Recensione Il Dubbio

“Di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio”

Recensione Il Dubbio
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“Di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio”
[Bertolt Brecht]

Brecht aveva ragione: il dubbio è di per sé una certezza. Amico del gossip e fratello del vento, nasce dai sensi per mezzo dei quali il cervello elabora una sicurezza sulla quale neppure i dati di fatto diventano sufficienti a sovvertire il preconcetto iniziale. Si trasforma allora in ossessione, a tal punto che non conta tanto il raggiungimento della verità oggettiva quanto il conseguimento di una verità personale. Verità e dubbio, concetti antitetici molto comuni che qui acquisiscono un alto valore morale poiché agenti della Chiesa, contestualizzati in un periodo storico che accennava alla modernità liberale.
E’ il 1964, a St. Nicholas nel Bronx. Padre Flynn (Philip Seymour Hoffman) è un prete si caritatevole ma anche deciso ad allentare i rigidi costumi della scuola, custoditi gelosamente da Sorella Aloysius Beauvier (Meryl Streep), la Preside che crede nel potere della paura e della disciplina. La società sta cambiando e questo si riflette anche nella scuola che per la prima volta ha accettato uno studente di colore, Donald Miller. Ma quando Sorella James (Amy Adams), una giovane e innocente piena di speranza, condivide con Sorella Aloysius il suo sospetto che Padre Flynn possa aver abusato del piccolo Donald, Sorella Aloysius è felice di iniziare una crociata contro padre Flynn...

Cosa fai quando non sei sicuro?

Come inscenare un'opera interamente incentrata sull'interrogativo senza svelarne i trucchi? In che modo somministrare la verità senza che questa venga data per scontata? E, ancor più difficile, come spiegare in maniera tridimensionale una storia inizialmente rappresentata nella statica scena teatrale?
John Patrick Shanley non solo trova una soluzione a ogni interrogativo ma si dimostra un abile narratore, capace di gestire razionalità e sentimento con una raffinatezza d'altri tempi. Rigide scelte di regia come gli impercettibili movimenti di camera durante i dialoghi vengono contrapposti a inquadrature statiche, per scindere visivamente insicurezza e certezza. L'accompagnamento sonoro di Howard Shore scivola nell'ambiguità, in un crescendo di emozioni contrastanti, in parallelo con la narrazione - valorizzata una sceneggiatura solida e illuminante. Tra richiami istintivi e onirici - splendido il messaggio figurativo delle piume - i personaggi si insidiano nei confini storici dell'incessante lotta tra fede e razionalità; tutto all'indomani dell'assassinio del presidente Kennedy, nel pieno fluire della liberazione sessuale e due anni dopo l'apertura del Concilio Vaticano II da parte di Papa Giovanni XXIII, che aveva portato a una serie di riforme per avvicinare alla Chiesa i fedeli - i quali andavano via via allontanandosi a favore della modernità di pensiero. In questo intricato schema riflessivo, assurgono chiaramente gli attori, rappresentati da Philip Seymour Hoffman nella parte del prete Flynn, il quale combatte la discriminazione razziale sostenendo il piccolo Miller e difendendosi dalle accuse; Meryl Streep, in un ruolo non nuovo ma incredibilmente aderente alla sua presenza scenica e Viola Devis, una madre preoccupata dei propri diritti tanto da mettere in discussione gli effetti. La stupenda Amy Adams è invece l'anello di congiunzione tra Flynn e Aloysius Beauvier: la sua insicurezza è la certezza di chi non crede nell'apparenza.
Per molti registi/sceneggiatori è necessario scrivere un film con l'intenzione di lanciare una domanda alla quale risponderà nel finale. Per Shanley è essenziale porla senza tuttavia manifestare certezze di alcun tipo. Si consuma così la lotta tra chi custodisce gelosamente la proprio devozione alla professione e chi, contrariamente dalla sua vocazione, pretende di vedere la luce anche di notte.
Il dubbio rimane, soprattutto allo spettatore.

“Mi sentivo circondato da una società che sembrava sicurissima di alcune cose. Tutti avevano un'opinione precisa, ma non c'era un vero scambio e se qualcuno diceva 'non lo so', era come se dovesse essere mandato a morte nel Colosseo dei media. C'era questa maschera di certezza nella nostra società che io ho visto aumentare a tal punto da sviluppare una crepa, ossia Il dubbio.”
[John Patrick Shanley]

Il Dubbio Ritorno a sorpresa - dopo Joe contro il vulcano del 1990 - per John Patrick Shanley. Non solo traduce per il grande schermo la sua opera teatrale (in Italia diretta da Sergio Castellitto e interpretata da Stefano Accorsi), il cui testo ha vinto nel 2005 il Premio Pulitzer, ma la rimodella con eleganti scelte registiche e un'impostazione drammaturgica incredibilmente potente. A dir poco eccezionali Philip Seymour Hoffman, Meryl Streep, Amy Adams e Viola Devis. Quattro performance da Nomination all'Oscar per un film che avrebbe meritato maggiore attenzione anche nelle categorie più ambite. Ma, premi a parte, rimane un film coinvolgente ed emblematico, come la natura dell'uomo e in seno, del dubbio.

8

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