Recensione I mostri oggi

Pillole di mostruosità sull'Italia di oggi

Recensione I mostri oggi
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Da Risi a Oldoini

I mostri di Dino Risi: uno spaccato dell'Italia industrializzata dopo il boom economico registrato tra gli anni 50 e 60. L'italiano dei tanti vizi e delle poche virtù, disumano e contraddittorio. L'italiano di Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. Un'Italia che non c'è. Nel 1977 gli scarti della società ritornano diretti da Dino Risi, Mario Monicelli ed Ettore Scola, con I nuovi mostri, altro film ad episodi che riproponeva con successo il format del predecessore. Capisaldi della commedia all'italiana, volti noti della comicità che ha fatto scuola.
2009, sotto il Governo Berlusconi, i mostri inscenati da Enrico Oldoini (La fidanzata di papà) vanno oltre la più meschina fantasia. Seppur considerato il terzo capitolo e quindi facente parte della serie ideata da Risi, i sedici episodi fanno rimpiangere anche uno solo dei mini sketch originali. Perle tipo “Con un 'si' ti impicci, con un 'no' ti spicci ” o “Il mondo è tondo e chi non galleggia va a fondo” sono frasi che scivolano nei ricordi nostalgici di chi non vuole far sua la società moderna. Con un cast estrapolato prevalentemente dalla televisione, ne I mostri oggi vengono parodiati tutti i vizi, le debolezze e le paure dell'Italia contemporanea. Gli italiani dopotutto sono sempre gli stessi: falsi perbenisti, indifferenti, avidi, cialtroni, vanitosi e ridicoli. Ciascuno episodio prova a raccontarli con una certa dose di ironia e cinismo giocando sui travestimenti attoriali e su vicende al limite del buon senso.

Cinismo segmentato

Non è per essere conservatori, ma nutriamo poco entusiasmo per un film che già dal titolo vorrebbe omaggiare il cinema di Ettore Scola, Gassman, Tognazzi e Dino Risi. L'idea di modernizzare le due pellicole di successo - i già citati I mostri (1963) e I nuovi mostri (1977) - dibattendo sui problemi di oggi (perché si limita a metterli in scena, senza alcuna critica) sulla carta appariva per lo meno interessante ma con tutta probabilità Enrico Oldoini non era l'uomo giusto per metterla in pratica. Il film rimane suo e poco dello spettatore: non si ride, non fa riflettere e non comunica quelle che sarebbero dovute essere le premesse. Attraverso 16 storie slegate tra di loro, i personaggi appaiono meno caricaturali rispetto al passato (anche se fanno ugualmente paura). Episodi quali “la fine del mondo”, “fanciulle in fiore”, “euro più euro meno” o “la seconda casa” lasciano il tempo che trovano non suscitando nessuna reazione se non continui déjà vu. Il motivo è sicuramente da attribuire al fine ultimo: creare dei siparietti comici per mero intento commerciale. Perché laddove Risi deformava fisicamente i suoi personaggi per accentuarne i difetti patologici, Oldoini si limita a far cambiare parrucchino ai suoi attori. Sabrina Ferilli, Diego Abatantuono, Angela Finocchiaro e Claudio Bisio in alcune occasioni divertono ma per merito proprio, accusando il peso di una sceneggiatura claudicante e devota al linguaggio da cinepanettone che non si alza mai di livello.
Ci si chiede se con un po' di umiltà in più e senza quei pericolosi riferimenti al cinema italiano degli anni 60, I mostri oggi non sarebbe diventato un disumano quanto reale affresco della nostra società che tanto tendiamo a rifiutare ed allontanare.

I mostri oggi Ne I nuovi mostri non vi è critica né ironia. C'è tanto cinismo fine a se stesso, stranezze e un cast che almeno cerca di far ridere. Il paragone con Risi non sussiste: Oldoini non ha i numeri né l'esperienza per poter reggere un simile confronto e il risultato non fa che confermarlo. Difficile pensarlo come una conseguente espressione dell'affresco Risiano: è più che altro uno spettacolo volgarotto del sabato sera, scollegato e immaturo, ben lontano dall'esprimere con garbo e satira il dna dell'italiano medio.

4.5

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