Recensione I Vichinghi

Botte da orbi e tanta azione in costume nel nuovo film di Claudio Fah

Recensione I Vichinghi
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Sebbene il titolo italiano sia lo stesso, non si tratta né di un rifacimento de I vichinghidiretto nel lontanissimo 1928 da William Neill, né di una rivisitazione di quello interpretato trent'anni dopo da Kirk Douglas e Tony Curtis sotto la regia di Richard Fleischer; bensì di un'operazione che, senza prendere ispirazione da alcun romanzo, vede al proprio comando il Claudio Fäh autore, tra l'altro, de L'uomo senza ombra 2 e Sniper 4: Bersaglio mortale, del quale il produttore Ralph S. Dietrich dice: "Mi sono innamorato della sua regia quando ho visto il suo primo film; da allora ho sempre desiderato lavorare con lui. Ne abbiamo parlato per anni e anni, ogni volta che ci incontravamo a Los Angeles. I suoi film precedenti sono film d'azione, non commedie romantiche. Era assolutamente nostra intenzione fare un film d'azione, e ci è sembrato naturale offrire la regia ad un professionista del calibro di Claudio Fäh".
Un film d'azione che, girato in Sudafrica, trasporta già prima dei titoli di testa nel bel mezzo del mare in tempesta, in quanto, esiliati e cacciati dalla propria terra e dal proprio re ed in viaggio verso la Gran Bretagna con l'intento di saccheggiarla e metterla a ferro e fuoco, i vichinghi in questione, guidati dall'Asbjörn incarnato da Tom Hopper, si vedono costretti a naufragare sulla costa scozzese.

Secoli e secoli... Fäh

Del resto, mentre, intrappolati dietro la linea nemica, li vediamo decisi a raggiungere il lontano accampamento vichingo di Danelaw, loro unica possibilità di sopravvivenza, non è difficile intuire - come sopra spiegato da Dietrich - che il plot non funga altro che da esile pretesto per poter concretizzare un action movie in costume.
Action movie che sembra sotto certi aspetti richiamare alla memoria Conan the barbarian di Marcus Nispel, soprattutto dopo che la combriccola di guerrieri cattura Lady Inghean alias Charlie Murphy vedendo nel suo rapimento la possibilità di un riscatto dal padre: re Dunchaid, ovvero Danny Keogh, il quale, però, anziché pagare riunisce la spietata armata dei "Lupi", mercenari noti per la loro crudeltà e comandati da Hjorr e Bovarr, rispettivamente con i volti di Ed Skrein e Anatole Taubman.
Quindi, con Ryan Kwanten nei panni del misterioso monaco Conall, la filosofia dell'operazione non si distacca, in fin dei conti, da quella che caratterizza il più delle volte l'intrattenimento targato Asylum; sebbene, in questo caso, il budget a disposizione sia decisamente superiore rispetto a quello delle trashissime produzioni della label, come lasciano tranquillamente intuire i crolli di imponenti edifici e la non disprezzabile resa di situazioni pirotecniche.
Preparatevi, di conseguenza, ad uno spettacolo di celluloide che, posti immediatamente i primi scontri corpo a corpo nel corso dei suoi minuti iniziali, tende a lasciare piuttosto anonimi i diversi personaggi che lo popolano per privilegiare, invece, il non poco movimento infarcito di individui infilzati (con frecce, spade e non solo) e tanta espressione di rabbia da machismo.
Sembra quasi uscito da quegli anni Novanta che sfornarono analoghi prodotti d'intrattenimento in costume del calibro di Beowulf con Christopher Lambert... senza grosse pretese e senza infamia e senza lode, proprio come questo.

I vichinghi “Erano anni che sognavo di fare un film come questo. Valorosi e prodi guerrieri, si va in battaglia! Di certo il soggetto è molto ‘visivo’: elementi come fuoco, sangue, polvere, grandi imbarcazioni, pioggia e nebbia ricorrono frequentemente nel film”. Possiamo tranquillamente appellarci a questa dichiarazione del regista Claudio Fäh - autore dello straight to video L’uomo senza ombra 2 (2006) - per giudicare I vichinghi (2014), action movie in costume girato nel suggestivo scenario di capo di Buona Speranza, in Sudafrica, e sguazzante tra combattimenti, splatter e tempeste con il solo scopo di regalare allo spettatore meno esigente quasi un’ora e quaranta di spettacolarità senza pretese. Con lo svedese Johan Hegg - frontman della band death metal Amon Amarth - incluso nel cast.

6

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