Recensione Hitchcock/Truffaut

Kent Jones e Serge Toubiana rievocano lo storico incontro fra il maestro del brivido e il co-fondatore della Nouvelle Vague in un suggestivo omaggio alla filmografia di Alfred Hitchcock.

Recensione Hitchcock/Truffaut
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Nei primi mesi del 1955, Alfred Hitchcock si reca in Francia, allo studio Saint Maurice a Joinville, per completare la post-produzione di Caccia al ladro, il film girato con Cary Grant e Grace Kelly l'estate prima in Costa Azzurra. A "bussare alla porta" del celebre regista inglese per richiedere un'intervista sono due ragazzi poco più che ventenni, redattori della rivista Cahiers du Cinéma, Claude Chabrol e François Truffaut: due ragazzi che, nell'arco di qualche anno, avrebbero dato inizio a un movimento rivoluzionario per il cinema europeo e mondiale, la Nouvelle Vague (prima Chabrol con Le Beau Serge e subito dopo Truffaut con I quattrocento colpi). E nell'agosto 1962, quando Truffaut aveva già tre lungometraggi all'attivo ed era considerato una delle nuove voci più originali della settima arte, l'autore di Jules e Jim sarebbe approdato a Hollywood per un progetto ben preciso: realizzare una lunga intervista con Alfred Hitchcock. Un'intervista della durata di otto giorni, con l'apporto della traduttrice Helen Scott, per un totale di cinquanta ore di registrazioni, confluite in seguito in un volume epocale per la storia della critica: Il cinema secondo Hitchcock.

DUE CINEASTI A CONFRONTO

Hitchcock/Truffaut, diretto da Kent Jones e firmato in collaborazione con il critico Serge Toubiana (fra i massimi esperti dell'opera di Truffaut e autore nel 2003 di un'importante biografia del regista francese), non è tanto un documentario sull'incontro fra il giovane François e il regista de La finestra sul cortile e La donna che visse due volte, quanto piuttosto un ideale ‘compendio' di quel libro che a partire dal 1966, anno della sua originaria pubblicazione, si sarebbe trasformato in un'autentica "Bibbia dei cinefili". Per la prima volta, infatti, un cineasta di fama mondiale, il più popolare della sua epoca, non soltanto si sottoponeva ad una lunga e scrupolosa indagine sul suo metodo di lavoro e sul suo rapporto con il mezzo cinematografico, ma si faceva egli stesso esegeta della propria filmografia, riflettendo sulle peculiarità del linguaggio visivo e della messa in scena; strumenti di cui gli esponenti della Nouvelle Vague, discepoli di André Bazin, avevano ribadito la piena dignità artistica, introducendo il concetto di "autore" all'interno degli studi sulla settima arte. Mediante le registrazioni vocali di Hitchcock, Truffaut e di Helen Scott, e con l'apporto di alcune fotografie scattate negli studi della Universal durante l'intervista, Kent Jones rievoca pertanto quel "faccia a faccia" che avrebbe assunto anche i contorni di un confronto generazionale fra l'allievo e il maestro: fra un talento in ascesa impegnato a sviscerare tutte le potenzialità della macchina da presa come caméra-stylo e un veterano dell'intrattenimento le cui pellicole erano assimilabili a meccanismi di infallibile precisione.

I SEGRETI DEL MAESTRO DEL BRIVIDO

Ad inframmezzare i dialoghi fra Hitchcock e Truffaut, nel film di Jones, sono i volti di alcuni fra i nomi più apprezzati del cinema contemporaneo, i quali si sono prestati a fornire un loro contributo sul valore dell'opera hitchcockiana e sulla sua intramontabile influenza: Wes Anderson, Olivier Assayas, Peter Bogdanovich, Arnaud Desplechin, David Fincher, James Gray, Kiyoshi Kurosawa, Richard Linklater, Paul Schrader e Martin Scorsese. In tal senso, Hitchcock/Truffaut si mantiene sui binari di un affettuoso omaggio al maestro del brivido e all'approccio innovativo di Truffaut, il quale ebbe il merito di abbattere definitivamente i pregiudizi su un "mestierante di Hollywood" dietro il quale si celava in realtà un artista gigantesco. E Kent Jones, fin troppo aderente alle pagine de Il cinema secondo Hitchcock, si accontenta di ripercorrerne alcune fra le sezioni più curiose e di maggior densità, con particolari focus su La donna che visse due volte, in cui la componente poetica e onirica prende il sopravvento sulla trama stessa, e Psycho, nello specifico quella mezz'ora iniziale che avrebbe disintegrato e riscritto le regole della narratologia. Il documentario non si discosta dunque dalle conversazioni già contenute nel libro di Truffaut, proponendo tuttavia come valore aggiunto la fusione fra la voce inconfondibile di Sir Alfred e le sequenze dei vari film citati, ricordandocene una volta di più l'assoluta grandezza. Mentre lo spunto più interessante, paradossalmente, è offerto da una breve nota inviata diversi anni più tardi da Hitch all'amico François: l'ultimo, commovente interrogativo di un anziano maestro al tramonto della sua carriera, pizzicato (perfino lui!) dal rimpianto di non aver sperimentato fino in fondo...

Hitchcock/Truffaut Un affascinante itinerario, per immagini e parole, attraverso alcune tappe fondamentali del cinema di Alfred Hitchcock, all'interno di un documentario che costituisce un ideale compendio a quel libro responsabile di aver influenzato drasticamente la visione critica sull'opera del maestro del brivido, portandone alla luce trucchi e segreti.

7.5

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