Recensione Il superpoliziotto del supermercato

Le avventure del goffo Paul Blart.

Recensione Il superpoliziotto del supermercato
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Calura in sala

Durante le calde e assolate giornate estive, tra spossatezza e immobilità, sono pochi quei film in grado di solleticare l’interesse del pubblico e trascinarlo al cinema, complice anche una programmazione non proprio esaltante. Normalmente gli spettatori sono costretti a barcamenarsi fra thriller di serie z, horror di bassa lega capaci di sfigurare anche nel all'interno della videoteca più scalcinata. Il superpoliziotto del supermercato, inspiegabilmente, non è uno di questi. Ma questo non significa necessariamente dei differenti risultati.

Una vita da custode

Il Superpoliziotto del Supermercato (Sic!) racconta la storia di Paul Blart (Kevin James), soprappeso custode di un grande magazzino, che ,segretamente, aspira a divenire un vero poliziotto. Sfortunatamente la sua ipoglicemia lo fa cadere incosciente nei momenti meno opportuni, precludendogli la possibilità di realizzare il proprio sogno. Ma il riscatto è dietro l’angolo: nel momento in cui una banda di criminali si impossessa del centro commerciale Paul saprà dimostrare quanto vale. Durante il Black Friday, ovvero sia il primo venerdì dopo il Giorno del Ringraziamento che segna l'inizio della shopping season negli Stati Uniti, una gang di rapinatori irrompe nel grande magazzino. Paul, inizialmente ignaro della questione poiché intento a giocare a Rock Band nella sala giochi di un amico, avrà però modo di risollevare le sorti della vicenda ed ottenere lustro personale.

Stanche risate

Trama più convenzionale di questa non poteva esserci. Ovviamente, il tutto risulta addolcito dall’immancabile love story con la bella e inutile Amy (Jayma Mays). La storia in sé serve chiaramente da pretesto per scatenare la verve comica del bravo protagonista Kevin James, alle prese con botte, facce buffe e capitomboli assortiti: la maggior parte del film lo vede infatti rotolare per gli ampi corridoi del centro commerciale, facendo leva su una comicità molto fisica, legata ai canoni della più classica slapstick comedy. Purtroppo anche queste gag finiscono col risultare scontate e banali, addirittura stancanti nel loro protrarsi per più di un’ora e venti di pellicola. Tra le innumerevoli mancanze del film spicca quella di un “cattivo” davvero degno di questo nome: persino il leader della banda criminale fallisce nel suscitare quei sentimenti di sana antipatia e sdegno che vorremmo provare nei confronti di un tale personaggio, vuoi per l’orrida scrittura del film, vuoi per le scarse doti di chi lo interpreta. Inutile aggiungere altri demeriti parlando della regia scialba e insipida. Piuttosto, tra le poche note positive, da menzionare l’interessante scelta musicale: prevalentemente composta di brani degli anni ’80 - da Jon Bon Jovi ai Kiss - le canzoni accompagnano alcuni dei momenti più divertenti del film (pochissimi).
Costato appena 26 milioni di dollari, Paul Blart: Mall Cop (questo il titolo originale) ha incassato in patria oltre 140 milioni: un vero e proprio (inspiegabile) successo, che probabilmente darà vita a un inaspettato seguito. Che questo incredibile exploit sia dovuto all’indiscutibile carisma del protagonista? O piuttosto all’intramontabile fascino dei film demenziali “all’americana”? Ad ogni modo nel Bel Paese non nutrono grandi speranze per questo film, visto il piazzamento estivo e la tutt'altro che faraonica campagna promozionale.
In un certo qual modo questo è un peccato, perché Kevin James ha delle qualità comiche davvero fuori discussione. Tanto in Hitch quanto in Vi Dichiaro Marito e Marito, riusciva a mettere in ombra i suoi molto più noti partner sulla scena Will Smith e Adam Sandler (produttore, peraltro, di questo film con la sua Happy Madison Production). In questa pellicola vengono piuttosto banalizzate e appiattite su dei cliché molto banali che soffocano le brillanti premesse delle sue precedenti interpretazioni. Certo che comunque l'incredibile exploit al box office americano, soprattutto se rapportato alle esigue spese di budget, rende questa nostra affermazione piuttosto inutile.

il superpoliziotto del supermercato È fin troppo evidente come il target de "Il superpoliziotto del supermercato" (qualcuno impedisca ai dipendenti Sony di ideare titoli così orridi) sia la famiglia, ma questo non giustifica la realizzazione di un prodotto scadente e così povero. Inspiegabile il grande successo in patria, per un film che forse solo gli spettatori più giovani e meno smaliziati potranno apprezzare, ridendo alle ingenue disavventure del custode. Tutti gli altri, probabilmente, usciranno dalle sale piuttosto delusi. Tuttavia è ormai una tradizione assodata: negli States qualunque pellicola veda Adam Sandler tra i protagonisti o tra i produttori diviene una miniera d'oro. La vena aurifera di Paul Blart è stata in tal senso molto ricca.

4.5

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