Recensione Il pescatore di sogni

Emly Blunt e Ewan McGregor nella nuova, sognante favola di Lasse Hallström

Recensione Il pescatore di sogni
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Una carriera spesa tra drammi esistenziali (Buon compleanno Mr. Grape), commedie (Le regole della casa del sidro, Chocolat) e favole (Hachiko) sentimentali, lo svedese Lasse Hallström (classe 1946) ha alternato nel corso degli anni opere riuscite e di buona fattura (è il caso soprattutto di alcuni dei titoli succitati) a lavori piuttosto scadenti (il recente Dear John, ad esempio). Questa suo ultimo lavoro Il pescatore di sogni (titolo originale Salmon Fishing in Yemen), tratto dall'omonimo romanzo di successo di Paul Torday, è un prodotto d'intrattenimento che avrebbe tutte le carte in regola (un buon cast trainato da una lanciatissima Kristin Scott Thomas e da un introverso Ewan McGregor che si combina a una tematica stravagante ma potenzialmente avvincente) per emergere in originalità dal filone delle commedie americane a suon (solo) di romanticismo e buoni sentimenti. Nonostante alcuni buoni spunti, come quello di portare avanti l'assunto secondo cui solo la fede può condurre alla realizzazione dei sogni permettendoci (talvolta) di nuotare controcorrente, soprattutto nella seconda parte il film di Hallström scioglie l'incrocio delle tematiche per favorire troppo pesantemente i risvolti rosa annunciati sin dalle prime inquadrature, lasciando così che anche la buona costruzione della prima parte sfumi in un film che manca di una sua personalità.

I sogni son desideri

Il Dottor Alfred Jones detto Fred (Ewan McGregor) è un esperto ittiologo londinese che lavora per il Ministero dell'Agricoltura e della Pesca britannico. Contattato da Harriett Chetwode-Talbot (Emily Blunt), giovane (e bella) assistente di uno sceicco yemenita con il pallino per la pesca e lo stravagante desiderio di portare i salmoni sugli altipiani dello Yemen, lo scienziato bollerà subito l'idea come assurda e irrealizzabile. Poco dopo però, sollecitato dal governo - rappresentato dalla caustica portavoce Patricia Maxwell (Kristin Scott Thomas) - il quale vede nella stravagante e pacifica impresa ‘a cavallo' con lo Yemen la possibilità di risanare la propria immagine di politica estera, Fred sarà suo malgrado costretto a prender parte al progetto. Solo in un secondo momento, spinto verso nuovi orizzonti da un matrimonio (quello con la sua storica compagna) che sta naufragando e dalla passione con cui lo sceicco sembra abbracciare il suo folle disegno, Fred finirà per diventare il principale sostenitore del progetto (complice anche - e soprattutto - il nuovo interesse che sta pian piano maturando per la sua collega Harriett).

Una commedia senza guizzi

L'idea di abbracciare una causa con tutte le proprie forze e provare a nuotare contro corrente s'inserisce qui nella rappresentazione satirica di una società occidentale sempre proiettata all'interesse, politico o economico (quando non entrambi). E se nel rapporto/confronto tra i protagonisti, ognuno simbolo di un atteggiamento/interesse (l'arrivismo tipicamente occidentale, il carattere autoreferenziale dello studioso confinato nel suo mondo, l'indole seria della ragazza per bene e la personalità sognante del super-ricco che gioca a realizzare i sogni impossibili) il film gioca le sue carte migliori, è nell'intreccio delle (numerose) tematiche che il film perde di mordente. La vicenda del soldato disperso in missione che s'inserisce nell'estrema semplificazione con cui si affrontano le controverse questioni politiche legate alla guerra e alla riabilitazione dell'immagine, e soprattutto l'estremo buonismo in cui il film si arena a fine corsa (falsando in buona parte anche gli sviluppi narrativi del libro), non riescono infine a fare de Il pescatore di sogni qualcosa in più di una placida commedia per famiglie senza guizzi (se non quelli dei salmoni controcorrente).

Il pescatore di sogni Lo svedese Lasse Hallström traspone per il cinema Il pescatore di sogni (Salmon Fishing in Yemen), ispirato all’omonimo romanzo di Paul Torday. Se l’originalità dell’idea di base (quella di ‘trasportare’ la pesca al salmone nelle lande deserte dello Yemen) e la solidità di un ottimo coro di attori (Kristin Scotto Thomas, Emily Blunt, Ewan McGregor) regalano al film una buona partenza e buoni spunti su cui lavorare, è la mancanza di un approccio solido alle tematiche portanti a fiaccare, strada facendo, il film, facendolo virare pesantemente verso uno zuccheroso e omologante buonismo.

5.5

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