Recensione I due Presidenti

L'amicizia tra Clinton e Blair in un film di origine televisiva

Recensione I due Presidenti
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Tempo di ritorni. Per l'apprezzato sceneggiatore Peter Morgan, che lavora ancora con Martin Sheen dopo The Deal, The Queen - La regina, Frost / Nixon e Il maledetto United. E anche per Martin Sheen, che veste per la terza volta i panni del premier inglese, a completare quella sorta di trilogia nata dalla mente di Morgan. E' incredibile come una pellicola con tali credenziali, sulla carta, sia uscita Oltreoceano direttamente per il mercato televisivo, segno che il piccolo schermo d'Oltreoceano è forse ancor più vivo del fratello maggiore. Non del tutto scevra da logiche commerciali la scelta di Medusa di portare I due presidenti direttamente nelle sale italiane, forse speranzosa che il pubblico nostrano e i recenti scandali politici (anche se le rivelazioni di Wikileaks sono assai più recenti dell'annuncio della distribuzione) possano portare un discreto risultato al botteghino.

Le logiche della politica

Nel 1996 i rapporti tra Stati Uniti e Inghilterra si fanno più che solidi, grazie alla sincera amicizia che sembra legare Bill Clinton (Dennis Quaid) e Tony Blair (Martin Sheen). Quando tutto sembra andare per il meglio però il presidente americano viene coinvolto nello scandalo Lewinski, che comincia a mandare a rotoli la sua carriera politica, che avrà poi la sua completa disfatta nella strategia da adottare sulla guerra del Kosovo, dove invece Blair avrà un consenso pressochè unanime, mettendo in secondo piano l'inquilino della Casa Bianca. Questo inevitabilmente creerà delle crepe nel loro rapporto.

Impeachment cinematografico

Il film analizza con una certa, presunta, veridicità il rapporto tra l'allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e l'emergente Tony Blair con molta attenzione ai dettagli, e uno stile sobrio ed edulcorato da qualsiasi velleità autoriale. Come nel caso di molti dei film che indagano su fatti politici di più o meno rilevanza nazionale, l'occhio con cui il regista Richard Loncraine (apprezzato autore tra l'altro della versione fantastorica di Riccardo III) mantiene con un certo distacco dalla vicenda, non disdegnando però un attenzione particolare ai suoi due protagonisti principali, il cui legame appare più forte di quanto si potesse sospettare. Merito sicuramente anche delle ottime interpretazioni di Dennis Quaid e Martin Sheen. Il primo, lontano da diverso tempo da un ruolo di un certo spessore, pur non raggiungendo quanto dovuto la somiglianza fisica col vero Clinton, riesce a tratteggiare con piccoli tocchi una figura complessa e di non facile lettura. Sheen ormai è un habituè di Blair, e sia dal punto di vista fisionomico che nei comportamenti ricorda a più riprese il leader laburista, replicando le già ottime prove del passato. La relazione speciale del titolo originale tra i due protagonisti è quella particolare rete di contatti che lega i presidenti di due stati tra di loro, semplificando passaggi burocratici e quant'altro possa essere di intoppo a una associazione collaborativa. Ed è qui che il film di Loncraine, attorialmente e registicamente di buon livello, perde se stesso in una visione troppo didascalica degli eventi, senza sobbalzi emotivi e/o emozionali degni di nota e uno svolgimento lineare che impedisce di venire realmente coinvolti. Un esercizio di stile, senza dubbio di gran classe, ma che ha più il sapore di un'occasione mancata e al di sotto delle aspettative. Gli avvenimenti nazionali che hanno luogo durante i rispettivi mandati vengono per lo più narrati attraverso filmati di repertorio (escluso lo scandalo Lewinski, raccontato con una certa abilità) che sembrano avere un semplice scopo di continuità, tale è il loro scarso impatto sulle logiche cinematografiche seguenti, se non quello di insinuare qualche melodia drammatica nella, spesso labile, colonna sonora. Nemmeno quel leggero brio dato dalle due consorti di questi uomini di potere, interpretate dalle brave Hope Davis e Helen McCrory (per la seconda volta nei panni della signora Blair), riesce a infondere quel pò di pepe che forse si sentiva necessario per conquistare ampie platee. L'origine televisiva, ahimè, si vede tutta nell'impostazione da tv-movie che ha ben pochi momenti degni di nota.

I due Presidenti Un bravo Dennis Quaid e un sempre ottimo Martin Sheen non bastano a salvare un film di chiara origine televisiva (e che infatti in America ha usato tale mezzo di diffusione) che passato sull'etere ha comunque un suo senso e una ragion d'essere, assenti nella scelta di distribuirlo nei cinema italiani, quando pellicole assai più meritevoli e nate per il grande schermo rimangono dimenticate nel cassetto, spesso senza mai uscirne. Lontana anni luce dalla perfezione stilistica ed emotiva di Frost / Nixon o The Queen - La regina, questa volta la sceneggiatura di Peter Morgan non convince del tutto: che sia sua o meno la colpa, questo è tutto da chiarire.

5

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