Recensione Houdini - L'ultimo mago

Quando la magia non incanta

Recensione Houdini - L'ultimo mago
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Comparso per magia...

Se c'è un modo per tornare indietro io lo troverò.Rimasto in naftalina sul mercato italiano per due anni, evitando poco furbescamente di sfruttare l'onda "magica" di The prestige e The illusionist, giunge anche in Italia l'ultimo film dedicato al mago dei maghi, a quel Mr. Houdini omaggiato dal cinema in svariate occasioni. Questa volta la regia è affidata a mano femminile, e si vede per la scelta di optare per una connotazione drammatica a discapito di quella spettacolare che si sarebbe potuta aspettare, ed enfatizzata all'eccesso anche dai recenti trailer di lancio. La concessione alla "magia" cinematografica che un tale soggetto avrebbe potuto rendere è infatti ridotta al minimo indispensabile, e Gillian Armstrong sceglie di puntare la camera sull'uomo e non sul Mito. Decisione senza dubbio coraggiosa, anticommerciale nonostante il cast di prim'ordine che vede Guy Pearce nei panni di Houdini e Catherine Zeta - Jones in quelli dell'amata - odiata nemesi femminile. Troviamo il celeberrimo illusionista all'apice della sua carriera, nel periodo che precedette la sua sfortunata morte. Nel 1926, in un lungo tour europeo Harry Houdini (Guy Pearce) fa tappa ad Edimburgo, dove conosce la bella, ma povera Mary McGarvie (Catherine Zeta Jones) e sua figlia Benji (Saoirse Ronan). Lo scopo della donna è però quello di ingannare il mago, alla ricerca di un medium per entrare in contatto con la madre defunta. Infatti l'uomo è ossessionato dalla scomparsa della genitrice, perita in solitudine mentre lui era impegnato in uno dei suoi numerosi show. Da sempre invaso dal rimorso, si mette così alla ricerca di una persona che riesca a parlare con lei. Mary però cerca con astuzia di carpire i suoi segreti per ottenere una cospicua ricompensa, senza esser in possesso in realtà dei "poteri" dichiarati. Aiutata e osteggiata dall'agente di Houdini, il simpatico e astuto Sugarman (Timothy Spall), finisce però per innamorarsi di Harry e complica inevitabilmente il suo piano. Solo un'inaspettato colpo di scena finirà per risolvere nel migliore (salvo drammatico epilogo) dei modi la situazione.

...ma la magia dov'è?

Brio e ritmo risultano totalmente assenti. Nonostante l'impeccabile ricostruzione storica, la folgorante fotografia e la ricercatezza dei costumi, il film pecca di tensione eccedendo sul versante intimista e sul rapporto contrastato tra i due protagonisti. Segreti da nascondere, verità tragiche che riaffiorano non bastano a mantenere acceso l'interesse dello spettatore, e la noia è un leit motiv che accompagna inesorabilmente i novanta minuti di pellicola. Il problema è proprio la concentrazione esasperata sul lato drammatico, laddove per il resto succede poco o nulla nell'evolversi della trama se non un continuo sfarfallio di moine, pianti e lacrime versate a un passato tragico e un futuro incerto. Ed è un peccato, perchè nei rari momenti in cui si gioca sul lato spettacolare, con alcune mirabolanti imprese del famoso illusionista, si intravede cosa sarebbe potuto diventare il film. Così restando ci si deve "accontentare" del gioco delle parti, di tranelli amorosi che si spengono ben presto nel nulla, figli di una regia totalmente scevra di visione d'insieme e incapace di emozionare se non per brevi, fugaci, istanti. A evitare il naufragio completo rimangono le interpretazioni degli attori, con un Guy Pearce ignobilmente poco sfruttato dal grande cinema, che mostra ancora una volta le sue grandi capacità, dipingendo un Houdini umano e mortale, smitizzando la sua aura divina. Bravo anche Spall, volto ben noto agli appassionati della Settima Arte, mentre la Zeta - Jones svolge il suo compito sindacale, senza deludere, ma nemmeno entusiasmare. La vera sorpresa dal punto di vista del cast è la giovane Saoirse Ronan, forse l'autentica protagonista, voce narrante nonchè centro focale di tutta la vicenda e chiave di volta per la risoluzione della storia. La magia mostrata in questa "biografia" molto romanzata di Houdini non è quella dei trucchi, dell'emozione visiva atta a rendere la vita un'incognita, ma quella dell'amore, capace di superare difficoltà insormontabili, di cancellare malignità e nefandezze dai cuori e di aprire nuove porte alla felicità dell'esistenza. La realizzazione incolore ha però affossato questo lavoro in un mare di banalità e stereotipi, laddove le poche luci che emergono non riescono a emergere nel buio più fitto. Houdini - L'ultimo mago non è degno del personaggio che rappresenta, meritevole di ben altri omaggi.

Houdini - L'ultimo mago Chissà se Houdini si sta rivoltando nella tomba, o se magari grazie alla sua magia riemergerà dalle viscere dell'Ade per reclamare un'opera degna del suo nome. Il fatto è che quest'ultimo film a lui dedicato è debole e inconsistene, e si salva dal disastro totale solo grazie a flebili bagliori di luce, su tutti l'ottima prova della giovane Saoirse Ronan. Il resto è un lavoro figlio di una concezione astratta, quasi superflua e fin troppo banale sui risvolti dell'amore. Non ce ne voglia il gentilsesso, ma un uomo di tale carisma avrebbe avuto sicuramente miglior fortuna in mani maschili.

5

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