Recensione I vampiri

Al Festival del Cinema di Roma il primo horror italiano firmato da Riccardo Freda e Mario Bava

Recensione I vampiri
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A Parigi i cadaveri di alcune studentesse vengono trovati completamente dissanguati. La polizia brancola nel buio e il giornalista Pierre Latin decide di indagare per contro proprio. Pierre è oggetto delle attenzioni della bella Giselle, ricca e nobile nipote della misteriosa baronessa du Grand, ma l'uomo si innamora di una giovane studentessa, Lauretta. Quando quest'ultima sparisce misteriosamente nel nulla, Pierre continua le sue indagini e gli indizi sembrano condurlo proprio al castello della du Grand...

E' considerato ufficialmente il primo horror italiano, anche se a ben vedere con il suddetto genere ha poco in comune tolto quel pizzico di sovrannaturale che fa capolino in alcune sequenze. Ciò nonostante I vampiri, diretto nel lontano 1956 dal troppo spesso sottovalutato Riccardo Freda, è assunto ad un piccolo cult anche per la famosa scena della trasformazione a vista (che avviene in un'unica ripresa) di Gianna Maria Canale, merito del genio di Mario Bava, allora "soltanto" direttore della fotografia, e del truccatore Francesco Freda. Una sequenza ancor oggi suggestiva che contribuì al buon successo di critica (soprattutto elogi da quella francese) mentre il riscontro di pubblico non fu troppo esaltante. A dispetto del titolo, che potrebbe far pensare ad una storia di succhiasangue, la trama è molto più terrena ma non priva di risvolti inquietanti.

I vampiri

Con atmosfere gotiche su un plot semi-poliziesco non privo di sfumature melodrammatiche, I vampiri (presentato in questi giorni in versione restaurata al Festival Internazionale del Film di Roma) non è certamente un film perfetto, penalizzato inoltre da scelte produttive che imposero un finale più tradizionale (girato proprio dallo stesso Mario Bava) che in parte stona con il mood spesso cupo che si respira per buona parte della narrazione. Ciò nonostante rimane un titolo seminale e importante della cinematografia italiana di genere, capace di inquietare in più occasioni e di lasciare un certo alone di mistero (oggi prevedibile, ma non così scontato per i tempi) sino all'ultimo. E nonostante il budget ridotto il risultato è più che suggestivo, con una trama che sfrutta il mitico desiderio dell'eterna giovinezza e mette in contrapposizione le classi più ricche al "popolino", innescando un risvolto narrativo che si ispira alla leggenda della contessa Erzsébet Báthory aggiornandola ai "giorni nostri". Registicamente Freda, solido mestierante, svolge il suo compito senza infamia e senza lode, affidandosi ad un cast che, esclusa la bellezza e la bravura di Gianna Maria Canale, si rivela funzionale senza mai eccellere. Il vero surplus aggiunto rimangono però quei brevi, raggelanti secondi "d'invecchiamento precoce" che Bava costruì con un raffinato gioco di luci e del cerone, dimostrando già tutte le doti d'inventiva che avrebbe poi ben sviluppato nella sua carriera dietro la macchina da presa.

I vampiri Ritenuto il primo horror italiano, I vampiri è un film gotico di grande fascino che, pur con limiti tecnici e di budget, crea atmosfere ricche di inquietudine, giocando spesso su disgressioni melodrammatiche e con uno svolgimento più in linea coi gialli / polizieschi dell'epoca. Titolo da riscoprire per i cultori del genere anche per l'incisiva sequenza di trasformazione che ha per protagonista la brava Gianna Maria Canale, realizzata grazie alla geniale intuizione di Mario Bava.

7

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