Recensione I colori della passione

Una coraggiosa opera sperimentale che trasforma la pittura in grande cinema

Recensione I colori della passione
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1564. Il pittore Pieter Bruegel il Vecchio (Rutger Hauer) completa uno dei suoi quadri più famosi, La salita al Calvario, nella quale rappresenta la crocifissione di Cristo riadattandola al suo periodo storico, con un'ambientazione nelle Fiandre ai tempi del dominio spagnolo. La dura repressione religiosa imposta da Filippo II si riflette sulla vita dell'intera comunità, osservata qui nei piccoli istanti di una quotidianità turbata dagli eventi.Spesso gli artisti del passato sono oggetto di rivisitazioni cinematografiche, a volte con riuscite trasposizioni in grado di unire storia e spettacolo, altre incacaci di leggere a fondo nell'anima dell'uomo dietro il mito. Il regista polacco Lech Majewski, conosciuto dai più strenui amanti del cinema d'autore e vincitore di molti premi per le sue opere passate, sceglie però un'altra via per raccontarci una figura importante nel campo pittorico come Peter Bruegel, definito da molti critici come "il pittore dei contadini". Si stacca infatti dalla classica struttura narrativa della biografia per raccontare la genesi di una delle sue opere più importanti, in una maniera sperimentale ma ricca di un grande fascino visivo.

Immagine in emozione

Sin dai primi istanti si comprende di assistere a un film particolare: osservare il protagonista immerso letteralmente, con altri figuranti, all'interno del suo stesso dipinto è un'immagine che è ricca di un immenso magnetismo, che non si spegne con essa ma continua per tutta la visione, con il suo apice nell'intenso e immaginifico finale. La storia si dipana nel racconto di piccoli gesti di persone comuni, da un semplice ballo improvvisato al risveglio all'alba di una famiglia numerosa. Importantissima diventa quindi la fotografia, che gioca le sue carte migliori sul contrasto cromatico che si crea in questi veri e propri "quadri in movimento", la cui immensità visionaria è ampliata da lunghi piani sequenza. Majewski ha studiato alla perfezione le inquadrature, sempre suggestive e in grado di immergere appieno nelle atmosfere plumbee, quasi sognanti del racconto, che ben presto tende a una maestosa tragicità, emozionando soltanto con l'uso dell'immagine. I dialoghi stessi sono limitati al minimo, e vengono pronunciati soltanto dai tre protagonisti principali, lo stesso Bruegel, un nobile suo amico e la madre di un prigioniero prossimo alla crocifissione. Nonostante interpretazioni apparentemente passive, visto che questi si limitano a osservare il mondo circostante, traspare da esse grande intensità, merito sicuramente dei tre grandi interpreti chiamati dal regista: e se Rutger Hauer e Michael York si dimostrano invisibilmente perfetti, la novella Maria di Charlotte Rampling vale da sola il prezzo della visione. I colori della passione è un'opera meditativa, giocata su tempi lunghi e infiniti silenzi, sulla sontuosità dei paesaggi, ibridi tra realtà e disegno, e sull'importanza del rapporto tra la vita e la morte, mai così legati soprattutto in un mondo cupo e dominato dalle ingiustizie. Un mondo sconosciuto nella sua più reale essenza, qui rappresentata con una crudeltà poetica toccante e spaventosa al contempo.

I colori della passione Pittura e Cinema in un'estasi visiva e contemplativa di magnetica bellezza. Rutger Hauer, Michael York e una sublime Charlotte Rampling osservano le bassezze e le crudeltà di un tempo e di un mondo lontani, in cui la persecuzione religiosa dominava sulla vita e la morte degli uomini. Come a creare ogni volta un piccolo quadro in movimento, la regia di Majewki regala sequenze suggestive e intense, in grado di rimanere impresse proprio come le opere stesse di Pieter Bruegel il Vecchio.

8

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