Recensione Il Sud è niente

Vinicio Marchioni, eroe perdente per Fabio Mollo

Recensione Il Sud è niente
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Figlia di madre svedese e padre italiano, la esordiente Miriam Karlkvist concede anima e corpo alla diciassettenne Grazia, la quale non ha più visto il proprio fratello maggiore Pietro alias Giorgio Musumeci dal giorno in cui emigrò in Germania, quando lei aveva soltanto dodici anni.
Fratello di cui non ha voluto più parlare in quanto il padre Cristiano, venditore di pescestocco interpretato dal Vinicio Marchioni della serie televisiva Romanzo criminale ed insieme al quale vive sullo stretto di Messina, le ha riferito essere morto, portandola a crescere assumendo sempre più sembianze maschili, quasi a testimoniare il tentativo di riempire il vuoto lasciato da Pietro.
Sono loro i protagonisti del primo lungometraggio diretto dal calabrese classe 1980 Fabio Mollo, proveniente dall'universo dei cortometraggi e con esperienze di assistente alla regia e regista della seconda unità, il quale permette alla vicenda - scritta insieme ad Andrea Paolo Massara e Josella Porto - di evolversi portando Grazia ad avere un litigio con il padre per poi farla entrare nottetempo in acqua, dal cui fondo nero vede riemergere una figura umana in cui crede di riconoscere proprio il fratello.

Grazia a Mollo

Una situazione destinata a diventare non poco misteriosa dal momento in cui la stessa figura, una volta uscita dall’acqua, sparisce verso la città come un fantasma, portando la ragazza a pensare che Pietro sia nascosto da qualche parte nella sola attesa di essere ritrovato e che lei non abbia avuto tutta la verità da Cristiano; il quale, nel frattempo, ha ricevuto a casa una visita del capo malavitoso locale che, in modo molto sottile ma efficace, gli chiede di cedergli la bottega della sua attività e la casa.
Quindi, mentre l’uomo chiede giusto il tempo di permettere a Grazia di affrontare gli esami di maturità per concludere la scuola e cerca di resistere per non chiudere il negozio, la circa ora e mezza di visione prosegue con l’incontro tra la ragazza e Carmelo, figlio di giostrai con le fattezze di Andrea Bellisario, il quale decide di affiancarla nell'impossibile ricerca del fratello in un percorso che la porta a rompere il muro del silenzio con il genitore e a scoprire la verità su Pietro e, soprattutto, su se stessa.
Perché, con la Valentina Lodovini di Benvenuti al Sud (2010) coinvolta nel ruolo di Bianca, donna che fa parte della vita di Cristiano, vuole rappresentare chiaramente un percorso di crescita e di cambiamento della persona il film di Mollo, il quale dichiara: “Il Sud è niente è la storia di un Sud che è più emozionale che geografico. È la storia di un padre e di sua figlia, e del silenzio che sta distruggendo il loro rapporto. Grazia, la figlia, è una giovane donna che ancora non è consapevole di esserlo. Ha sofferto la perdita del fratello scontrandosi con il silenzio che ha da sempre circondato l’avvenimento. Il suo corpo stesso si è trasformato con il tempo in un corpo maschile, quasi in un tentativo disperato di far tornare il fratello in vita. La sua è una ricerca del fratello e della verità che la porterà a ritrovare se stessa e la sua identità”.
Ma, con una corsa finale di taglio quasi mucciniano e l’onnipresente mare siciliano volto a corrispondere simbolicamente - come ammesso dallo stesso regista - a un magico grembo materno dalle cui profondità emergono le fantasie, le paure, i desideri, i ricordi, le colpe e le speranze dei personaggi, il tutto finisce per essere sorretto unicamente dalla professionalità del cast.
Infatti, l’estrema lentezza narrativa e il non troppo chiaro svolgimento generale lasciano tranquillamente intuire, da parte dell’autore, una non ancora pienamente maturata capacità di gestione di una durata decisamente superiore a quella degli short.

Il Sud è niente Vinicio Marchioni è un piccolo eroe perdente, vittima del sistema, costretto a portare con sé le conseguenze della scelta che ha fatto per proteggere sua figlia diciassettenne, alla ricerca del fratello che vide l’ultima volta quando aveva solo dodici anni e che sembrerebbe essere morto. Immerso nel mare siciliano, però, nonostante la bravura degli attori il racconto di ricerca di identità orchestrato dall’esordiente Fabio Mollo non riesce a coinvolgere lo spettatore, facilmente propenso a distrarsi soprattutto a causa della non poca noia generata dai lentissimi ritmi narrativi.

5

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