Recensione Hotel Transylvania

Dove i mostri si nascondono dagli umani.

Recensione Hotel Transylvania
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Vampiri, vampiri e ancora vampiri. Da quando non vedete un film dedicato alle creature della notte più celebri della storia? E se il pensiero va immediatamente a strane creature molto umane e teenager che tendono a brillare sotto la luce del sole, tranquilli, non siete malati, semplicemente tormentati dal contemporaneo. Ma, seppur non evitandoli completamente, non è di loro che stiamo parlando. Pensate a qualcosa di un po' più classico, alla Bela Lugosi per intenderci, passateci una mano di colore in GC ed estremizzate le forme: ecco, ora il vostro cervello è settato su Hotel Transylvania, nuovo progetto d'animazione Sony Pictures Animation diretto da Genndy Tartakovsky, al suo esordio nella regia di un lungometraggio. E così l'animazione si sposta nelle terre costantemente annebbiate della Romania, dove, all'interno di un poderoso castello, tutti i più famosi mostri della storia del cinema e della letteratura internazionale si nascondono dagli umani. Attenzione quindi mentre vi accingete a varcare le soglie dell'Hotel gestito da Dracula, potrebbe non essere felicissimo di vedervi.

Ritratto di famiglia

Dracula (in originale Adam Sandler, da noi doppiato da Claudio Bisio) è un padre apprensivo ed amorevole come tutti gli altri. Dopo la perdita di sua moglie, la piccola Mavis (Selena Gomez/Cristina Capotondi) è diventata tutto il suo mondo. Farebbe qualsiasi cosa per tenerla lontana dal pericolo, rappresentato soprattutto dal mondo degli umani, quegli strani esseri che tanto hanno dato loro la caccia in passato costringendo tutti i mostri a una vita da reclusi. Ma Mavis ha ormai 118 anni, anzi è proprio il suo compleanno, e ha voglia di girare il mondo, conoscere posti e gente nuova, essere finalmente libera. Peccato che, nonostante tutti i bei discorsi e le promesse fatte nel corso degli anni, questa cosa a Dracula non vada proprio bene. E se dovesse incrociare un umano? No, no e assolutamente no. E se un umano, nel bel mezzo dei festeggiamenti del suo compleanno e con l'hotel pieno di mostri amici e parenti, dovesse eludere tutte le misure di sicurezza e mettere piede nella hall? Ecco, questa forse sarebbe una vera tragedia. Ma per chi? Per Dracula o per il povero malcapitato Jonathan?

Vampiri o umani?

I protagonisti saranno anche dei mostri, e non per razzismo (o mostrismo) ma proprio per definizione: Dracula, Frankenstein, Wayne il lupo mannaro, Griffin l'uomo invisibile, Murray la mummia e tanti altri, ma alla fine dei conti Hotel Transylvania è una commedia sulla famiglia come tante. Le caratteristiche fisiche e letterarie dei personaggi sono sfruttate per estremizzare al massimo i comportamenti, portandoli a un livello comico facilmente percepibile da ogni tipo di pubblico e quasi sempre apprezzabile, ma non intaccano minimamente il processo narrativo. Dracula è un padre apprensivo, protettivo e capace di fare qualsiasi cosa per la sua unica figlia, così come Mavis è un'adolescente un po' viziata che non vede l'ora di spezzare i legami famigliari e divenire autonoma. Per non parlare della combriccola sparsa di mostri: commercialisti e padri di famiglia che sognano ancora i tempi di quando suonavano in una rock band. Che differenza fa che siano delle mummie, degli scheletri o un leggendario mostro che, terrorizzato dagli aerei (e dal fuoco), approfitta del suo essere componibile per fare i suoi viaggi imballato in un pacco postale? È proprio la sua normalità, la sua storia semplice e in cui chiunque può riconoscere il se stesso del passato e del futuro, uno dei punti vincenti del lavoro svolto da Genny Tartakovsky, insieme agli sceneggiatori Peter Baynham e Robert Smigel, con Hotel Transylvania.
Perché allora scegliere dei mostri per raccontare una storia così vividamente umana? La risposta è ovvia dopo i primi minuti di pellicola, quando i personaggi si presentano nelle loro versioni esteticamente caricaturali, estremizzate nei tratti caratteriali e visivi. Tutti possono essere dei padri protettivi, ma se sei Dracula la cosa si fa più esagerata. E ridicola. Soprattutto perché la forza, la predominanza, il carisma, la natura dominante e tutte quelle peculiarità che da sempre lo rendono il leader dei mostri, fanno si che Dracula sia anche un perfetto, accomodante e apprensivo, manager d'hotel. Modi impensabili di concepire la psicologia di personaggi cult che, invece che scontrarsi, si amalgamano perfettamente creando situazioni comiche irresistibili, che strizzano costantemente l'occhio all'iconografia dei monster movie del passato e a qualche sbrilluccicante accenno contemporaneo. Uno scontro che sembra essere una costante nella produzione del film, riproponendosi anche nell'accostamento stilistico di personaggi e ambientazione: mentre i primi tendono a mantenere un aspetto quasi grottesco, stilizzato, fatto di morbidi e ingombranti poligoni dalle linee nette, i secondi si perdono nella maestosità di ambienti dalle verticalità gotiche, multimateriali e quasi tattili (almeno al confronto). Si crea così un piacevole dinamismo all'interno di costruzioni di per sé statiche, che riecheggia lo scontro di due (o più) mondi che porta avanti la storia del film.

Hotel Transylvania Hotel Transylvania si presenta come un progetto trasversale, studiato per intrattenere un pubblico adolescenziale/infantile ma capace di divertire anche i più grandi, purché ci si avvicini al progetto senza altisonanti pretese. Ricco di umorismo semplice e riferimenti palesi e visivi a storie e leggende del passato, regala un tipo di intrattenimento basico senza però diventare sciocco, che non richiede articolati viaggi cerebrali e, come direbbe uno dei suoi protagonisti, "segue il flusso".

7.5

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