Recensione Il Nemico Invisibile

Sceneggiatore di Taxi driver e regista di The Canyons, Paul Schrader dirige Nicolas Cage e Anton Yelchin in un thriller a sfondo jihadista che vede alla produzione esecutiva Nicolas Winding Refn.

Recensione Il Nemico Invisibile
Articolo a cura di

"Penso che quello che mi ha spinto a lavorare ne Il nemico invisibile sia stato Paul Schrader, che io considero uno dei più grandi sceneggiatori della storia del cinema. Il copione era assolutamente originale, non avevo mai visto un film o letto una sceneggiatura così prima".
Con queste parole il vincitore del premio Oscar Nicolas Cage sintetizza le motivazioni che lo hanno spinto a prendere parte a quello che, un anno dopo The Canyons (2013), ha riportato dietro la macchina da presa il responsabile degli script degli scorsesiani Taxi driver (1976) e Toro scatenato (1980), il quale, a sua volta, dichiara scherzosamente "Era da un po' che sentivo il bisogno di scrivere un film su un personaggio anziano; avevo già scritto una storia sulla crisi di mezza età nel film Lo spacciatore ed era arrivato il momento di scriverne una su qualcuno che fosse in età da pensionamento o, comunque, a un passo dalla morte". Infatti, sotto la produzione esecutiva del Nicolas Winding Refn autore di Drive (2011) e Solo Dio perdona (2013), l'interprete di Face/Off - Due facce di un assassino (1997) e Ghost rider (2007) concede anima e corpo all'agente veterano della CIA Evan Lake, il quale si ritrova ai ferri corti con l'organizzazione a cui ha dedicato tutta la sua vita e che lo sta spingendo a un pensionamento anticipato.

Io ti troverò

E la oltre ora e mezza di visione apre proprio tramite titoli di testa accompagnati dalle immagini dell'uomo interrogato e massacrato di botte; prima che si passi a ventidue anni dopo e che, una volta spiegato chi egli sia, s'imbarca in una pericolosissima missione intercontinentale insieme al suo giovane protetto Milton Schultz alias Anton"Star trek"Yelchin, il quale ha trovato prove secondo cui il jihadista Muhammad Banir, vecchio nemico di Lake interpretato dall'Alexander Karim visto in Zero Dark Thirty (2012), potrebbe essere ancora vivo.
Perché è proprio quella di eliminare il mortale nemico l'intenzione del protagonista, fermamente convinto che al mondo vi siano due tipi di uomini: quelli d'azione e, poi, tutti gli altri.
Però, se una prima sequenza d'azione consumata sopra un ponte in Romania viene proposta già nel corso dei primi fotogrammi, il resto della oltre ora e mezza di visione si concentra in maniera quasi esclusiva sui dialoghi; rischiando non solo di spingere lo spettatore a sprofondare in un sonno liberatorio, ma anche e soprattutto di far apparire il personaggio di Cage in qualità di ennesimo parente di 007 tutt'altro che propenso, a differenza dell'originale, a cimentarsi nelle assurde imprese atte a garantire intrattenimento.
Tanto che del tutto inadeguata finisce per apparire la violenta conclusione spruzzata addirittura di splatter, che avrebbe avuto sicuramente senso se anche l'intera operazione si fosse basata sul sentimento di vendetta da action-movie tipicamente reaganiano.

Il Nemico Invisibile Autore di Drive (2011) e Solo Dio perdona (2013), il danese Nicolas Winding Refn è il produttore esecutivo de Il nemico invisibile (2014), diretto dal Paul Schrader sceneggiatore di Taxi driver (1976) e Toro scatenato (1980) e comprendente nel cast anche la Irène Jacob de La doppia vita di Veronica (1991). Ma, affiancato dall’Anton Yelchin di Fright night - Il vampiro della porta accanto (2011), è il vincitore del premio Oscar Nicolas Cage il protagonista di quella che, sulla carta, sarebbe una vicenda di tensione immersa nella drammatica attualità d’inizio XXI secolo (si parla di jihadisti), ma che finisce per rivelarsi un noioso elaborato evidentemente indeciso se prendere la strada del film d’azione d’intrattenimento o quella dello spy movie con vago retrogusto socio-politico.

5.5

Che voto dai a: Il Nemico Invisibile

Media Voto Utenti
Voti: 0
ND.
nd