Recensione Il ragazzo della Giudecca

Al suo secondo lungometraggio, Alfonso Bergamo ripercorre tramite Il ragazzo della Giudecca il travaglio giudiziario del cantante Carmelo Zappulla, ingiustamente accusato da un pentito.

Recensione Il ragazzo della Giudecca
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La vendetta non restituisce la vita ai morti, ma contribuisce a permettere ai loro spiriti di riposare in pace?
È vero che una società democratica non può negare la libertà ad un cittadino innocente per un "pentito dire"?
Sono soltanto due degli interrogativi destinati ad emergere durante la visione de Il ragazzo della Giudecca, opera seconda del battipagliese classe 1986 Alfonso Bergamo - a due anni dal lungometraggio di debutto Tender eyes, datato 2014 - che, partendo dal romanzo autobiografico Quel ragazzo della Giudecca - Un artista alla sbarra di Carmelo Zappulla, ha intravisto la possibilità di rappresentare su grande schermo la singolare connessione istituita tra il tempo e il cantante durante il suo lungo periodo di detenzione.
Perché quella raccontata è la vicenda di colui che, di origini siciliane, dopo il successo riscosso in Campania - contemporaneamente ai colleghi Mario Merola e Nino D'Angelo - nei primi anni Ottanta divenendo anche l'interprete di pellicole quali Zampognaro innamorato di Ciro Ippolito e Laura... a 16 anni mi dicesti sì di Alfonso Brescia, ha visto stravolgere tragicamente la propria vita quando, all'inizio del decennio successivo, un pentito lo accusò di essere il mandante dell'omicidio dell'amante della madre, morta da poco.

La voce... della giustizia

Ed è lo stesso Zappulla a vestire i propri panni di latitante all'interno dell'operazione, orchestrata tra il Luglio del 1993 e quello di tre anni più tardi per mostrare come si possa rischiare un 'fine pena mai' a causa del già citato pentito dire.
Un'operazione che il regista affida soprattutto agli attori, ma facendo sì che le loro lodevoli, imponenti prove non arrivino mai ad occultare la regia, in quanto spiega: "Per ciò che concerne il mood del film, ho deciso di adottare delle lenti cilindriche vintage e un rapporto d'aspetto 2.39:1 - fornato Panavision per restituire il look visivo autentico degli anni in cui si è svolta la vicenda e per favorire le mie visioni compositive".
Infatti, man mano che Franco Nero, Giancarlo Giannini e la Chiara Iezzi del duo musicale Paola e Chiara contribuiscono ad arricchire l'ottimo cast, è impossibile non avvertire l'importanza conferita all'aspetto musicale del tutto e un nient'affatto invadente tono a tratti surreale.
Tono lasciato emergere in particolar modo dal personaggio del temibile procuratore incarnato da un Tony Sperandeo in stato di grazia, tanto luciferino quanto spesso immortalato con immagine di Cristo sulla croce alle sue spalle.
Soltanto una delle affascinanti analogie che, unite al significativo monologo conclusivo splendidamente sfoderato dall'avvocato Gaetano cui concede anima e corpo il veterano Luigi Diberti, impreziosiscono un interessante, coinvolgente elaborato immerso nella discutibilissima realtà della (in)giustizia tricolore d'inizio terzo millennio, in molti casi decisamente più pericolosa e spaventosa dei crimini di cui dovrebbe occuparsi.
Con qualche evitabile lungaggine a rappresentarne l'unico piccolo (ma perdonabile) difetto.

Il ragazzo della Giudecca Pur essendo nato a Siracusa nel quartiere Giudecca, Carmelo Zappulla è conosciuto dalla fine degli anni Settanta come uno dei più noti cantanti neomelodici partenopei; prima ancora di interpretare quattro lungometraggi per il cinema e di finire accusato di essere stato il mandante di un omicidio. Omicidio che interrompe improvvisamente le vecchie immagini in bianco e nero che aprono Il ragazzo della Giudecca di Alfonso Bergamo, volto a ripercorrere proprio quel periodo di detenzione affrontato dal protagonista, interpretato dallo stesso Zappulla. Soltanto il primo dei convincenti elementi del cast, comprendente anche il Mario Donatone de Il padrino parte III e al servizio di una convincente operazione mirata a ribadire che una vita senza dignità non è definibile tale e la cui unica pecca è qualche minuto di troppo.

6.5

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