Recensione Il coraggio

Il dramma polacco vincitore del RIFF 2012

Recensione Il coraggio
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Tutti coloro che hanno seguito con attenzione l'attività di Krzystof Kieslowski - autore, tra l'altro, della trilogia dei colori costituita da Film blu (1993), Film bianco (1994) e Film rosso (1994) - dovrebbe già essere a conoscenza del suo allievo Greg Zglinski, polacco classe 1968 che, attivo in particolar modo nell'ambito del piccolo schermo, trionfò presso la Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia con il suo primo lungometraggio: Tout un hiver sans feu (2004), storia di una coppia divisa dal dolore per la morte della unica piccola figlia - avvenuta nell'incendio che ne distrusse la fattoria - e in mezzo alla quale finisce per trovarsi una rifugiata del Kosovo che ha perso il marito durante la guerra serba.
Premiata nel 2011 al Gdynia Film Festival e vincitrice, l'anno successivo, del RIFF Awards all'interno della categoria relativa al miglior film straniero, Wymyk (2011), sua opera seconda, approda nello stivale più famoso del globo con il titolo Il coraggio, consentendo di apprendere la maniera in cui il cineasta torna ad interrogarsi - come avvenuto tramite il citato esordio - sulle risposte che siamo chiamati a dare quando qualcosa viene a rompere i delicati equilibri del quotidiano.

Heart and Firlej

Circa ottantacinque minuti di visione che, senza perdere tempo, ci presentano immediatamente i fratelli Alfred e Jerzy Firlej, con le fattezze di Robert Wieckiewicz e Lukasz Simlat, entrambi visti in Trick (2010) di Jan Hryniak, la cui esistenza sta per essere sconvolta da un tragico evento.
Infatti, mentre si trovano in viaggio a bordo di un treno suburbano, accade che Jerzy cerca di difendere una ragazza dall'aggressione di un gruppo di teppisti e Alfred assiste passivamente, fino al momento in cui, in maniera piuttosto fredda, il fratello viene lanciato dagli stessi dal convoglio in corsa.
Ne consegue l'inizio della lotta per la vita intrapresa dallo sfortunato uomo finito in coma, parallelamente al lento crescendo della tensione dovuta al desiderio di sapere in che modo intende evolversi la vicenda, in fin dei conti riflessione riguardante quel coraggio che - suggerito dal titolo - Alfred non è stato in grado di tirare fuori per far sì che si evitasse il peggio.
Riflessione da grande schermo che non fatica a diventare l'indagine da un lato della vera identità - al di là di ogni facciata - dei singoli, tra responsabilità civile e senso di colpa, dall'altro sulla capacità di raccogliere le opportunità di riscatto.
Man mano che Alfred tenta di risalire ai responsabili di quanto accaduto e che, però, si giunge senza troppe sorprese alla non molto inaspettata conclusione di un elaborato che rischia in più di un'occasione di lasciare intuire che l'esile idea su cui si costruisce, forse, si sarebbe potuta sfruttare meglio per il concepimento di un cortometraggio.

Il coraggio Premiata nel 2011 presso il Gdynia Film Festival e vincitrice, l’anno successivo, del RIFF Awards all’interno della categoria relativa al miglior film straniero, Il coraggio di Greg Zglinski è una drammatica storia di fratelli che si propone di mostrare un concetto europeo di thriller decisamente lontano da quello più “commerciale” di cinematografie come quella americana o spagnola. Quindi, un concetto di thriller che non prevede di generare tensione tramite attacchi da parte di serial killer o bombe a orologeria prossime all’esplosione, ma esclusivamente ponendo lo spettatore in attesa di sapere quale destino è riservato al protagonista, in questo caso vittima di una tragedia volta a stravolgere tutte le dinamiche della propria vita familiare. Tra lenti ritmi di narrazione e la prova del cast a rappresentare il maggiore punto di forza di un’operazione piuttosto semplice e che funziona più sul piano della riflessione che della narrazione.

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