Recensione I Mercenari 2

Torna la macho-squadra di Sylvester Stallone!

Recensione I Mercenari 2
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Per tutti coloro che sono cresciuti nel mitico, colorato decennio degli anni Ottanta, dominato dalla serialità cinematografica e da un certo desiderio di liberatoria giustizia dovuto in particolar modo al pensiero dettato dalla politica reaganiana, uno dei più (in)consci desideri proibiti era già all'epoca, senza dubbio, quello di vedere raggruppati in un'unica pellicola d'azione i diversi macho-men castiga-cattivi destinati a spopolare sul grande schermo dopo l'uscita di Rambo (1982) e seguiti.
Un desiderio proibito che, seppur con notevole ritardo, ma sull'onda della nostalgia, è stato esaudito proprio dal John Rambo della celluloide Sylvester Stallone, il quale, ispirandosi a vecchi classici del calibro di Quella sporca dozzina (1967) di Robert Aldrich e I mastini della guerra (1980) di John Irvin, ha provveduto a radunare nel suo I mercenari (2010), accanto a se stesso e al wrestler Randy Couture, il Dolph Lundgren con cui si scontrò in Rocky IV (1985), il Jason Statham della trilogia Transporter, il Terry Crews visto in White chicks (2004), il Jet Li di Romeo deve morire (2000) e Mickey Rourke.
Tutti impegnati a porre fine all'operato di un dittatore assassino sul popolo dell'isola di Vilena, mentre, in una breve apparizione, venivano coinvolti anche Arnold Schwarzenegger e Bruce Willis.

Sly su Schwarzy

Sebbene i nostri personaggi siano arcinemici, quando la posta in gioco è abbastanza alta noi siamo anche compatrioti. Questa volta Trench è tutto per noi! L’ultima volta è stata solo un’apparizione. Qui il ruolo di Arnold è ampliato e rimpolpato e questa sarà la prima volta in cui noi siamo veramente insieme, cosa che non abbiamo mai fatto prima nelle nostre intere carriere. E quando la gente ci vedrà, capirà che è valsa la pena aspettare. I nostri stili sono completamente diversi e questo rende bene il contrasto. Arnold ha un modo differente di avvicinarsi a un ruolo. Certamente differente dal mio, ma entrambi arriviamo allo stesso scopo: intrattenere il pubblico.

West side... second story

Gli stessi Schwarzenegger e Willis che, fuori Rourke, ricoprono un ruolo più ampio in questo secondo episodio, nel quale Sly torna a vestire i panni del coraggioso e saggio Barney Ross, a capo della banda di individui che vivono ai margini della società uniti da un forte legame, lasciando però il timone di regia a Simon West, autore di Con Air (1997) e Professione assassino-The mechanic (2011), sempre interpretato dal citato Statham.
Secondo episodio che include nel cast anche la Yu Nan di Speed racer (2008) e il Liam Hemsworth di Hunger games (2012), tirando in ballo, inoltre, il mitico Jean-Claude Van Damme nelle insolite vesti di villain; contro il quale il gruppo si scaglia assetato di vendetta dopo che ne ha brutalmente e freddamente ucciso uno dei componenti.
Destinati a vedersela anche con cinque tonnellate di plutonio altamente distruttivo, ovvero una quantità molto più che sufficiente a cambiare l'equilibrio di potere nel mondo.

Chuck e azione!

Come già precedentemente annunciato, però, nella parte di un personaggio che omaggia il suo John T. Brooker incarnato in Commando Black tigers (1978) di Ted Post, troviamo anche il veterano Chuck Norris nel corso dell'oltre ora e quaranta di visione che, senza perdere tempo, apre con un lungo e coinvolgentissimo prologo volto a mostrare la squadra immediatamente alle prese con esplosioni, sanguinolente deflagrazioni, scontri corpo a corpo, inseguimenti in acqua, in aria e sulla terraferma.
Lungo e coinvolgentissimo prologo dopo cui viene privilegiata una "tranquilla" fase d'attesa nei confronti del movimentato secondo tempo della pellicola; infarcita con memorabili sequenze come quella della sparatoria sulle note di Rip it up di Little Richard o l'altra, ambientata in aeroporto, che vale da sola la visione.
Ma, tra un Van Damme con tatuata sul collo una testa di capra, ovvero l'animale di Satana, e Scott Adkins - già al suo fianco in Assassination games (2011) - presente tra i cattivi, se questo numero due sembra riuscire a risultare più convincente del non disprezzabile capostipite lo si deve in particolar modo alla sapiente gestione dell'ironia.
Merito, forse, del fatto che sia Richard Wenk - autore del sottovalutato horror con spruzzate umoristiche Vamp (1986) - a firmare insieme a Stallone una sceneggiatura capace di giocare con il citazionismo e l'auto-presa in giro; introducendo Norris tramite lo storico tema morriconiano de Il buono, il brutto, il cattivo (1966) e permettendo addirittura a Schwarzenegger e Willis di sfoderare le loro "Torno subito" e "Hippie kay yey", provenienti dalle serie di Terminator e Die hard.
Quindi, il divertimento non manca davvero e West gestisce a dovere il ritmo narrativo confezionando, con ogni probabilità, uno dei suoi prodotti più riusciti... anche se ci si chiede per quale motivo Jet Li vi prenda questa volta parte soltanto per una manciata di minuti.

I Mercenari 2 Pur senza spingere a gridare al miracolo, I mercenari (2010) di Sylvester Stallone, radunando vecchie e nuove facce del cinema d’azione più macho, riuscì a divertire a sufficienza, presentandosi nelle vesti di prodotto atto a riportare davanti agli occhi dello spettatore d’inizio XXI secolo quegli eroi dispensatori di “sana” giustizia liberatoria e senza i quali, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, si è sentito molto più solo e abbandonato. Questo secondo capitolo, diretto dal Simon West cui dobbiamo Lara Croft: Tomb raider (2001) e Chiamata da uno sconosciuto (2006), rimpolpa la dose aggiungendo al già ricco cast Jean-Claude Van Damme, Liam Emsworth, Yu Nan e Chuck Norris; oltre a coinvolgere maggiormente Arnold Schwarzenegger e Bruce Willis, presenti nel capostipite in un piccolo ruolo non accreditato. E bisogna dire che il risultato finale convince decisamente di più, per merito non solo delle memorabili sequenze d’azione, ma anche del giusto sfruttamento di quell’umorismo che impreziosì proprio i classici del machismo reaganiano cui la serie I mercenari rende omaggio. Perché, come l’esperto maneggiatore di pugnali Jason Statham afferma nel corso dei circa 102 minuti di visione: “Non si batte il classico”.

7

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