Recensione I Cavalieri dello Zodiaco: La Leggenda del Grande Tempio

I Santi di Athena tornano in grande stile con un reboot cinematografico divertente ma controverso

Recensione I Cavalieri dello Zodiaco: La Leggenda del Grande Tempio
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Fin dai tempi del mito, I Cavalieri dello Zodiaco sono i difensori della pace e della giustizia, guidati dalla benevolenza della suprema Athena. Ai giorni nostri la dea si è reincarnata nella giovane Lady Isabel, ancora ignara del potere e della responsabilità che comportano il suo ruolo. La ragazza, poco più che una scolaretta di buona famiglia, dovrà tuttavia ben presto fronteggiare una minaccia assai più grande di lei: i sicari inviati dal Grande Tempio. A soccorrerla, ad ogni modo, interverranno cinque Cavalieri di Bronzo, protettori consacrati dalle straordinarie abilità marziali: Pegasus, Cavaliere del Pegaso; Sirio, Cavaliere del Dragone; Crystal, Cavaliere del Cigno; Phoenix, Cavaliere della Fenice; e Andromeda, Cavaliere dell'omonima costellazione. La loro missione li spingerà fino alle Dodici Case, dimora dei mitici e potentissimi Cavalieri d'Oro, dove con valore e coraggio dovranno avvalorare, davanti al Grande Sacerdote, la tesi secondo cui Isabel non è un'impostora ma la legittima depositaria del lascito di Athena.

Pegasus Fantasy

A trent'anni dall'uscita della serie originale e giusto in tempo per i festeggiamenti relativi ai quarant'anni di carriera dell'autore Masami Kurumada, Toei Animation sforna una nuova versione cinematografica de Saint Seiya, nel nostro paese largamente conosciuto come I Cavalieri dello Zodiaco, saga da sempre tra le più storicamente popolari, grazie alla serie animata prima (trasmessa a più riprese dalle tv private, dall'indimenticata Odeon tv a Italia 1) e al manga, tra i primi shonen ad arrivare nel nostro paese grazie alla fu Granata Press. Diverso tempo prima del boom di Dragon Ball e con un'afflato un po' più “commerciale”, semplice e alla portata di tutti rispetto a Ken il Guerriero (nonostante l'adattamento nostrano rendesse i dialoghi ben più aulici di quanto non fossero in origine) le avventure dei Santi di Athena hanno creato schiere di seguaci per almeno due generazioni, e sono pronte a crearne di nuove con questo reboot cinematografico, che prende ispirazione in gran parte dalla serie classica ma anche da spin-off e versioni alternative successive (Saint Seiya Omega, su tutte) non avendo tuttavia remora alcuna a distaccarsi in più punti in maniera anche brutale.

Son semplici ragazzi, ma il Destino ne farà degli eroi

Non è difatti la discreta fattura in CGI a stupire (è un trattamento che è stato riservato a diverse altre saghe storiche, come abbiamo visto nel 2014, ad esempio, con Captain Harlock e Doraemon), o il look decisamente aggiornato del character e dell'armor design, quanto la distanza, la voglia di differenziarsi dal passato, di alcune scelte di sceneggiatura. Il grande afflato greco-romano che si respirava nella serie originale (pur con qualche concessione ad altre tradizioni mitologiche estremo orientali o nordiche) è qui quasi del tutto assente, mostrando più che altro un pot-purri di genere fantastico che ricorda molto più un Final Fantasy random che la saga principe di Kurumada. Non che sia un difetto in sé, ma è bene che chi si avvicina all'opera sia ben consapevole, prima ancora della visione, che La Leggenda del Grande Tempio non è una vera e propria operazione nostalgia (per quanto in Italia la si voglia spingere in questo modo) ma un vero re-imagineering dell'universo di Saint Seiya, che non coinvolge, inoltre, solo il look del tutto ma anche la psicologia dei personaggi in gioco. Di base tutto è come lo ricordiamo, con cinque bishonen contrapposti a una sequela di avversari molto più grandi e forti di loro (e dalla marcatissima “aria da bad boy”, date le acconciature, le barbette e addirittura i piercing sfoggiati da molti Gold Saint) e Lady Isabel a fare da ago della bilancia. Tuttavia, alcuni personaggi deviano dal loro percorso classico verso nuove parabole, spiazzando a più riprese gli spettatori abituati alla serie originale. I cambiamenti, tuttavia, non sono malvagi ma, anzi, accurati e studiati, per quanto opinabili. Isabel, ad esempio, è molto meno altezzosa e “damsel in distress” che in passato, mentre Pegasus è molto più ridanciano e “caciarone”.

Stringono nell'anima tutta la forza del Cosmo che ardere li fa

Il film non si perde molto in chiacchiere e, al di là di alcuni siparietti comici, volano parecchie mazzate, anche piuttosto gratuite, come da tradizione del genere, e gli spiegoni sono ridottissimi. Pure troppo: il background di molti personaggi è appena accennato, destinato (si spera) ad essere esplorato negli eventuali sequel. Il tutto si sussegue velocissimo e in maniera assai pirotecnica, e dopo lo straniamento iniziale sono solo due le reazioni possibili: ci si stravacca sulla poltrona del cinema e lo si gode per quello che è (un divertente omaggio volutamente lontano dalla tradizione della saga) o si comincia a fare le pulci ad un'operazione commerciale che potrebbe dar fastidio ai puristi “vecchia scuola”. L'effetto straniante, nella versione italiana, è ulteriormente potenziato dalla discutibile scelta di realizzare un doppiaggio filo-storico, affidandosi all'esperienza dei capacissimi doppiatori italiani “storici” e ad un adattamento di dialoghi e nomi fedele a quello classico che abbiamo visto in tv da piccoli. E se le voci di doppiatori certo non più tredicenni da un pezzo non stonano come previsto (ma risultano anzi avvincenti) e l'adattamento pone un freno al linguaggio aulico per non risultare eccessivamente fuori luogo, la costruzione di un posticcio effetto-nostalgia su di un'opera destinata invece alle nuove generazioni è un punto a sfavore dell'edizione italiana.

I Cavalieri dello Zodiaco: La Leggenda del Grande Tempio I Cavalieri dello Zodiaco - La Leggenda del Grande Tempio è un film che divide. Come film in sé, visto senza pensare al retaggio che si porta dietro, è divertente, spettacolare, coloratissimo, e soprattutto coraggioso, seppur fin troppo dedito al fan service, per quanto studiato ad arte, e assai frettoloso nel voler riassumere l'intera prima saga in appena un'ora e mezzo. Gli spettatori più grandicelli, tuttavia, siano ben consci che qui si riparte daccapo, pur rinarrando la stessa storia, e le differenze ci sono, sono volute e notevoli. L'adattamento italiano sfrutta ottime voci, infilate tuttavia in un contesto distorto, volto a far passare il film come l'operazione nostalgia che non è e non vuole essere, nonostante quel che vogliono far intendere i trailer. Noi ci siamo divertiti moltissimo, ma i puristi, in gran parte, non apprezzeranno.

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