Il mondo di mezzo: la recensione del film che racconta Mafia Capitale

Massimo Scaglione racconta Mafia capitale ne Il mondo di mezzo, storia di avidi costruttori e politici corrotti con protagonista Matteo Branciamore.

Il mondo di mezzo: la recensione del film che racconta Mafia Capitale
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Chi sono quelli che stanno in mezzo? Citando la definizione snocciolata dall'ex NAR e membro della famigerata Banda della Magliana Massimo Carminati, arrestato a fine 2014 con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, altro non sono che coloro che fanno da collante per unire il "mondo dei vivi", ricchi e potenti, e il "mondo dei morti", poveri e isolati. Candidato ai David di Donatello come miglior regista esordiente per Angeli a Sud, del 1992, e autore ventidue anni più tardi de La moglie del sarto, il calabrese Massimo Scaglione cerca di raccontarlo attraverso Il mondo di mezzo, ambientato tra gli anni Settanta e i giorni nostri e su cui precisa: "Inconsapevolmente, ho riproposto un cinema di indignazione, quello che negli anni Sessanta e Settanta ha dato una magnifica 'stura' ai movimenti per i diritti dei cittadini, che strappavano l'immagine alla realtà portandola sullo schermo. La storia per lunghi tratti è ispirata ad eventi e fatti realmente accaduti negli ultimi anni mettendo al centro quello scellerato sodalizio tra palazzinari e politici romani".

Roma corrotta

Ed è una chiaramente simbolica partita a calcio balilla con Roma sullo sfondo ad aprire la oltre ora e mezza di visione al cui centro troviamo il cesaroniano Matteo Branciamore, impegnato a seguire le orme di un padre re delle costruzioni che, emigrato dal sud nella capitale, possiede i connotati dell'infallibile Tony Sperandeo. Quest'ultimo, di sicuro l'elemento maggiormente convincente del cast insieme a Massimo Bonetti, il quale veste i panni del potente Capo di Gabinetto del sindaco che stringe uno scellerato sodalizio proprio con il giovane protagonista, sempre più avido e che eredita dal padre anche una giovane ed esuberante starlette. Starlette cui concede anima e, soprattutto, corpo la Laura Lena Forgia nota per essere stata una delle "professoresse" nella trasmissione televisiva L'eredità, condotta da Carlo Conti, e che, generosamente svestita, non manca neppure di cimentarsi in una calda sequenza di sesso in riva al mare; forse in omaggio a Da qui all'eternità di Fred Zinnemann, forse a Paradise di Stuart Gillard, ma accompagnata da una fastidiosamente incessante colonna sonora, in maniera non distante dal look che caratterizza i filmini matrimoniali. Come avviene in buona parte de Il mondo di mezzo, epopea del mattone che, nel ribadire, inoltre, che la crisi non fa sconti a nessuno e che la Chiesa non si governa con l'Ave Maria, tira in ballo anche immagini di repertorio girate dal regista stesso quando era consulente in Campidoglio per l'ufficio immagine del sindaco. Immagini che vanno dalla cittadinanza onoraria conferita alla star hollywoodiana Robert De Niro alla costruzione dell'Auditorium Parco della musica e del popolare quartiere periferico di Ponte di Nona, in un calderone che, ovviamente, non manca di toccare anche gli argomenti relativi all'emergenza abitativa e ai rom nella capitale tricolore. Fino al termine di un'operazione che, con non poco product placement incluso, lascia la forte impressione - una volta giunti ai titoli di coda - di aver appena letto un quotidiano ricco di interessanti notizie legate alla moderna cronaca italiana... ma dinanzi ad uno schermo su cui scorre un agglomerato dall'accentuato sapore amatoriale.

Il mondo di mezzo Avidi imprenditori, politici non poco criticabili e tanto malcostume tricolore sono gli ingredienti alla base de Il mondo di mezzo, atto a ribadire che l’Italia è un paese di corrotti e corruttori scavando attraverso personaggi di fantasia (ma ispirati ad altrettanti esistenti) nella realtà legata alla tanto discussa Mafia capitale. Tra recitazione che lascia il più delle volte a desiderare, qualche confusione cronologica e poca cura generale (è sufficiente citare una Nathaly Caldonazzo che non invecchia di una virgola nel passaggio di tempo di molti anni), però, difficilmente si riesce ad accettare il risultato finale... se non come una versione scult di Suburra da visionare senza essere presa seriamente.

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