o perfino il gruppetto punk di artisti di strada), è nella rappresentazione del contesto che la regista romana perde completamente di vista la necessità filmica di rievocare situazioni che siano quanto meno plausibili. Invece, dai dialoghi alle situazioni, la caratterizzazione estrema e fin troppo sopra le righe di tutto il mondo adulto (l'ossessione scaramantica del padre interpretato da Gabriel Garko, il menefreghismo e la libertà sentimentale della madre interpretata da Charlotte Gainsbourg, ma anche l'incomprensibile violenza esercitata dall'insegnante di scuola o la brutalità del parroco) appare qui come un substrato narrativo sul quale diventa poi difficile far girare il sentimento delicato, soffuso di un sentirsi incompresi già di per sé intrinseco allo stato adolescenziale. Peccato, perché se la regista avesse filtrato con la stessa sensibilità il contesto narrativo con cui filtra e riprende la dimensione privata dei momenti più intimi di Aria, il risultato sarebbe stato senz'altro molto diverso e molto più fruibile.

Incompresa Presentato nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes 2014, plausibilmente autobiografico e dichiaratamente ispirato ad autori come Bergman e Truffaut, Incompresa di Asia Argento risulta un’opera fortemente sbilanciata che a fronte di una caratterizzazione del mondo infantile sensibile e delicata, oppone un mondo di adulti sterile e urlante e totalmente privo di spessore. E nella mancanza di un contesto plausibile, annega anche l’apprezzabile tentativo di mettere a fuoco una solitudine adolescenziale attraverso le cartoline di un’epoca e di una ricchezza abusata che tende al vuoto estremo dei sentimenti.

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