Recensione Il console italiano

Opera di denuncia poco riuscita sulla tratta di donne africane destinate alla prostituzione

Recensione Il console italiano
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Movimento Film porta in sala una coproduzione Italia/Sud Africa che si muove attraverso un tema spinoso e di grande attualità come quello della tratta di esseri umani, e in particolare di donne africane, adescate e poi spinte a forza nel vortice della prostituzione. Questo il tema sul quale il regista Antonio Falduto (già co-scenggiatore nel 2009 di Gangor, altra pellicola incentrata sulla difficile condizione della donna - e non solo - in terra indiana) costruisce Il console italiano, un socio-thriller al femminile in cui la ricerca (dell'uomo amato o della verità) delle due protagoniste (diverse eppure profondamente simili) diventa strumento per indagare la condizione schiavizzante di un sistema che piega il ‘sesso debole' al volere dell'interesse economico, trasformando le vite di tante donne (o poco più che ragazzine) in mere macchine da soldi. Un sistema di cui tutti sanno ma nessuno parla, perché coinvolge anche (e soprattutto) istituti che dovrebbero essere deputati alla salvaguardia del cittadino, e che invece chiudono un occhio (o due) di fronte allo scempio di donne comprate e vendute come schiave al miglior offerente.

Un console donna a Cape Town

Giovanna Bruno (Giuliana De Sio) è console italiano a Cape Town. Una donna forte e pragmatica che ha convogliato la sua determinazione (e le sue sofferenze) nella solidità di una appagante carriera professionale. In procinto di lasciare Cape Town per lo scadere del suo mandato, Giovanna si troverà però tra le mani un caso molto delicato e personale legato alla scomparsa del fotoreporter Marco Borghi, misteriosamente scomparso dopo essersi messo a indagare su un losco giro legato al traffico di donne africane. A portare il caso all'attenzione del console sarà Palesa, giovane modella africana sentimentalmente impegnata con il fotografo italiano. Unite da un sentimento comune che lega entrambe all'uomo, Giovanna e Palesa intraprenderanno così un percorso di ricerca che solleverà il velo sulla controversa realtà di un business illegale e inumano che lavora tutto a discapito della comunità femminile.

Solo qualche intuizione

Dispiace dire che l'interesse sociale che muove il film di Falduto è, a conti fatti, l'unica nota realmente positiva di un lavoro che si perde attraverso più anime e più registri senza mai raggiungere il cuore della storia. Due donne, ognuna con un proprio passato segnato da sofferenze (una malattia devastante nel caso di Giovanna e il rischio di finire in un giro senza via d'uscita per Palesa), che rappresentano due mondi a confronto ma anche la forza di uno stesso sesso, pronto a combattere e a tirare fuori le unghie nel momento del bisogno. Lungo questa tematica corre il messaggio più incisivo del film di Falduto che sigilla la sua struttura circolare sull'immagine di un gruppo di donne circondate da un deserto bianchissimo e disperatamente in corsa verso la salvezza.

Un'immagine che fa il paio con la scena in cui un altro gruppo di donne prende a padellate e a mestolate un uomo, reo di aver maltrattato una donna. Un forte senso di solidarietà che arriverà poi (superata la naturale rivalità iniziale) a contraddistinguere anche il rapporto tra Giovanna e Palesa, infine solidali in quella sofferenza che sembra essere endemica all'universo femminile. Fatta eccezione, però, per il carattere femminile rievocato dal film, Il console italiano resta una pellicola debole, incapace di sviscerare in maniera incisiva il tema di cui il film vuole farsi portavoce. Le situazioni chiave rimangono quasi tutte sfocate e fuori campo (come lo stesso Marco, divenuto infine solo un pretesto narrativo) mentre, al contrario, eventi marginali assumono il tono di scene madre (la vendetta sul cane del console) che appaiono però troppo marginali per diventare il nerbo del film. Un avvicendarsi di registri e toni diversi che priva l'opera di una sua chiara voce narrativa, rendendola più simile agli schizzi visivi di uno sceneggiato televisivo piuttosto che a un'opera cinematografica con la vocazione della denuncia sociale.

Il console italiano Narrativamente e registicamente debole, Il console italiano di Antonio Falduto non riesce a mantenere la promessa di farsi portavoce di un’indagine sociale sul tema della tratta di donne africane verso l’inferno dello sfruttamento e della prostituzione. Ben presto il film di Falduto perde infatti la sua vocazione sociale per chiudersi nel confine di una storia personale (neanche troppo scavata) che unisce donne diverse attraverso lo stesso senso di sofferenza.

5

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