Recensione Il Sole Nero

Vendetta o perdono?

Recensione Il Sole Nero
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In un mercato italiano ormai invaso da prodotti adolescenziali e commedie dalla spiccata volgarità e stupidità, fa sempre piacere vedere un prodotto "diverso" (per quanto coprodotto con la Francia), di spiccato marchio autoriale ma non per questo fine a se stesso. E allo stesso tempo dispiace osservare come buona parte della critica italiana si fermi a commenti negativi per eccessi di retorica o moralismo. Il Sole Nero tratta certamente dei temi difficili, dal perdono, alla situazione della giustizia in Italia, fino al rapporto dell'uomo con il divino. Forse lo fa in modo fin troppo assolutistico, però allo stesso tempo è una pellicola che aspira alla grandezza, magari non raggiungendola, però dimostrando un forte coraggio. Insomma, l'ultimo film di Krzysztof Zanussi tende più a dividere che ad unire, ma è comunque un'opera da vedere, sia per criticarla che per lodarla.

Agata (Valeria Golino) e Manfredi (Lorenzo Balducci) sono una coppia di giovani sposi. Il loro amore è indissolubile, e la donna ora vuole assolutamente un figlio dal marito. I due vivono nel lusso, in una grande e bellissima casa, e sono oggetto dell'invidia di un vicino tossicodipendente, Salvo (Kaspar Capparoni), che vive col fratello più giovane in un appartamento squallido e spartano. Un giorno, mentre Manfredi dorme sul balcone, Salvo gli spara da dietro la finestra col suo fucile da caccia, uccidendolo. La vita di Agata ora è cambiata per sempre: nei primi tempi continua a parlare con l'amato, ritenendolo ancora vivo (e lui le compare sottoforma di sfuggenti visioni), in seguito, compresa la sua morte, dovrà decidere per il perdono o la vendetta. Agata rifiuta infatti di collaborare con la polizia, poichè conscia che, grazie a tutti gli indulti e gli sconti di pena, l'assassino avrebbe passato ben poco tempo dietro le sbarre. Arriva a dubitare dell'esistenza di Dio, e deciderà di mettersi da sola sulle tracce del killer in fuga.

Il perdono, la giustizia (divina e terrena), l'esistenza di Dio. Sono tante e complesse le tematiche de Il Sole Nero. Agata ha perso il suo angelo, e l'unico motivo che avrebbe potuto ricordarle il marito scomparso sarebbe la nascita di un figlio. Infatti, la notte prima dell'omicidio la coppia aveva fatto l'amore, e la speranza della donna era quella di rimanere incinta per rivedere Manfredi negli occhi dell'infante. Ma le sue speranze saranno disilluse, e allora comprenderà quale sia ormai il suo destino. Il Sole Nero non ha quei difetti, tecnici o meno, del 90% delle pellicole italiane: non si perde in facili moralismi, non è carico di una retorica ormai imperante, ed esprime posizioni scomode. Merito sicuramente del regista, attivo da quasi quarant'anni e autore di prodotti di livello come Illuminazione e Persona non Grata. Bravo nello scorgere e assoldare un cast di primissimo livello. Se infatti Balducci si rivela il meno convincente del trio di protagonisti, la Golino e Capparoni offrono due prestazioni importanti. L'attrice regala una grandissima prova, capace di appassionare e coinvolgere, ma d'altronde è ormai un'interprete di livello internazionale. La vera sorpresa invece si rivela Capparoni (ora sul piccolo schermo nelle nuove avventure del Commissario Rex), che, nei panni di un tossico disperato e violento, riesce a imprimere al personaggio tutta quella carica di sofferenza e brutalità necessaria. Il resto del cast, che vede anche un piccolo cameo di Remo Girone, è di livello più che buono.Il Sole Nero è un film elegante, mai volgare, sebbene nei primi minuti la giovane coppia giri per casa completamente nuda, e si impegni in rapporti di carattere sessuale. Il tutto è però trattato con una delicatezza che trasforma i corpi in presenze quasi eteree, simboli metafisici di un amore eterno. Un amore che, pur sconfinando in altro, rimane sempre il centro della pellicola: ogni gesto compiuto da Agata è fatto in conseguenza dei suoi sentimenti, spinta da quel flusso irrefrenabile che la porta a non abbandonare Manfredi, nemmeno nel momento della dipartita. La presenza della madre della donna è il collante che conduce all'elemento religioso. Dio è protagonista involontario, come quando il fratello chiede a Salvo di chi sia la colpa della loro misera esistenza, e Salvo indica con un dito il cielo. "La morte di un bambino è la pazzia di Dio", pronunciata dalla madre di Agata, è la frase più significativa a riguardo. Un disinnamoramento nei confronti del divino, ancora più accentuato dal fatto che Zanussi sia membro della commissione della Cultura Pontificia in Vaticano, che qui pare indagare e, pur non nascondendo la sua cultura cattolica, non ha timore di trattare ponendosi domande di natura etica e spirituale non sempre affini alle posizioni attuali della Chiesa. Così come l'esistenza o meno di Satana, qui data per assoluta, in un confronto eterno tra il Bene e il Male di chiara impostazione cristiana. Anche il tema della giustizia viene trattato approfonditamente: "La vostra giustizia dovrebbe contemplare anche la vendetta" o "Cosa sono 8 anni di carcere per una vita intera", sono solo alcune delle critiche più sagaci rivolte alla giustizia italiana, che portano la protagonista a delle scelte estreme. In una società troppo incline al buonismo esasperato, e al perdono "obbligatorio", il ricordo della colpa viene di colpo cancellato, rimasto solo nella memoria di chi ha perduto. La tradizione della terra catanese, dove è ambientato il film, ritorna nelle cerimonie religiose, con le vecchie donne vestite di nero nel momento della preghiera, e offre uno spaccato folkloristico sicuramente adatto alla situazione. Il finale, forse un po' prevedibile, ha un effetto catartico e si rivela come, seppur nella sua tragicità, il miglior epilogo possibile, nonchè l'unico. Qualche pecca, forzata narrativamente, la si può denotare nel tempo che trascorre dalla reale morte di Manfredi alla scoperta da parte della moglie, che credeva egli stesse tranquillamente dormendo. Ma quel sapore di irrealtà è volutamente insito in ogni sequenza, trasformando il film in un'opera metafisica e metaforica, carica di un grande fascino.

Edizione Dvd

Edizione della Dolmen Video per l'ultimo film di Zanussi.Il video, codificato in formato widescreen anamorfico 1.85:1, è nitido, con una buona qualità dell'immagine, e con un ottimo contrasto cromatico che ben si adatta anche alle situazioni notturne. L'audio, Dolby Digital 5.1 e 2.0 in italiano, è di buona qualità, anche se nelle scene più "sussurrate" non risulta sempre del tutto comprensibile. Sottotitoli in italiano per non udenti. Buoni gli extra, che vedono il trailer, due spot televisivi, interviste al regista, alla Golino e a Balducci, una scena inedita e un backstage di 16 minuti.

Il Sole Nero Il Sole Nero aspira alla grandezza, e ragionando per idee assolutiste che vanno incontro più facilmente a critiche che ad elogi, dimostra il coraggio propositivo del regista. L'eleganza delle inquadrature si mescola prima con la fresca nudità dei corpi, in seguito con i torbidi pensieri, che toccano religione e vendetta, della Golino. Un prodotto difficile, scomodo e forse inadatto a una società che fonda sul buonismo buona parte delle sue attuali fondamenta. Ma, anche solo per discuterne e porsi delle domande, ne è da consigliare la visione.

6.5

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