Recensione Hanasaku Iroha: Home Sweet Home

Dal manga al grande schermo, un racconto di formazione ambientato nelle affascinanti fonti termali giapponesi

Recensione Hanasaku Iroha: Home Sweet Home
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Originariamente, Hanasaku Iroha è un anime di 26 episodi della PA. Works prodotto per celebrare i dieci anni di attività dello studio, che ha generato un adattamento a fumetti -pubblicato sul magazine Gankan Joker della Square Enix- e un manga spin-off, Hanasaku Ironha: Green Girls Graffiti, che vede protagonista Minko Tsurugi, giovane cuoca comprimaria della serie originale.
L'ottimo successo della serie animata ha fatto si che le fonti termali Yuwaku di Kanazawa, nella provincia di Ishikawa, centrali nelle vicende, divenissero luogo di pellegrinaggio per i molti fan della serie. Prima del devastante terremoto e conseguente tsunami del 2011, tutti i nove hotel della regione erano al completo grazie agli amanti di Hanasaku Iroha, ma la catastrofe che ha colpito le coste del Giappone ha causato una terribile crisi anche in questa zona, portando molti ospiti a cancellare le loro prenotazioni. Per risollevare l'animo dei fan -e quello del turismo nella regione- la P.A. Works ha deciso di produrre un lungometraggio ispirato all'anime, che si presenta più come uno stand-alone piuttosto che un vero seguito della serie o un nuovo adattamento (ad analizzare lo svolgersi dei diversi episodi della serie il lungometraggio potrebbe posizionarsi a cavallo degli ultimi cinque). Diretto da Masahiro Ando, esperto regista e animatore che ha partecipato a produzioni come Ghost in the Shell: Stand Alone Complex, Eureka Seven, Cowboy Bebop e Jin-Roh, e scritto da Mari Okada, sceneggiatrice di Vampire Knight, Rozen Maiden, Black Butler e del recente Black Rock Shooter, Hanasaku Iroha the Movie è un bell'adattamento, che conserva le atmosfere della serie originale.

Vita e lavoro in un ryokan

Ohana Matsumae è una studentessa delle superiori, cresciuta a Tokyo, che viene mandata a lavorare alla stazione termale Kissuiso di proprietà della nonna. Qui la sua vita si intreccia con quelle delle altre giovani ragazze che lavorano come cameriere. Lavorando da tempo nella locanda, Ohana si ritrova a fare da mentore a Yuina Wakura, erede del ryokan 'rivale' Fukuya, che viene mandata alla Kissuiso per fare esperienza come direttrice. La giovane è uno strano miscuglio tra goffa sbadataggine e grande senso degli affari. Durante la pulizia di uno sgabuzzino, un'inaspettata caduta di Yuina porta alla luce alcuni diari conservati dal giardiniere e tuttofare settantenne Denroku, che raccontano del passato della locanda. Un passato che permetterà alla giovane Ohana di conoscere meglio la propria madre e la storia d'amore che l'ha fatta fuggire verso Tokyo.
Mentre Ohana scopre il passato della madre, alla locanda la vita prosegue come sempre, ma l'arrivo di un blackout e la fuga della sorellina di una delle giovani cameriere spingerà Ohana e tutti i dipendenti della Kissuiso a dare il meglio di sé, cercando di capire il proprio posto nel mondo.

Tra shojo e racconto formativo

Quando si legge sulla carta la storia del progetto, un adattamento stand-alone di una serie animata, le aspettative spesso non sono certo alte, eppure Hanasaku Iroha The Movie risulta alquanto sorprendente. Grazie alla regia matura di un autore con alle spalle una lunga carriera come animatore, il film riesce a portare sullo schermo cinematografico un ottimo racconto di formazione che attinge da un lato dalla sensibilità tipica dello shojo (il manga per un pubblico femminile) e dall'altro da quella seinen (i manga dedicati ad un pubblico più maturo e senza distinzione di genere). L'animazione si presenta in modo ottimale, fluida e ben disegnata con un character design piuttosto realistico, anche se di certo non innovativo.
L'elemento che ha già fatto la fortuna della serie e che di conseguenza riesce a fare la fortuna del film è l'ottima caratterizzazione dei suoi personaggi protagonisti, come pure dei temi portanti della narrazione, la ricerca di un sogno e la volontà di impegnarsi per esso. Il personaggio di Ohana, a differenza dell'anime, non è più la bambina incapace di lavorare apparsa nei primi episodi della serie, ma è già una giovane capace che ha capito il proprio posto nel mondo. Il racconto formativo non è quindi legato unicamente al suo personaggio, ma piuttosto a quello della madre, che viene scoperta ancora una volta attraverso le pagine dei diari che teneva da giovane. Proprio alla madre sono legate alcune delle scene più forti e interessanti, come quella di apertura, nella quale la giovane dopo un litigio con la madre si tuffa urlante in piscina e incontra un fotografo di alcuni anni più vecchio di lei, cui si propone con la frase “vuoi comprarmi?”, solo per poi vergognarsi profondamente per il reggiseno in mostra sotto la camicetta bagnata. Attraverso i diari della madre Ohana scopre così una giovane fragile e ribelle che non vuole sottostare ai dettami della madre, che la vorrebbe a gestire il ryokan di famiglia. Scorrendo quelle pagine, giorno dopo giorno riuscirà ad avvicinarsi nuovamente alla madre e a capire le scelte che l'hanno portata a vivere a Tokyo.

Hanasaku Iroha: Home Sweet Home Un film gradevole e onesto, che nonostante sia ispirato da una serie animata preesistente si riesce a comprendere senza troppi sforzi, sebbene inizialmente si debba imparare a riconoscere i diversi personaggi. Più vicino ad un episodio speciale piuttosto che ad un vero e proprio lungometraggio, il film è riuscito comunque ad incassare più di cento milioni di yen in patria e ha ricatturato l'attenzione dei fan in previsione di una nuova serie animata. Grazie ai suoi toni a metà strada tra il racconto di formazione e lo shojo, gestiti in modo adulto e alquanto maturo, il film di Masahiro Ando è stato una piccola rivelazione in questa terza Rassegna di Cinema Giapponese a Firenze.

6.5

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