Recensione I ragazzi stanno bene

Divertente spaccato su un'insolita famiglia americana.

Recensione I ragazzi stanno bene
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Nel febbraio del 2010 un piccolo film indipendente ha conquistato il Sundance prima e il Festival di Berlino poi, entusiasmando pubblico e critica con il suo spirito originale e pratico. The Kids Are All Right è una premurosa rassicurazione sulla situazione della famiglia moderna, costantemente scossa da stravolgimenti sociali, un'affermazione a gran voce del fatto che I ragazzi stanno bene.

Non-Conventional Family

Nonostante le loro mille differenze caratteriali, Nic (Annette Bening) e Jules (Julianne Moore) sono una coppia felicemente sposata che ha costruito la propria famiglia in un'accogliente casetta fuori città nella California del Sud. Organizzata e dittatoriale una, indecisa e svampita l'altra, sono comunque riuscite a crescere i due figli adolescenti senza traumi e situazioni difficili. Ma quando Joni (Mia Wasikowska) si prepara ad andarsene per frequentare il college, il fratello quindicenne Laser (Josh Hutcherson) la convince a fargli un grande favore: raggiunta la maggiore età può finalmente mettersi in contatto con il padre biologico, grazie al quale, attraverso l'inseminazione artificiale, il loro concepimento è stato possibile. Per l'equilibrio dinamico della famiglia questa potrebbe essere però una scossa troppo grossa da gestire, soprattutto quando Paul (Mark Ruffalo) comincia a mostrare una inusuale simpatica per la frizzante Jules.

Identità sessuale

Scritto da Stuart Blumberg e dalla regista Lisa Cholodenko, I ragazzi stanno bene è salito subito alla ribalta per il suo trattare la storia di una famiglia omosessuale, così stranamente concepibile in un paese come l'Italia. Eppure le inclinazioni sessuali delle due protagoniste sono l'ultima cosa che influisce sul dipanarsi della vicenda, tutta concentrata sull'evoluzione di una famiglia in crescita, così come accade a tutte le altre. Gay o eterosessuale, single o parte di una coppia interrazziale, tutti affrontano lo stesso percorso: tutte le famiglie affrontano le stesse sfide: riti di cambiamento, scelte difficili, lo sforzo di tener duro per riuscire a mantenere unita la famiglia. "Non c'è nessun messaggio sui matrimoni gay", dichiara Blumberg, "Forse il film riecheggia battute bonarie del tipo ‘Anche i gay meritano di avere gli stessi guai degli eterosessuali'... ". E infatti, escluse determinate situazioni in cui si fa forza sull'omosessualità per creare imbarazzo e ilarità, la pellicola concentra se stessa sul concetto di famiglia e su come questo sia costantemente in pericolo, anche nei matrimoni più solidi. "Credo che la gente si sia sentita sollevata nel vedere un film che affronta qualcosa di reale e complicato, in modo anche divertente. Le persone hanno giudicato questa rappresentazione del matrimonio e della famiglia originale e piacevole e l'aspetto gay porta alcuni spettatori a esplorare territori ancora sconosciuti." Questo il segreto del successo festivaliero del film secondo la Cholodenko, che ha impiegato diversi anni per portare a termine il progetto, interrotto per diverso tempo a causa della sua gravidanza. Un intervallo di quattro anni che ha permesso al cast e agli autori di continuare a interrogarsi sui propri personaggi, sviluppando aspetti fino a quel momento tralasciati e acuendo le peculiarità dei protagonisti, vere forze propulsive della storia.

Motore delle vicende

I personaggi di I ragazzi stanno bene sembrano, a prima vista, tutti degli aspiranti protagonisti, complessi e stratificati nonostante questo non venga messo in mostra dalla costruzione filmica nel migliore dei modi. Tra le mille sfaccettature spiccano inevitabilmente quelle di Jules e Paul, spiriti liberi biologicamente incompatibili ma improvvisamente trovatisi sulla stessa linea emotiva. Jules ha provato per anni diversi lavori: ha studiato architettura e, dopo vari tentativi, decide di tentare la carriera la progettista di esterni. Per tutti gli anni passati in coppia è stata quella più presente in casa, che si è presa cura dei ragazzi, e proprio per questo è quella che più ne risente dell'abbandono di Joni del nido. Paul diventa per lei una valvola di sfogo, apparente affermazione di una vita senza un futuro ben definito. Per lui Jules rappresenta invece l'eterna conquista: non è solo sposata, ma è anche lesbica! Un frutto proibito, una specie di tabù. E così il loro condividere uno stesso figlio gli permette di entrare subito in intimità e di dare il via a una serie di scatenati eventi imbarazzanti e sopra le righe, a volte un po' troppo forzati, ma dal sicuro impatto. I ragazzi stanno bene tiene lo spettatore attaccato alla storia con il suo ritmo incalzante e i suoi giochetti ironici, che nascondono uno sviluppo narrativo molto semplificato e un mancato approfondimento dei personaggi. Lisa Cholodenko ricerca l'ironia delle situazioni più assurdamente reali, rese possibili dalla particolare situazione familiare che si trova a gestire al di là della macchina da presa, confezionando un prodotto piacevole e leggero, con aspirazioni da ricerca sociale e privo di una qualsivoglia morale politica.

I ragazzi stanno bene I ragazzi stanno bene, staccato dalla sua erronea catalogazione politica di storia sui diritti omosessuali, è una commedia semplice e divertente, senza troppe pretese esplicite e piena di situazione grottesche e battute dal facile impatto sul pubblico. Il cast fa scintille, donando ai propri personaggi sfumature tangibili e quasi indispensabili: non è un caso che sia Annette Bening che Mark Ruffalo si siano guadagnati una nomination agli Oscar 2011 per la loro interpretazione frizzante e ironica.

7

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