Il Mercante Di Pietre, recensione del film di Renzo Martinelli

Un'analisi della religione islamica, con uno sguardo critico insolito. Renzo Martinelli dirige Il Mercante di Pietre.

Il Mercante Di Pietre, recensione del film di Renzo Martinelli
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E' vero che la critica odia Martinelli sin dai tempi dei tempi. E' vero che il tema del terrorismo cinematografico fa sempre nascere aspre polemiche e discussioni. E' vero che la contaminazione del cosiddetto "melodramma italiano" potrebbe aver pregiudicato un film di livello internazione. Ma è anche vero che Il Mercante Di Pietre non è un bel film.
In seguito ad uno sventato attacco terroristico in Italia, Alceo Rondini (Jordi Mollà), professore universitario di cultura islamica handicappato in seguito ad un attentato a Nairobi, e la moglie Leda (Jane March), impiegata Alitalia, si recano in vacanza in Cappadocia, Turchia. E' qui che incontrano un mercante di pietre preziose, italiano convertito all'Islam, Ludovico Vicedomini (Harvey Keitel), una persona misteriosa e intrigante, che sin da subito affascina Leda e la seduce abilmente. Tornata in Italia, la donne scopre che il mercante non è rimasto in Turchia ma l'ha seguita nella penisola per "affari". Questa sua costante pressione su Leda la farà infine cedere e la spingerà al tradimento. Ma nel frattempo Alceo comincia ad intuire qualcosa e i suoi sospetti lo porteranno a scoprire il coinvolgimento di una cellula terroristica di cui il mercante fa parte.

Fanatismo Religioso Occidentale

Martinelli è sempre stato fortemente impegnato con pellicole di importante spessore storico come Vajont, riguardo la tragedia del crollo della diga in seguito ad una frana nel 1963, o Piazza delle Cinque Lune, la complicata revisione degli eventi relativi all'uccisione di Aldo Moro. Il Mercante di Pietre riprende per lo più lo stile di quest'ultimo film, un po' troppo forse. La regia risulta forzata, pesante, ripetitiva, con gargantuesche panoramiche dall'alto, cambi d'immagine volutamente pomposi, schermi bianchi, inquadrature diagonali, bassi sovraccaricati e superflui che rimbombano per la sala: una serie di giochi stilistici che alla fine risultano pleonastici, del tutto inutili.

Ma non è solo la forma. Tutto il film risulta illusorio, quasi falso, un polpettone di trama che cerca di affrontare il delicato tema del terrorismo internazionale provando ad introdurlo in un contesto familiare irreale. Situazioni incredibili, che avvengono in rapida successione, cercando di incollare le questioni, cercando di fagocitare insieme la famiglia occidentale col terrorismo islamico, andando a parare solo nel ridicolo, nel "fantapolitismo". Già nelle interviste subito precedenti al release del film Martinelli aveva lasciato un po' senza parole i giornalisti, facendo trasparire in maniera forse troppo chiara quello che si accingeva a criticare nel film: tutti i mussulmani. E' per questo che le tematiche si dimostrano così faziose, di un odio così feroce verso tutto il mondo islamico, affrontate in molti punti in maniera ridicola e spesso incondivisibili se non dai più estremisti. Si rivelano prive di cosistenza, prive di spiegazione razionale indice di un puro razzismo qualunquistico e insignificante che va a commettere il tremendo errore di abbinare mussulmano e terrorista con lo stesso significato. E alla fine, come se non bastasse, la conclusione insensata lascia un po' con l'amaro in bocca, come aver visto un altro, brutto, film.


Il Mercante Di Pietre In definitiva, Martinelli non riesce minimamente nel suo intento di promozione repressiva dell’Islam, né tanto meno nel raccontare una storia neppure nel suo sottile filo narrativo. L'odio indiscriminato che traspare dai fotogrammi non giova certo al contesto in cui ci troviamo e finisce per aggravare una situazione già compromessa della sua figura agli occhi dell'Occidente "pacifico". Evitabile.

3

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