Recensione Home - A Casa

Divertente, emozionante ed assolutamente adorabile: da non perdere!

Recensione Home - A Casa
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Ci sono film che, nonostante le più buone premesse produttive, si presentano un po’ sottotono. Leggi le interviste, ti incuriosisci alle prime presentazioni, aspetti con ansia il trailer e un po’ sorridi guardandolo; ma niente di più. Entri nella sala cinematografica senza troppe pretese e ne esci assolutamente e completamente deliziata. È quello che è successo con Home - A Casa, nuovo progetto d’animazione DreamWorks diretto da Tim Johnson (regista di Z la formica e produttore esecutivo di Dragon Trainer), che lo definisce come “la prima avventura post-apocalittica d’animazione su un’amicizia itinerante e un’invasione aliena”. No, niente di oscuro, terribile e dalle profonde ombre cupe, almeno non a livello visivo. Dopotutto Home - A Casa è un film ideato per un target ben definito, quello dei giovani spettatori dalla mente sempre attiva e ricettiva agli stimoli cromatici e musicali, che si lasciano trascinare con semplicità in una narrazione più grande di loro, universale e capace di commuovere anche i più grandi. E così, delle aspettative non troppo alte si trasformano in una immensa soddisfazione, davanti alla perfetta narrazione dell’improbabile amicizia tra Oh e Tip. Ma... perché il protagonista si chiama Oh?

Ohhhhhhh

Ecco... Oh (Jim Parsons) è un Boov, una strana razza aliena caratterizzata da una intelligenza collettiva, estimatrice del conformismo e convinta che la vera felicità sia raggiungibile attraverso la salutare soppressione dell’individualità. I Boov se ne stanno praticamente sempre per i fatti loro e svolgono il proprio lavoro senza stringere relazioni interpersonali tra loro. Oh è diverso, cerca sempre di fare amicizia, aiutare gli altri, organizzare qualcosa fuori dal comune, finendo miseramente per combinare qualche guaio. Per questo ogni Boov, quando lo vede, esprime tristemente: “Ohhhhhh”. “Oh non è fatto per essere un buon Boov. Questi alieni si ingnorano reciprocamente e non hanno amici, né conoscenti, né famiglia. Ma Oh desidera ardentemente tutte queste cose, desidera avere dei legami in un mondo che non vi attribuisce alcun valore”. Continuamente inseguiti dai Gorg, i Boov sono alla ricerca di un Pianeta dove rifugiarsi e vivere tranquilli. È Smek (Steve Martin), il loro leggendario capo, a trovare il luogo adatto: la Terra, nella Via Lattea. I Gorg sono infatti intolleranti al lattosio, quindi non avrebbero mai pensato di andare a cercare lì i Boov... almeno fino a quando Oh non spedisce l’invito per la festa di inaugurazione del suo appartamento a tutti, davvero tutti, l’intera galassia, Gorg compresi! Così Oh si ritrova a fare coppia con Tip (Rihanna), unica ragazzina ad essere sfuggita al trasferimento di massa della razza umana organizzato dagli alieni nel momento dell’invasione. Sono rimasti solo lei, il suo gatto Pig e l'automobile con la quale la ragazza spera di raggiungere sua mamma, non appena avrà scoperto dove la tengono nascosta i Boov.

Esplosione sensoriale

Fin dall’inizio Home - A Casa si presenza come uno psichedelico mix di forme e colori, tonalità sature e geometrie semplici che catturano l’attenzione dello sguardo e conferiscono un tono leggero e infantile alla narrazione. Ma tutto quello che si vede sullo schermo non è casuale e moltissima importanza viene data alle forme e ai colori, utilizzati fortemente come mezzi espressivi e comunicativi. I Boov, per esempio, hanno una particolare energia emotiva a colori, che riflette in modo lampante l’umore e gli stati d’animo. Il giallo indica la paura, il rosso segnala la rabbia, il blu manifesta la tristezza. Hanno una forma arrotondata e tutta la loro tecnologia si basa sulle bolle di sapone: nel loro mondo tutto è sferico o rotondo, per questo i loro nemici, i Gorg, sono caratterizzati dai triangoli, mentre i terrestri dalle forme squadrate delle case, delle auto e di molti altri oggetti del mondo umano. Tim Johnson stabilisce così un primo livello narrativo della storia, che si avvale semplicemente della potenza dell’immagine per comunicare pienamente con il suo pubblico... attraverso una resa digitale impeccabile.
Home - A Casa, infatti, si avvale della nuova piattaforma di proprietà DreamWorks chiamata Apollo, utilizzata per la prima volta nella realizzazione di Dragon Trainer 2. In pratica, Apollo è dotato di due componenti software principali, Premo e Torch. Premo è lo strumento per l’animazione, che permette agli artisti di lavorare con i personaggi ad alta risoluzione in tempo reale, direttamente sui loro tablet, potendoli manipolare con grande libertà, senza doversi preoccupare troppo di curve e fogli di calcolo. Torch, poi, è il componente per l’illuminazione, che permette loro di creare un gran numero di immagini attraverso la manipolazione di milioni di file, prodotti da centinaia di artisti attraverso migliaia di iterazioni. Apollo rende possibile un modo di lavorare a un film animato completamente diverso dal solito, conferendo agli animatori una libertà di sperimentare ampissima e migliorando, di conseguenza, anche la capacità comunicativa del character design.
Trattandosi poi di un progetto con la collaborazione di Rihanna, che in originale doppia il personaggio di Tip, Home - A Casa non può non avere anche una forte componente musicale. Oltre ad aver dato voce alla protagonista e ad aver interpretato le principali canzoni del film, la cantante ha dato un importante contributo a tutta la colonna sonora in cui, accanto al più tradizionale tema musicale del film, spiccano canzoni sue e di altri artisti contemporanei, che creano un mix interessante, allo stesso tempo coinvolgente e divertente.
Tutto questo per dire che Home - A Casa, senza essere passati ad analizzare la storia, è già, solo dalla sua impostazione concettuale, un film altamente comunicativo, in grado di avvolgere lo spettatore completamente, stimolandone i sensi su molteplici livelli.

Casa...

Chi, nella propria vita, non si è mai sentito fuori luogo? Talmente diverso dagli altri da divenire un emarginato? Oh e Tip sono due personaggi estremamente intelligenti, emotivi ed empatici, eppure non riescono per niente a inserirsi nella società di cui fanno parte. Entrambi, all’inizio della storia, vengono allontanati dal posto che sono abituati a chiamare casa, ma nel quale non si sentono per niente a proprio agio. Inizia così l’esplorazione da parte del film del concetto di casa, del suo vero significato, delle declinazioni che può assumere nella vita di ognuno di noi. Per Home - A Casa il tessuto connettivo che accomuna tutte le definizioni di questo concetto è sempre legato alle emozioni. Gli stessi attori protagonisti ne danno accezioni diverse ma simili. “Casa è un luogo mentale dove ti senti a tuo agio”, confessa Steve Martin. “È ovunque mi senta al sicuro. Qualunque luogo, ovunque, che mi dia un senso di familiarità e comfort, è casa”, osserva Rihanna. “È là dove non mi sento giudicato e dove ciò che faccio non è necessariamente stupido o sbagliato”, aggiunge Jim Parsons. O, come conclude il regista: “È dove puoi essere te stesso”.
Approfittando di uno script divertente, una vera e propria avventura in giro per il mondo in compagnia di due esseri completamente diversi tra loro e, per questo, esilaranti nel loro continuo conoscersi e scontrarsi, Home - A Casa riesce a raccontare qualcosa di molto più profondo, radicato nella storia di ognuno di noi. Non importa chi sei, da dove vieni e quanti anni hai: tutti riescono a immedesimarsi nella ricerca disperata, nelle emozioni travolgenti, nella lotta continua e apparentemente senza speranza che affrontano Oh, Tip e, sostanzialmente, tutti i personaggi della storia. Il tessuto narrativo del film è fortemente concatenato, un intrecciarsi di personalità e abitudini agli antipodi, accomunati dalla stessa forza propulsiva, dallo stesso desiderio istintivo di sentirsi a casa.

Home - A Casa Home - A Casa è un film squisito, capace di far provare allo spettatore un range enorme di emozioni: divertimento, interesse, paura, disperazione, tristezza, ansia, apprensione, gioia. Non importa quanti anni abbia lo spettatore in questione, la sua semplicità narrativa, costruita attraverso una complessa architettura di elementi perfettamente incastrati tra loro, riesce a conquistarlo e farlo sentire finalmente a casa. Anche quando uno dei personaggi principali parla una lingua che non è propriamente la nostra, è di una razza diversa e ripara autovetture utilizzando granite alla frutta, il film ha la magica capacità di farti sentire a casa tua, pur trovandoti nel posto più bizzarro dell’universo: la fantasia degli animatori DreamWorks!

8.5

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