Il Codice Da Vinci, recensione del film con Tom Hanks

Il bestseller più controverso del momento è ora al cinema: recensione del film Il Codice Da Vinci di Ron Howard.

Il Codice Da Vinci, recensione del film con Tom Hanks
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Il codice Da Vinci rappresenta uno dei più importanti eventi mediatici degli ultimi anni. Questo controverso best seller, diffamato dalla chiesa e dai cattolici, sì è ritagliato uno spazio nella classifica dei libri più letti, tanto che, nonostante parecchie forzature nella trama, il libro di Dan Brown si è ora trasformato in un film, diretto dal pluripremiato regista Ron Howard ed interpretato da attori di fama mondiale come Ian McKellen e Tom Hanks. Questo lungometraggio si preannuncia, fin dalle prime scene, un' opaca fotocopia del suo corrispettivo letterario, che non riesce a raggiungere le vette del libro in nessun modo, ma andiamo con ordine.

"La più grande storia mai raccontata"

La trama del film è esattamente quella esposta da Dan Brown nel suo scritto, di cui non possiamo svelare troppo. Basti sapere che la storia è incentrata su un fantomatico complotto del Priorato di Sion, un'antica società segreta risalente addirittura al tempo dei templari e volta a tenere segreta l’esistenza “del potere della chiesa sulla terra”, ovvero il San Greal (dal francese Santo Graal). La storia di questo complotto si intreccia inoltre con quelle di Robert Langdon, studioso di simbologia, e Sophie Nevou, crittologa, accusati ingiustamente di assassinio. L’omicidio di cui stiamo parlando è quello di Jaques Saunier, anziano curatore del Louvre, la cui morte avrà un'importanza fondamentale nello sviluppo della trama. A fare la parte dei “cattivi” sono Sir Leigh Teabing (studioso del Graal ed amico di Langdon), il vescovo Aringarosa (appartenente all’opus dei) ed il suo adepto, un monaco albino di nome Silas. Questi tre personaggi sono interpretati rispettivamente da Ian McKellen, Alfred Molina e Paul Bettany; Tom Hanks è invece il protagonista Robert Langdon, mentre Audrie Tautou interpreta Sophie Nevou.

La scelta del cast, che comprende anche Jean Reno nei panni di Bezu Fache, è una delle più spettacolari e costose mai viste. Purtroppo tutti questi ottimi attori creano nel complesso un'accozzaglia che difficilmente di adatta al best seller originale. Esempio lampante è Tom Hanks, la cui interpretazione sciaba e minimalista rende inutile lo sforzo dello sceneggiatore di caratterizzare il personaggio di Langdon ed i suoi problemi. Orribile anche la Sophie Nevou della Tautou, che tra l'altro atteggia un accento francese offensivo per chiunque capisca anche solo pochissime parole di questo elegantissimo linguaggio. Sopra le righe sono invece Alfred Molina, Ian McKellen e soprattutto Paul Bettany, che nonostante sia fisicamente dissimile dal personaggio originale, mostra tutto il suo talento in un Silas splendido e caratterizzato in maniera pressoché perfetta.

Ma il vero grande difetto de “Il codice Da Vinci” è forse la tanto millantata attinenza alla trama che, pur piacendo di sicuro ai lettori, risulta una buona scelta solo nella prima parte del film, perfettamente identica al corrispettivo cartaceo. Purtroppo, sin dai primi dialoghi seri tra i due protagonisti, la mancanza di feeling tra i due attori si fa sentire, mostrando con conversazioni piatte e noiose tutti i difetti e le forzature già presenti nel libro. La trama crolla del tutto con uno scialbo finale, imputabile prima di tutto a Dan Brown ed in secondo luogo a diversi cambiamenti che semplificano e peggiorano una fine che già manca completamente di colore: appare infatti insensato il modo in cui vengono trascurate molte figure importanti e molti enigmi.
In effetti si nota una generale semplificazione della storia. Nonostante questo meccanismo di rielaborazione sia necessario nella trasposizione cinematografica di un libro o di un videogioco, nel caso del Codice da Vinci il tutto appare estremizzato. Le tante discussioni in cui i due protagonisti risolvevano complessi enigmi per scagionarsi e scoprire tutte le fasi del complotto si sono trasformate in brevi “botta e risposta” che eliminano tutta la tensione di un thriller, quale l'opera letteraria vuole essere. Tensione riportata solo dalle brevi scene d’azione, di ottima regia insieme ai tanti flashback, che comunque risultano leggermente oscuri per chi non ha avuto il piacere di apprezzare il libro.

Il codice da Vinci Il codice Da Vinci, per concludere, è uno di quei prodotti cinematografici di buona qualità che deludono tutti i appassionati del libro, ma che potrebbero spingere i profani alla lettura del best seller. Ci dispiace solo per Ron Howard, che con questo film ha collezionato la prima macchia scura del suo, altrimenti perfetto, curriculum da regista. Detto questo ci sentiamo in obbligo di consigliare la visione di questo lungometraggio solo a chi non ha ancora letto Il codice Da Vinci, ma è incuriosito dalle scottanti tematiche trattate.

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